“Una punta di Sal”. Mancato dragaggio del porto di Mazara: misteri e incapacità…

Di nuovo inceppato il lungo iter. Problema dei fanghi e somme ormai ridotte. Porto canale in stato indecente

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
30 Maggio 2021 12:46
“Una punta di Sal”. Mancato dragaggio del porto di Mazara: misteri e incapacità…

La sua vita à stata un film. Come quello di Emilio Salgari quando il vecchio lupo di mare, Mastro Catrame, racconta ai membri dell’equipaggio le sue avventure, spesso popolate da personaggi estremi e da eventi al limite del credibile. “Lu zu Cola” è un vecchio lupo di mare. Conosce non solo il mestiere dall’alto dei suoi 82 anni ma anche persone e cose della marineria di Mazara. Ha rughe profonde ma si sente ancora un ragazzo, è un uomo di scorza dura. “Lu zu Cola” non è un uomo ricco né, tantomeno, benestante: ha solo l’affetto del mare, una barca e una casetta. Siamo seduti al bar di Piazza Regina e comincia raccontare il mare, le tempeste, la pesca. Mi sembra di avere davanti Santiago, il personaggio del “Vecchio e il mare” di Ernest Hemingway.

Nell’incontro, i racconti di tante avventure in mare sia di pesca che di sequestri, poi, sollecitato, vira sulla storia della draga nel porto di Mazara, che come è noto è innavigabile perché da oltre 30 anni continua ad ingoiare tonnellate di materiali. Si dovrebbe dragare e se ne parla da circa 10 anni. Quanti discorsi e quante promesse “fra qualche mese iniziano i lavori”. “Mazaresi non vi preoccupate perché ormai è tutto risolto”. Frasi che si sono accavallate in questo lungo lasso di tempo che hanno portato invece a delusioni e tanta rabbia.

Il 29 ottobre del 2019 sembrava tutto risolto. E’ arrivato a Mazara il presidente della Regione Musumeci per la consegna dei lavori in Capitaneria di Porto alla presenza del Prefetto, del Sindaco Quinci, del Comandante Cascio, Autorità civili, militari e religiose, presente la struttura commissariale coordinata da Maurizio Croce, l’impresa aggiudicataria dell’appalto: la Ecol 2000 srl di Messina. Applausi, sorrisi, dolcini e spumante. Il dragaggio però non è partito.Si inceppa sempre l’inizio dei lavori, chissà perché.

“In altri tempi - dice Zu Cola - a Mazara del Vallo c’era una draga che, all’occorrenza, prontamente provvedeva a rimuovere i sedimenti e a movimentarli, sporchi o puliti che fossero, scaricandoli in alto mare. Era una grande comodità perché quando notavamo problemi ad attraversare il fiume, facevamo intervenire la draga”. Il beneficio durò alcuni anni ma poi le nuove normative ambientali non consentirono più lo smaltimento come una volta. Certamente i costi per la movimentazione o il riutilizzo del materiale non inquinato o inquinante sono aumentati, ma basta progettare nel rispetto delle attuali normative, in osservanza del principio di precauzione, e i dragaggi si possono continuano a fare, anzi con maggiori possibilità di lavoro per gli operatori del settore.

“Lu zu Cola” poi alza la voce . “Ma lo vede adesso come è il porto? Ma i nostri governanti hanno gli occhi chiusi e li aprono soltanto nel periodo delle elezioni?. Mazara senza questo porto muore.Glielo dica ai politici. Ora ho altro da fare”. Si alza, ringrazia e va via. Lo richiamo “Mi dica come era il porto dopo il dragaggio?”. “Bellissimo, i pesci si vedevano perchè l’acqua era trasparente e gli appassionati di pesca occupavano la banchina con le loro lenze. Uno spettacolo, l’acqua era limpida e qualche volta c’erano anche gare di nuoto.

Ciao”.

Il fiume Màzaro si è trasformato in un grande bacino pieno di materiali leggeri e pesanti, legni di barche affondante, pezzi di motori, in superficie emerge una scia di sabbia, chiazze di liquidi scuri e la puzza di detriti. E’ un fiume che muore e con esso parte dell’economia e della storia di una città. Nel 2002 il fiume venne dragato. I lavori terminarono nel 2004. E’ stata la provincia di Trapani, presieduta da Giulia Adamo, assessore il mazarese Nicola Giacalone, ad ottenere un finanziamento della Presidenza della Regione, di tre miliardi e trecento milioni (circa un milione e ottocentomila euro di oggi) per dragare 200 mila metri cubi di fanghi.

