Mega parco eolico al largo delle Egadi:qual é la linea della politica siciliana?

Il progetto offshore vede il favore di grosse associazioni ambientaliste. Contrari i settori della pesca e del turismo

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
14 Febbraio 2022 16:48
Mega parco eolico al largo delle Egadi:qual é la linea della politica siciliana?

Torniamo ad occuparci del progetto del mega parco eolico offshore al largo delle Isole Egadi: Medwind Italia (mediterranean wind) presentato lo scorso novembre da Renexia, società della Toto Holding, e che proprio in questi giorni sta attivando le misurazioni in mare. L’opera prevede la realizzazione di un parco eolico con ben 190 pale in grado di generare energia complessiva per a circa 2,8 GW. Si tratta di un impianto eolico che coprirà un enorme spazio d’acqua (18 milioni di metri quadrati di mare), 60 km dalla costa siciliana e 30 da Marettimo, dove verrebbero installate pale eoliche galleggianti su piattaforme ancorate sul fondale. Da qui partirebbero i cavi per trasportare l’energia prodotta dal vento fino in Campania (700 km, di cui 200 dalle Egadi a Termini Imerese, gli altri 500 fino alla Stazione di Montecorvino Rovella in provincia di Salerno) e da qui si allaccerebbe poi alla rete energetica nazionale. 

Il progetto ha scatenato un dibattito molto acceso anche fra gli stessi ambientalisti. Da una parte ci sono coloro che vogliono difendere un ecosistema, quello al largo della Isole Egadi e della relativa riserva marina, dall’altra ci sono importanti associazioni ambientaliste favorevoli al progetto per la possibilità di produrre energia pulita, un’ulteriore passo in avanti verso il tanto decantato sviluppo green. Già nei mesi scorsi fu sottoscritta una nota da Legambiente, Wwf e da Greenpeace: “Non si può andare avanti dicendo No a tutto”, sottolineò Gianfranco Zanna di Legambiente Sicilia. “Voglio sapere – aggiunse l’ambientalista – da tutti questi scienziati che sparano a zero, siamo tutti a dire dobbiamo rispettare accordo di Parigi, benissimo, ma l’energia dove la prendiamo? Come lo salviamo il pianeta? Come li aiutiamo a casa loro?”.

Sulla questione non sono mancate interrogazioni al Parlamento UE, i pareri negativi dei Comuni dell’area trapanese (in prima linea il sindaco di Favignana Francesco Forgione), e raccolte di firme di comitati nati spontaneamente sul territorio.

Un fronte pienamente contrario al progetto e quello delle associazioni del settore della pesca. “È stata fornita una documentazione inadeguata, vorremmo i dati sulla base dei quali hanno fornito stime e previsioni. Mi pare si sia sottostimato innanzitutto la capacità delle comunità locali di entrare nel merito”, dichiarò nel maggio dello scorso anno a “Il Fatto Quotidiano” il prof. Gioacchino Fazio, ordinario di Economia all’Università di Palermo e coordinatore dell’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo (braccio scientifico del Distretto della Pesca e Crescita Blu) che ha redatto uno studio sul progetto di Renexia con deduzioni molto diverse dai numeri del progetto.

Sul progetto del parco eolico proprio un anno fa si era espresso negativamente AGCI Pesca Sicilia con Giovanni Basciano il quale evidenziò come l’areale di mare, enorme, interessato al progetto si trovi in prossimità di aree pescosissime, i banchi Talbot e Skerki. “Inoltre è facile prevedere –sottolineò Basciano- che gli intensi traffici navali esistenti nello stretto tra Capo Bon e la Sicilia, verrebbero costretti a concentrarsi ai lati di quest’enorme concessione, rendendo ancora più difficili e pericolose le attività di pesca nell’area di mare compresa tra questa e la terraferma. Dall’area in concessione partirebbe un cavidotto che arriverebbe fuori Termini Imerese, sottraendo in questo modo ulteriori aree di pesca ai pescatori siciliani”; a Termini Imerese l’energia prodotta dalle pale sarebbe poi trasportata in Campania". Anche il Distretto della Pesca ha detto no al parco eolico off-shore.

