Ultime della sera: “In viaggio con Bufalino”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
07 Agosto 2020 18:08
Ultime della sera: “In viaggio con Bufalino”

Arrivati nel ragusano, con Riccardino in borsa per vivere la magia di leggerlo proprio nei luoghi in cui si svolge la storia, la prima tappa è il lungomare di Marinella, che però nella realtà si chiama Punta Secca, a Sicca come la chiamano qui, sulla cui spiaggia sorge la casa di Montalbano. Che, a onor del vero, non mi appare cosi bella come in tv. Nella fiction tutto è avvolto da una magia che qui non ho trovato: la casa, la spiaggia, il mare, e le riprese vengono effettuate in modo da far sembrare la casa del commissario isolata ma di fatto non lo è, perché è attaccata ad una fila di case sulla spiaggia dall'aria abusiva, ma non è detto che lo siano.

La casa di Montalbano, ad esempio, ha una storia antica: è stata costruita nel 1904 dal nonno degli attuali proprietari, in un'epoca antecedente quindi alla legge regionale sull'abusivismo demaniale, ed era un magazzino del pesce, usato come dissalatore di sarde. Oggi è un b&b, e sembra che la lista d'attesa per potervi soggiornare  sia lunga anni. Visitare questi luoghi a fine luglio fa perdere di senso anche il motivo della visita, diventa difficile cogliere l'essenza dei luoghi e ritrovarvi quella bellezza incontaminata vista in tv: turisti e bagnanti la fanno da padrona, il posto è affollatissimo, tanto è vero che  la fiction si gira rigorosamente d'inverno.

Da Punta Secca ci trasferiamo al Castello di Donnafugata, che nella fiction ospita la dimora del boss Balduccio Sinagra, appartenente adesso al comune di Ragusa e un tempo residenza estiva del conte Arezzo, che racchiude tra le sue mura una vicenda a metà tra la storia e la leggenda. Sembra infatti che qui fosse stata tenuta prigioniera la regina Bianca di Navarra che, dopo la morte del primo marito, Martino I, fu rinchiusa nel castello dal Conte Cabrera che voleva sposarla contro la sua volontà per diventare re.

Ma la regina, aiutata dalla servitù, riuscì a fuggire dal castello. Castello che alcuni anni fa fece da location anche al matrimonio tra Luca Zingaretti e Luisa Ranieri. Ragusa è certamente stata terra di aristocratici: ne è testimonianza non solo il castello di Donnafugata ma anche i palazzi nobiliari di Ragusa Ibla e le tenute di campagna con bellissime masserie la gran parte delle quali trasformate dai discendenti in agriturismi e strutture ricettive. Non poteva mancare la tappa al commissariato di Vigata, che si trova, stabilmente, all'interno del municipio di Scicli.

Montalbano è stata una manna dal cielo per questa cittadina che io ho definito una piccola Lecce, e che prima d'ora in pochi conoscevano. E' veramente un gioiellino, con i suoi palazzi e le sue chiese in stile barocco, ma alla fine la vera attrazione, irrinunciabile, è il tour dentro gli uffici del commissariato: il gabbiotto di Catarella, l'ufficio di Montalbano, il non ufficio di Mimi Augello di cui c'è solo la porta e dietro la porta un muro ( la stanza del vicecommissario è infatti allestita a Cinecittà).

E' a questo punto che il mio viaggio con Riccardino cambia spirito, atmosfera e motivazione e diventa il viaggio con Bufalino. Parto cioè alla scoperta delle città narrate dal grande scrittore di Comiso di cui avevo letto qualcosa in anni lontani e poi lasciato un po' cadere nel dimenticatoio e che adesso, con l'occasione, ho ripreso a leggere con grande interesse. E' proprio vero che c'è un tempo per ogni cosa e anche le letture, e i libri, devono saper aspettare che arrivi il loro momento.

Cosi arriviamo a Modica dove, imperdonabilmente, dimentico di visitare la casa di Salvatore Quasimodo, poeta che amo da sempre.. Sarà stata l'ora tarda, sarà stata la meraviglia di ritrovarmi davanti una città diversa da come l'avevo immaginata, ma la visita ha assunto una piega diversa dal programma. E se Scicli mi appare come una Lecce in miniatura, Modica mi ricorda quell'impatto potente provato alla vista di Matera. La trovo di una bellezza violenta e abbacinante, difficile da raccontare.

Quelle strade appollaiate sugli altipiani, quella grande canyon che la divide, quella maestosa chiesa di San Giorgio che non ha davanti una piazza ma una scalinata, quelle stradine in salita che viene il fiatone a salirle, tutto mi stordisce come una vertigine in questa cittadina patrimonio Unesco dell'umanità. Ed è qui che mi giunge in soccorso Bufalino. Da Argo il cieco: ”Fui giovane e felice un'estate, nel cinquantuno. Nè prima né dopo, quell'estate. E forse fu la grazia del luogo dove abitavo, un paese in figura di melagrana spaccata, vicino al mare ma campagnolo; metà ristretto su uno sprone di roccia, metà sparpagliato ai suoi piedi; con tante scale fra le due metà, a far da pacieri, e nuvole in cielo da un campanile all'altro, trafelate come staffette dei Cavalleggeri del Re...” E su Ragusa Ibla, cosa aggiungere rispetto a quello che ha già scritto Bufalino? “Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla….

Fatto sta che ci vuole una certa qualità d'anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo nero che spia… Così imbalsamata e bendata, Ibla resiste intatta, come risorse dopo il terremoto del 1693, quando ogni paese della val di Noto, nel calcagno estremo dell'isola, volle nuove e più grandi, se non grandiose, le cattedrali distrutte. A Ibla il trofeo di pietra è San Giorgio.. Carnoso nell'aggettante corpo centrale, s'impenna nondimeno verso la torre campanaria con un forte colpo di reni, svettando su un piedistallo di scale splendidamente sbieche rispetto all'asse della strada.

Non è la sola bellezza che vi consiglio: aggiungeteci San Giuseppe, i palazzi Di Quattro e Arezzo, i Giardini Iblei. Ma soprattutto perdetevi a zonzo per i chiassuoli e gli affettuosi labirinti della città vecchia. Uscendo darete un'occhiata, li di fronte, al Circolo di Conversazione, uno degli ultimi esempi del genere… Dormirete a...ma a che serve, non vi dico niente di nuovo. Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla, e voi ci siete già stati.” (da La luce e il lutto, G. Bufalino)   Catia Catania

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