Venne impiegata una idrovora con aspirazione. Vennero stesi sull’acqua dei tubi ma che aspirarono soltanto sabbia, liquidi e qualche altro materiale leggero ma nel fiume erano e sono depositati materiali pesanti e non solo sabbia, per cui quel dragaggio non ebbe molto successo e le aspettative vennero deluse. I materiali asportati finirono nella “Colmata B”. Il dragaggio del porto – canale rimane un mistero lungo un a decina d’anni e per i mazaresi è diventato ormai un sogno.

Nel 2013 il finanziamento è di due milioni di euro. Forse basteranno per una prima fase, poi si vedrà. Sono trascorsi otto anni ed ancora c’è il “palleggio” all’interno della Regione. Trascorrono 4 anni tra progetti, analisi dei fanghi e dove scaricarli. Inizia una telenovela senza tempo: nella “Colmata B” non è possibile perché vi sono gli uccelli fratino e fraticello, tutelati dall’Unione Europea ed allora?. Tutto fermo perché la Regione continua pervicacemente a insistere battendo una strada chiusa.

Nel mese di luglio del 2017 sembra che il problema fosse stato risolto. Le affermazioni dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Maurizio Croce – che, a febbraio, aveva indicato il mese di luglio per l’avvio dei lavori – certifica l’ennesima promessa caduta nel vuoto. Croce poi, una volta scaricato come assessore, viene nominato Commissario di Governo per il Dissesto idrogeologico della Regione, nonché attuatore dell’opera. IL “no”, secco, arriva dalla stessa della Regione.

A scriverlo a chiare lettere fu Rosaria Barresi, dirigente generale dell’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente.

Poi c’è la storia delle analisi. “Ai fanghi (una parte) è stata attribuita – si legge nella relazione conclusiva dell’IAMC Cnr di Capo Granitola (datata ottobre 2014!) – una classe B1. Le opzioni di gestione compatibili con essa sono: 1) riutilizzi a terra, bacini che assicurino il contenimento anche delle più piccole particelle di sedimento (non è il caso della “Colmata B” che impermeabile non è) incluso il riempimento di banchine”. Un’altra porzione di fanghi appartengono alla classe ‘B2’ con “risposte eco tossicologiche negative”.

È bene sottolineare che all’interno della “Colmata B” potranno essere stoccati i materiali classificati ‘ICRAM B1’. I fanghi classificati “C1 e “C2” sono pericolosi perché evidenziano nei campioni prelevati, si legge sempre nella relazione dell’Iamc-Cnr di Capo Granitola “concentrazioni chimiche delle sostanze che sono maggiori del LCL (livello chimico limite, tabella 2.3B ‘manuale Ispra’) e anche una sola delle tre specie-test ha dato risposte peggiori o pari a quelle indicate del medesimo manuale.

Queste analisi però, dopo ben sette anni, sono scadute e bisogna rifarle. E’ stata incaricata la Biosurvey S.r.l. – in ‘classe A’ e, cioè, senza particolari prescrizioni per il loro smaltimento , commissionata con ‘urgenza’ dal Commissario per il Rischio Idrogeologico della Sicilia, Maurizio Croce.

IL 19 settembre del 2019 si è tenuta una riunione a Palermo presso il Commissario per il Rischio Idrogeologico. Erano presenti il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, Enzo Sciabica ambientalista, il neo insediato Comandante della Capitaneria di Porto di Mazara, Vincenzo Cascio, il Commissario, Maurizio Croce, Sebastiano Calvo cofondatore della Biosurvey, S.r.l. . Le analisi ormai hanno una scadenza di due anni, pertanto nel prossimo mese di settembre scadranno nuovamente e si dovranno rifare.

Il risultato è stato:tutti i fanghi in classe B1. Incredibile! E forse, alla Regione, nessuno ci crede! Nel frattempo si è registrata anche una vicenda giudiziaria che ha bloccato l’iter per oltre un anno. Il 16 marzo scorso si è tenuta una riunione tecnico operativa presso la Capitaneria di Porto di Mazara del Vallo e all’esito di questa riunione si è deciso che “a breve” la ditta avrebbe dovuto comunicare il crono-programma relativo all’esecuzione dei suddetti lavori. La Ecol 2000, l’impresa che dovrebbe effettuare i lavori ancora non ha inviato nulla, anche perché dei due milioni di euro stanziati all’inizio, la somma si è ridotta ad appena 600 mila euro. Gli altri soldi dove sono finiti? Redazione di progetti, incarichi, analisi e via dicendo.

L’Ecol 2000 cerca ditte locali per dare il lavoro in appalto perché con 600 mila euro non riuscirebbe nemmeno a coprire le spese di trasporto della draga e di altre strutture da Messina, sede della Ecol 2000, a Mazara. Bisogna un ulteriore finanziamento? Quello del mancato dragaggio non è un mistero. È soltanto incapacità a tutti i livelli.

Salvatore Giacalone

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