Pirandello docet! “Uno nessuno centomila”. "Tutto il mondo è un palcoscenico e gli uomini sono soltanto degli attori che hanno le loro uscite e le loro entrate. E ognuno, nel tempo che gli è dato recita molte parti". (William Shakespeare). Apparire, in questo tempo, ha una valenza maggiore dell'essere: la moda dei tatuaggi, che imperversa da diversi anni nelle ultime generazioni, ne è un esempio eclatante. L'immagine è la prima cosa che si "spende" nel contattare l'altro.
Essere è l'identità della persona, la sua intima natura, ciò che si è; apparire è il mettersi in vista, avere l'apparenza, sembrare ma anche mostrarsi. La nostra è una società che fa riferimento ad immagini-idolo, una cultura fatta di modelli ed icone generati dal mondo della pubblicità, dello sport, dello spettacolo, della televisione, un mondo "preconfezionato" in cui esistono regole e format che ti inquadrano in un target o in un altro. Perché, secondo voi, l'apparire è così importante in questa società? Perché è l'emblema di uno status, derivante da molta solitudine.
Apparendo come o meglio di altri forse ci sentiamo meno soli, o credendosi migliori ci illudiamo e ci costruiamo una maschera in cui crediamo veramente. Ma alla fine la vita presenta il conto mettendoci in condizioni di riflettere e capire come effettivamente andrebbe vissuta. “E’ ragionevole sostenere che negli ultimi 20 anni cifre impressionanti rispetto ai redditi sono finite in “futilità” o comunque in oggetti non necessari acquistati esclusivamente per apparire. Dunque l’apparenza è diventata un bisogno primario dell’uomo contemporaneo che vuole costruirsi una maschera pirandelliana per sembrare più adeguato o conforme e comunque meglio amalgamabile nella società dell’immagine”. Lo scrive Francesco Rossolini, “La supremazia dell'immagine nuova forma di dittatura” , 5 Maggio 2009 in Agora Vox.
La nostra è una società che fa riferimento ad immagini-idolo, una cultura fatta di modelli e icone generati dal mondo della pubblicità, dello sport, dello spettacolo, della televisione. La condivisione delle immagini e la loro fruizione sono ormai aspetti pervasivi della società.Internet e i social oggi hanno modificato una serie di paradigmi: le giovani adolescenti cercano di attirare l’attenzione sul proprio corpo per inserirsi all'interno di un contesto all'interno del quale questo tipo di messaggio viene accettato e apprezzato, talvolta col rischio di sviluppare una certa dipendenza dal mezzo.È difficile non lasciarsi trascinare troppo da questa cultura, ma bisogna imparare ad essere più critici e più coscienti delle proprie capacità: non c’è solo la bellezza, ma anche l’intelligenza, la simpatia, la generosità, l’onestà, la solidarietà, ognuno di noi può essere apprezzato per qualcosa che ha dentro e che può essere ugualmente oggetto di comunicazione.
Mazara è una città dell’estremo sud però è anche la fotografia dell’essere e dell’apparire. Migliaia di cittadini di qualsiasi ceto vogliono “apparire” anche se il reddito non permetterebbe una vita sociale sopra le righe. Eppure i mazaresi lamentano sempre che si sta male, che non c’è moneta circolante e che le auto di grossa cilindrata si pagano (quando si pagano) con lunghi finanziamenti. Ed allora è una città povera o si ostenta ricchezza con abiti alla moda e cure di bellezza di cui non se ne può fare a meno perché bisogna apparire nel cerchio magico? Questo è un bel rebus ma rimane, ben solida, la montagna di moneta depositata nelle banche e negli uffici postali.
Da dove arrivano questi soldi?. Questo è un altro aspetto dell’essere e dell’apparire. La marineria, una volta fonte di ricchezza, è in crisi da anni, l’edilizia segna il passo perché non si costruisce più come negli anni 80, il commercio ha le serrande abbassate, gli agricoltori si lamentano, ed allora? Non è supportato da un ragionamento economicamente compatibile l’indice di proporzione calcolato tra i soldi che centinaia di mazaresi hanno conservato nelle banche e alla Posta, con la grave crisi occupazionale ed economica che attraversa il territorio.
Quale è il segreto? La sfacciata ricchezza che mostrano in molti con auto di lusso, crociere e case con tendaggi e rubinetteria raffinata è vera? Ed allora se è vera perché lamentarsi anche se oltre 2000 persone vivono con il reddito di cittadinanza (soglia di povertà?) mentre decine di ristoratori si affannano per servire a migliaia di persone pizze ma anche cibi e vini raffinati? E’ una giungla permissiva.
Altro capitolo. Nel contesto in cui viviamo, impregnato di pubblicità e messaggi da parte dei mass media, il fisico è diventato un oggetto da esibire e sembra essere l’unico messaggio che vale. Anche nel mondo del lavoro, per certe professioni, viene privilegiata la cosiddetta "bella presenza".La cultura del corpo ha profondamente cambiato il rapporto fra individuo e fisico, visto non più come un organismo con le sue funzioni, ma considerato una veste da mostrare. Ed è esplosa la moda dei tatuaggi che dipingono bei corpi femminili e maschili che nascondono la vera bellezza fisica “satirica da Satiro danzante” insomma, fluttuante nei muscoli e nella chioma, ma oggi la società sembra essere la vetrina in cui dobbiamo apparire: l'individuo subisce tutto questo quasi come una violenza, perché si trova a vivere una dimensione di immagine esterna che gli viene imposta.Basti pensare ai campioni dello sport, ai cantanti, ai divi dello spettacolo e ai loro modelli estetici e comportamentali, alle indossatrici, donne magre e belle, eleganti.La bellezza è spesso associata al successo e nel corso degli anni ha subito un vero e proprio processo di spettacolarizzazione, a discapito delle altre doti.
L'immagine femminile è spesso distorta, la normalità negata, la vecchiaia completamente cancellata dalla comunicazione.I bambini, fin da piccoli, assorbono tutto quello che la società offre soprattutto attraverso la televisione e si abituano a ricevere informazioni di tipo visivo: credo che soprattutto per questo sia importante il ruolo della famiglia e delle scuola che li abitui ad un senso critico, ad una consapevolezza delle proprie capacità e a porsi in modo attivo. Dice Papa Francesco: “Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualistica che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricchezza malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata” .
(in copertina foto di un pannello di ceramica nel centro storico mazarese raffigurante un satiro gigante che avanza sul territorio).
Salvatore Giacalone