Ultime della sera: “Essere padri oggi”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
16 Marzo 2021 18:19
Ultime della sera: “Essere padri oggi”

di Saveria ALBANESE Visto che ci avviciniamo al 19 marzo, festa di san Giuseppe, ho voluto scrivere un articolo dedicato alla paternità. San Giuseppe è una figura di padre molto particolare. È un uomo semplice che fa una scelta coraggiosa: diventare padre di un bambino che non è biologicamente suo figlio. Al di là di tutte le implicazioni teologiche, questo atto non è solo un atto di generosità ma è amore puro. Giuseppe, che spesso è considerato una figura di secondo piano, quasi passiva, ha invece un ruolo attivo.

Giuseppe custodisce e protegge la sua famiglia, pensa a cosa è meglio per tutti. Nella società attuale, invece, il ruolo del padre sembra avere perso la sua reale importanza. Per assurdo in una società che definiamo dominata dal patriarcato, (ossia dove gli uomini detengono il potere, l’autorità e i beni materiali) si celebra proprio la crisi della figura paterna. Il padre, è spesso considerato quasi come un accessorio, come il femminile della madre. Ma in realtà il padre ha un ruolo complementare e diverso da quello della madre.

Il padre, come ci ha spesso ricordato lo psicanalista Recalcati, ha la funzione di ricordarci il simbolo della legge. Come dicono sia Lacan che Freud, il padre è il simbolo della legge che rende possibile l’esistenza di tutte le altre leggi. “Il padre agisce come limite che impedisce il desiderio della totalità, introduce la dimensione dell’impossibile o meglio ci fa comprendere che non tutto è possibile. Ma il fatto che esista un limite al nostro desiderio crea il desiderio stesso”.

E dunque l’impossibilità di avere qualcosa ce lo fa desiderare ancora di più. La legge del padre introduce l’esperienza che non tutto è possibile. Ma il compito del padre non è solo ed unicamente quello di introdurre un limite, quello del dire NO. Il compito del padre è anche quello di dare un volto umano al desiderio, il volto permissivo di chi dice SI. Insomma solo dopo aver messo un limite al desiderio, l’esistenza stessa del desiderio è possibile. Oggi assistiamo alla dissoluzione della figura del padre, sia a livello simbolico sia a livello sociale.

Questa alleanza tra la legge e il desiderio si sfalda Anche in letteratura la figura del padre spesso non ne esce vincente. Nella tragedia di Shakespeare Julius Cesar, Cesare, viene appunto ucciso dal suo figlio adottivo, Bruto. Ma anche mastro Geppetto nel Pinocchio di Collodi viene descritto come figura di padre debole che non riesce a farsi rispettare. Come se ne esce, dunque? Recalcati ci propone altri due esempi letterari: Ulisse e Telemaco dell’Odissea di Omero e un padre e un figlio senza nome protagonisti del romanzo La strada di Cormac Mc Carthy.

“Questo è il tempo di Telemaco: il tempo in cui i figli potranno salvare i padri.Telemaco è un figlio diverso da Edipo e diverso da Narciso”. Edipo vive il padre come un ostacolo, come un limite da eliminare, con il quale entra in una relazione conflittuale, come avveniva per le generazioni degli anni ’70 che hanno attuato le proteste prima nel ’68 poi nel ’77. Narciso, il figlio perso nello specchio, nei suoi sogni effimeri di celebrità, è il figlio che i genitori idolatrano come un feticcio, il figlio che i genitori vorrebbero proteggere dall’incontro traumatico con la legge”.

Il classico bambino messo sotto la campana di vetro, protetto da tutto, ma che non sa vivere le frustrazioni che il mondo gli propone quotidianamente. Telemaco, invece, sa che cosa vuol dire essere figlio, sa cosa vuol dire avere un’eredità paterna. Omero dice: “Ciò che hai ereditato dai padri riconquistalo se vuoi ereditario davvero”. Quindi ciò che ti è stato dato non è qualcosa di passivo, ma c’è un movimento di riconquista. Fare mio ciò che ho ricevuto dall’alto.

Telemaco infatti non aspetta passivamente il ritorno del padre ma si mette in viaggio per andare a cercarlo. Ogni essere umano dovrebbe mettersi in viaggio per andare a cercare il padre dopo aver fatto l’esperienza della sua assenza. Nel romanzo di Cormac Mc Carthy invece, sia il padre che il bambino non hanno nome. Si ritrovano insieme a percorre la strada della loro salvezza, la strada verso sud. Insieme devono portare il fuoco. “Ha tanta paura, papà. L'uomo si accovacciò e guardò il bambino.

Anche io ho paura, disse. Lo capisci? Anche io ho paura. Il bambino non rispose. Rimase seduto lì a capo chino, scosso dai singhiozzi. Non tocca a te preoccuparti di tutto. Il bambino disse qualcosa che l'uomo non capí. Cosa?, disse. Il bambino alzò gli occhi, il viso sporco e bagnato. Sì, invece, disse. Tocca a me” (Cormac Mc Carthy, La strada). Il NO, che è il limite posto dai padri, tipico della loro funzione non serve a costringere il figlio a compiere un dovere che non ha.

Il NO di ogni padre è necessario per far comprendere ai figli, uomini e donne che siano, che esistono delle condizioni imprescindibili, per potersi emancipare e diventare individui indipendenti che sanno come agire per vivere in questo mondo. “Voglio restare con te. Non puoi. Ti prego. Non puoi. Devi portare il fuoco. Non so come si fa. Sì che lo sai. È vero? Il fuoco, intendo. Sì che è vero. E dove sta? Io non lo so dove sta. Sì che lo sai. È dentro di te.

Da sempre. Io lo vedo” (Cormac Mc Carthy, La strada) Riconoscere il fuoco nei propri figli, dire no quando è necessario per creare il desiderio, trasmettere la propria eredità di esseri umani. Essere padri oggi, non è semplice, ma non arrendetevi!   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna. Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com   Buona festa del papà!

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