“Teatro, amore mio”: “La Locandiera” di Carlo Goldoni

Nella rubrica settimanale un’opera dedicata all’amore e al corteggiamento nell’aristocrazia e nella borghese

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
16 Febbraio 2022 12:25
“Teatro, amore mio”: “La Locandiera” di Carlo Goldoni

“Teatro, amore mio”. “La Locandiera” di Carlo Goldoni

Nella rubrica settimanale un’opera dedicata all’amore e al corteggiamento nell’aristocrazia e nella borghese

Questa settimana per la rubrica “Teatro, amore mio”, vi proponiamo una divertente commedia, piena di significati, di Carlo Goldoni: “La Locandiera”. Mirandolina è uno dei personaggi più noti e amati del teatro di Carlo Goldoni. Avviciniamoci a Mirandolina attraverso ciò che dice l’autore nella premessa della “Locandiera”, Goldoni afferma che fra tutte le sue commedie questa è “la più morale, la più utile, la più istruttiva” anche se, fra le donne da lui portate sulla scena, Mirandolina può sembrare la più pericolosa per la sua capacità di sedurre e manipolare le persone.

In realtà – continua Goldoni – chi si soffermerà a riflettere con attenzione, comprenderà che questa commedia è un “esempio vivissimo della presunzione avvilita, ed una scuola che insegna a fuggire i pericoli, per non soccombere alle cadute”. La locandiera insegna come si fanno innamorare gli uomini, anche quelli che, come il Cavaliere di Ripafratta, odia le donne (in foto una scena della rappresentazione con Carla Gravina e Giuseppe Sottile). Per farsi accettare da lui lo loda, è compiacente, lo asseconda nel suo modo di pensare, perfino nel disprezzo per le donne:

Mirandolina: “Ha moglie V.S. illustrissima?”

Cavaliere: Il cielo me ne liberi. Non voglio donne.

Mirandolina: “Bravissimo. Si conservi sempre così. Le donne, signore... Basta, a me non tocca a dirne male”. (atto I, XV).

Quando il Cavaliere, “superata l’ostilità iniziale”, inizia a usarle gentilezze e attenzioni, Mirandolina lo ricambia con “finezze studiate”, che sembrano frutto di un interessamento disinteressato e sincero; e quanto più il Cavaliere diventa docile, tanto più lei affila le armi della seduzione: lascia il discorso a metà, lo guarda con insistenza, cerca un contatto. Le prime battute della commedia forniscono agli spettatori tutte le informazioni essenziali per capire la situazione: Mirandolina ha ereditato da poco la locanda, in seguito alla morte del padre; è fidanzata conFabrizio che intende sposare; il Conte e il Marchese vorrebbero fare di lei la loro amante, secondo un costume diffuso nel Settecento tra le classi nobiliari, in base al quale si accettava che le donne sposate avessero uno spasimante ufficiale.

La concezione borghese del matrimonio, fondato sull’amore e sulla libera scelta degli sposi, si affermerà solo nell’Ottocento.

I due personaggi che dialogano nella prima scena sono chiaramente negativi: il Marchese è un nobile impoverito, che tenta di nascondere la realtà della sua condizione economica; il Conte, da parte sua, non fa che ribadire la propria maggiore ricchezza, riducendo ogni cosa, compreso l’amore, a una questione di soldi. Il Marchese dichiara che Mirandolina ha bisogno della sua protezione, senza capire che la sua protezione non vale nulla; il Conte ribatte che Mirandolina ha bisogno di denari, senza capire che non tutto nella vita si può comperare.

Mirandolina nella commedia di Goldoni è decisa a mettere in atto il suo piano di seduzione, per punire il Cavaliere che si è presentato alla locanda dichiarando il suo odio per tutte le donne. Nella prima parte del colloquio però sembra che i suoi tentativi siano destinati all’insuccesso e Mirandolina teme di non poter vincere la ritrosia del Cavaliere. A metà del colloquio, tuttavia, il Cavaliere pronuncia una frase che sblocca la situazione: “né vi riuscirà di fare con me quello che avete fatto col Conte e col Marchese”.

È un’accusa grave nei confronti di Mirandolina, ma lei riesce a difendersi: non ha mai dato a quei due signori nessun segno di ricambiare i loro sentimenti; anzi, odia le donne che fanno le svenevoli e tentano di sedurre gli uomini; come il Cavaliere, lei considera la libertà un valore supremo, e quindi si guarda bene dal lasciarsi coinvolgere nel gioco dell’amore. L’apparente sincerità di Mirandolina suscita la sorpresa e poi l’ammirazione del Cavaliere. Alla fine del colloquio la situazione iniziale appare rovesciata: è Mirandolina che finge di volersi allontanare, mentre il Cavaliere tenta di trattenerla.

Mirandolina può quindi uscire di scena fiduciosa del proprio successo. Il monologo finale del Cavaliere invece, esprime tutta l’incertezza del personaggio.

Nell’’atto terzo, il finale dell’opera di Goldoni, Mirandolina, dopo aver fatto perdere letteralmente la testa al Cavaliere, pone fine al suo gioco e allontana dalla locanda tutti i suoi nobili spasimanti per sposare l’onesto e innamorato cameriere Fabrizio. Il Cavaliere parte, il Conte e il Marchese vengono mandati via da Mirandolina. Con questo gesto la locandiera rifiuta la concezione superficiale dell’amore, tipica delle classi aristocratiche che permettere ai nobili di mantenere un amante senza scandalo. Mirandolina propone invece l’ideale borghese del matrimonio d’amore, e promette fedeltà al suo Fabrizio, che non a caso appartiene alla sua stessa classe sociale, quella di chi si guadagna da vivere con il proprio lavoro.

Nelle ultime righe, Mirandolina invita gli spettatori a imparare da quello che hanno visto, per difendersi dalla astuzie femminili, se un domani dovessero rischiare di restarne vittime. L’indicazione non tiene conto della vera ricchezza dei temi trattati: nobili e borghesi, amore come corteggiamento superficiale e amore come vero e profondo sentimento, condizione della donna nella società. L’intento educativo è però realmente sentito dall’autore, che ci invita a non identificarci troppo facilmente con la protagonista.

Salvatore Giacalone

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza