“Un po’ di Scuola”. Febbraio è tempo di “pagelle”

Si riaccende il dibattito: voto sì, voto no.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
18 Febbraio 2022 10:53
“Un po’ di Scuola”. Febbraio è tempo di “pagelle”

Mi è capitato, di recente, d’imbattermi in un articolo che riportava una frase di un notissimo maestro e pedagogista del 900, Mario Lodi. Cito testualmente: “Vorrei la scuola senza pagelle e con tante chiacchierate con i genitori perché, alla fine, invece di una bella pagella si abbia un bel ragazzo libero, sincero, e migliore”.

La frase riportata da una nota testata giornalistica che si occupa esclusivamente di scuola, è stata usata per giustificare l’inutilità dei voti nell’educazione dei bambini. Naturalmente le risposte all’articolo non sono state positive e, credo che Mario Lodi, nelle sue affermazioni, (il maestro ha scritto molti aforismi sulla scuola) non intendesse realmente impostare l’educazione scolastica sulla pura chiacchiera, con i genitori, ma volesse far intendere la necessità di una collaborazione attiva tra docenti e genitori.

Personalmente non considero i voti in senso negativo, in quanto, purtroppo, nella vita saremo costantemente giudicati, sia nel campo lavorativo che in quello sociale. La classe, se ben gestita dal punto di vista affettivo/relazionale e culturale, riproduce, in piccolo, uno spaccato della società del domani. All’interno della classe i ragazzi devono sapersi relazionare tra di loro e con gli adulti, vivono spesso le gioie e i dolori dei compagni, sopportano riso o pianto dei vicini di banco, imparano a moderare i loro slanci, a scherzare, quando possibile e a restare seri, quando necessario.

E, nel loro vivere, in questo microcosmo, studiano, si aiutano, a volte si odiano, ma imparano a chiedere scusa (nella maggior parte delle volte). Inoltre, quando capiscono che il voto non è qualcosa che li caratterizza come persone, ma deve essere utilizzato per capire cosa approfondire e cosa, invece, è nelle loro corde, cosa piace loro e cosa vorrebbero studiare ed approfondire da grandi, vivono il momento della valutazione con serenità. E, se proprio devono arrabbiarsi, rivolgono la loro rabbia verso le proprie mancanze e non verso chi li “giudica”.

Quindi se la scuola riesce ad essere alla portata dei ragazzi, se gli insegnanti non stanno in cattedra, ma tra i banchi, se si instaura un rapporto di fiducia, la scuola non è più una costrizione, sforzo, a volte punizione, ma un viaggio su binari paralleli tra docenti e discenti che giunge ad una meta comune: l’acquisizione, per i ragazzi, di consapevolezza di sé e delle proprie capacità, per poter affrontare con sicurezza il futuro.

Maria Teresa Carmicio

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