“Il Sogno”… E’ L’Europa (della Pace). Dal “Manifesto di Ventotene” alla generazione Erasmus

Alcuni passi significati del lungo, e a tratti commovente, monologo di Roberto Benigni

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
20 Marzo 2025 19:55
“Il Sogno”… E’ L’Europa (della Pace). Dal “Manifesto di Ventotene” alla generazione Erasmus

"Un sogno economico e politico, di unione e di pace, l'esperimento democratico più emozionante”. Questo è quanto sottolineato da Roberto Benigni nel corso del suo spettacolo “Il Sogno” andato in onda ieri sera su Rai 1 e in Eurovisione, in contemporanea su Radio 2 e in streaming su RaiPlay. La diretta è stata seguita da circa cinque milioni di persone con uno share pari al 28.1%. Si è trattato di una serata-evento con l’attore e showman toscano che ha intrattenuto i telespettatori (e quanti presenti nell’auditorium Rai di via Tiburtina) con un monologo (testi dello stesso Benigni e Michele Bellerin, spettacolo scritto con Stefano Andreoli, con musiche di Nicola Piovani e scenografia di Chiara Castelli); il quello di Benigni è stato un vero e proprio inno all'Europa e alla pace, a poche ore dall'attacco in Parlamento della premier Giorgia Meloni al Manifesto di Ventotene e alla vigilia del Consiglio europeo sul piano di riarmo proposto da Ursula Von der Leyen.

Benigni ha rivolto un saluto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e anche a Papa Francesco, augurandogli una pronta guarigione e citando, con commozione, una sua recente frase: “bisogna disarmare le parole per disarmare le menti e la terra".

Il premio Oscar (lo vinse nel 1999 con la pellicola “La Vita è Bella”) ha sottolineato che "la pagina più commovente ed entusiasmante" di questo cammino federale è stata scritta proprio in Italia, "in una piccola isola del Tirreno che si chiama Ventotene. Mentre tutto intorno c'erano rovine, morti, cadaveri, nel 1941, su questo scoglio, tre uomini, tre eroi, Spinelli, Rossi e Colorni, ebbero un lampo, un'idea, di cambiare tutto, girare pagina: l'idea dell'unità europea.

Pensavano al nostro futuro, con un documento che era un sogno ma anche di una concretezza e di una profondità straordinaria e scritto da uomini che 'non guardavano alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni'". Un testo che "contiene alcune idee superate, legate a quel periodo storico ma questo non toglie la sua grandezza", "perché l'idea centrale è ancora attualissima", fondata sulla "giustizia sociale che non lascia indietro nessuno". Roberto Benigni prende ad esempio anche la Costituzione degli Stati Uniti d’America che venne stilata da menti eccelse tra il maggio e il settembre 1787 nella Convenzione di Filadelfia, il primo passo per la realizzazione della grande Confederazione americana.

Benigni ha poi messo in guardia dai pericoli del nazionalismo, definendolo “carburante di tutte le guerre” “un’ossessione, una fede integralista” per la nazione al di sopra di tutto, “anche di Dio”. Ha così esortato il pubblico a distinguere tra patriottismo, che implica “amore” per la propria patria, e nazionalismo, fondato sulla “paura del mondo”. E la paura, ha aggiunto, “è all’origine di quasi tutte le stupidaggini umane”. "Ci vogliono impauriti per poterci controllare. Io non rinuncio a “il sogno” di essere uniti anziché divisi”.

Per Benigni "c'è da essere orgogliosi di essere europei: l'Europa è il continente più piccolo del mondo che ha acceso la miccia di tutte le rivoluzioni, ha trasformato il pianeta, da tremila anni è la fucina dove sono stati forgiati alcuni fra i più grandi pensieri dell'umanità", "un patrimonio comune, un tesoro immenso in tutti i campi". “L'Europa –ribadisce Benigni citando De Gasperi ‘il più grande Presidente del consiglio che abbiamo avuto’- non è una cosa fredda che sta a Bruxelles o a Strasburgo, è una cosa calda, vicina, piena di passione e amore. Non a caso il suo inno è L'Inno alla gioia di Beethoven".

Infine ha anche reso omaggio a Sofia Corradi, presente in sala e alla quale ha reso omaggio con una rosa abbracciandola, che ha inventato l’Erasmus l’interscambio degli studenti fra le università europee, nato nel 1987. “È una delle madri fondatrici d’Europa, una leggenda vivente”. Poi le parole rivolte ai giovani: “Ora siamo in una fase in cui siamo rassegnati. Ma io sono ottimista. A volte la storia ci regala delle sorprese, dei colpi di scena. E oggi c’è una novità … Siete voi giovani, la prima generazione transnazionale della storia. Mi rivolgo a voi sedicenni, ventenni, trentenni, voi che siete antropologicamente europei! I giovani sono la miglior garanzia per il futuro dell’Europa. Nessuno potrà convincerli a richiudersi nei confini nazionali, a tornare alla lira. Per non parlare della guerra, ma come fai a dire a un giovane: ‘Tieni, questo è il mitra. Spara'”.

La chiusura è un appello contro la guerra. L’attore ha espresso una visione ottimistica sul futuro, affermando con convinzione che “la guerra finirà per sempre, non c’è alternativa, è inevitabile, non può che finire così”. E ha invitato tutti i grandi popoli del Pianeta a “fare un ultimo passo insieme” e a riconoscere negli altri dei "fratelli", evidenziando l’importanza della solidarietà e dell’unione tra i popoli. "Il sogno della pace universale è fattibile? Io vi dico sì, senza esitazione, anzi è inevitabile: la guerra finirà per sempre, non c'è alternativa, non può che finire così". Un discorso-capolavoro che andrebbe proposto a scuola agli studenti, non solo italiani ovviamente, per chi ama e vuole davvero la Pace!

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