Il 12 febbraio del 2021 lo stesso Assessore regionale all’Agricoltura, Alla Pesca e allo Sviluppo Rurale, Toni Scilla, dichiarò: “La tutela del settore pesca, che da sempre ritengo essere di enorme rilevanza per l’economia e la cultura stessa della Sicilia, rimane in cima agli interessi del governo Musumeci, pertanto monitoreremo con grande attenzione l’iter del progetto del parco eolico offshore della società Renexia. Solo a seguito di consultazioni e confronti con il mondo della pesca trarremo le nostre considerazioni e su quelle ci attiveremo di conseguenza.

Ad oggi il rischio paventato dagli operatori della pesca siciliana, che operano in quell’area del Mediterraneo particolarmente pescosa, è quello di essere privati di ampi spazi acquei dove esercitare la propria attività. La zona individuata per l’eventuale realizzazione del parco eolico offshore è per di più interessata da un intenso traffico navale che nel cambio di rotta metterebbe ulteriormente a repentaglio le attività di pesca – concluse Scilla -. Per indole sono sempre favorevole alle iniziative imprenditoriali in grado di creare economia per i territori, così come a quei processi innovativi che guardano allo sviluppo sostenibile, ma solo se nel rispetto del benessere socio economico di una comunità”.

Lo scorso 18 gennaio uan dura presa di posizione fu espressa dall’assessore Alberto Samonà nel corso dell’audizione che svoltasi davanti alla V Commissione Cultura dell’Ars, presieduta dall’On. Luca Sammartino, in merito all’ipotesi di centrali eoliche nel Canale di Sicilia. “Esprimo la ferma contrarietà dell’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana alla realizzazione di parchi eolici off-shore al largo delle coste siciliane, laddove con l'installazione di questi vi possa essere un rischio, anche potenziale, per il patrimonio culturale e paesaggistico marino”.

L’assessore Samonà nei giorni precedenti aveva firmato un atto di indirizzo anche alla luce del parere formulato nel 2021 dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, che aveva evidenziato il potenziale impatto che tali opere possono ingenerare sull’ambiente marino in tutte le sue componenti (flora e fauna, ambiente e paesaggio), sia nella fase di realizzazione che nella successiva fase di esercizio. “Sotto il profilo strettamente storico-archeologico, inoltre, la realizzazione di impianti eolici off-shore – ricordò sempre l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana – a causa della vicinanza ai Banchi del Canale di Sicilia (tra i quali si segnalano il Banco di Pantelleria, il Banco Avventura e il Banco Kerki) potrebbe costituire nel futuro un ostacolo a tutte le attività di ricerca e tutela del patrimonio culturale marino dei Banchi stessi, attualmente oggetto di intervento di espressa tutela da parte dell'UNESCO”.Lo stesso Samonà nel corso dell’audizione spiegò che l’atto di indirizzo da lui firmato non si fondava certo su una aprioristica e generica contrarietà alle energie rinnovabili precisando che “quando si parla di parchi eolici off-shore non si può e non si deve prescindere dal rispetto del patrimonio culturale sommerso, del paesaggio e dei siti tutelati dall’UNESCO”.Per non parlare – concluse Samonà – degli effetti negativi che si potrebbero ripercuotere su settori fondamentali e strategici dell’economia siciliana, come la pesca e il turismo”.

Nei giorni scorsi –si legge su blogSicilia- è stato presentato all’Ars un documento di opposizione al progetto. Mentre la Società, che conta d’investire qualcosa come 9 miliardi di euro, ha presentato gli studi sulla “bontà” del progetto. Per la Società che ha progettato l’impianto si tratta di un “progetto compatibile con l’ecosistema” – e che avrà molti benefici per i siciliani. E questo perché realizzato con la tencologia del “floating”, cioè non pale piantate sul fondale, ma su enormi galleggianti ancorati in fondo.

La società, inoltre, si sarebbe detta pronta a presentare il progetto all’Ars per meglio chiarimenti. Insomma, si può dire che siamo alle battute finali per comprendere la fattibilità o meno del progetto. Si attende che le forze politiche prendano ufficialmente una chiara posizione sulla vicenda. Questo vale anche, e soprattutto, per il Governo regionale, sarebbe importante conoscere le sue reali intenzioni attraverso lo stesso presidente Nello Musumeci circa la conferma o meno di quanto affermato in precedenza da alcuni suoi assessori.

Francesco Mezzapelle  

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