Ultime della sera: “Un ponte molto…stretto”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
19 Agosto 2020 18:41
Ultime della sera: “Un ponte molto…stretto”

Chi si trova un po’ avanti negli anni si sarà certamente imbattuto tante volte a discutere sulla vicenda dell’attraversamento stabile dello Stretto di Messina. Certamente, tutte le volte che ci è capitato di attraversarlo con i treni (altri tempi) o sui traghetti ci siamo sempre chiesti come mai l’ingegno italiano che così superbamente e splendidamente eccelle per le grandi opere soprattutto all’estero, non riesca a partorire una soluzione ingegneristica per il nostro piccolo “stretto”.

Sin dagli anni 60 si sono ricercate le soluzioni migliori ricorrendo alle proposte dei cervelli specializzati: ponte ad una campata, ponte a più campate, ponte nel punto di minore distanza o in altre posizioni e persino il tunnel. Il tutto commissionando studi; indicendo bandi; costituendo società ad hoc poi avviate miseramente allo scioglimento; etc. Questo excursus che attraversa la nostra storia recente degli ultimi 60 anni non ha partorito niente di concreto se non discussioni, carta, dibattiti su opportunità nascenti o perdute.

Il tutto sull’onda (è il caso di dire) di classi politiche (nazionali e regionali) fredde che non hanno mai voluto assumersi alcuna responsabilità alta su un’opera che, forse, avrebbe potuto regalare alla nostra isola un’altra evoluzione sociale, economica e turistica avvicinando una terra marginale al mitico “continente” consentendo, anche, lo sviluppo di infrastrutture collaterali che ancora adesso languono (pensiamo a quanto tempo c’è voluto a realizzare la Salerno-Reggio Calabria e a quanto ce ne vorrà per far arrivare l’Alta velocità).

Sono stati sbandierati ostacoli di tutti i tipi: terremoti, correnti, derive, mafie e persino i mostri marini che sarebbero venuti in soccorso dei già presenti “Scilla e Cariddi”. Nel frattempo in giro per il mondo venivano realizzate opere certamente paragonabili quali i ponti sul Bosforo, tra Danimarca e Svezia o in Giappone; senza parlare del tunnel sotto la “Manica”. Tuttavia ciclicamente il nostro Ponte torna agli onori della cronaca come cavallo di battaglia di qualche esponente politico oppure, ad essere malpensanti, come strumento per allontanare l’attenzione da problemi più importanti e per fare arrivare solidarietà agli estremi confini di un paese dove i conti con la marginalità e con le difficoltà dei mezzi di trasporto si fanno quotidianamente.

Non oso immaginare quello che sarebbe successo se avessimo realizzato quel ponte! In fondo il caso di Genova dimostra che quando le cose si vogliono fare ci riescono bene e si fanno anche veloci. Ma sarebbe stato uno stupore troppo grande per tutto il mondo e ancora non eravamo (forse) pronti a tanto stupore. E se qualcuno ora ci stupisse con un tunnel?   Mare Calmo

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