Sequestro da 25 milioni ai “Funaro”, padre e figlio imprenditori di Santa Ninfa

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
05 Agosto 2014 08:42
Sequestro da 25 milioni ai “Funaro”, padre e figlio imprenditori di Santa Ninfa

Nella mattinata di oggi, Agenti di Polizia della Divisione Anticrimine della Questura e Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Trapani

hanno eseguito in Trapani, Campobello di Mazara (TP), Santa Ninfa (TP), Alcamo (TP), Castellammare del Golfo (TP) e Santa Venerina (CT) il sequestro anticipato di beni ai fini della confisca ai sensi dell'art. 20 del d.lvo n. 159 del 2011, nei confronti degli imprenditori da anni operanti soprattutto nel lucroso settore dei lavori appaltati da enti pubblici.

Si tratta di FUNARO Domenico, di Santa Ninfa e del figlio FUNARO Pietro per un valore stimato di circa 25 milioni di Euro.

Il Provvedimento ablativo è stato emesso dal Tribunale di Trapani su Proposta del Questore di Trapani, datata 19 giugno u.s., per l'applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale redatta ai sensi degli artt. 4, 16 e segg. del decreto legislativo n. 159 del 2011 (Testo unico Antimafia) a conclusione di analisi condotte dalla Divisione Anticrimine su pregresse acquisizioni degli organi di polizia giudiziaria e all'esito di indagini societarie e patrimoniali, ai sensi dell'art.

19 del decreto legislativo n. 159 del 2011, svolte congiuntamente dalla Divisione Anticrimine e dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Trapani, mediante la costituzione di un apposito "Gruppo di Lavoro", quale soluzione sinergica e strutturata di contrasto alle organizzazioni criminali che, dal gennaio 2011, ha già portato a 5 importanti operazioni di sequestro antimafia (maggio 2011, "operazione Salus Iniqua"; gennaio 2012, "operazione Panoramic"; settembre 2012, "operazione Araknos"; aprile 2013,"operazione Corrupti Mores"; dicembre 2013, "operazione Niceta –Guttadauro").

L'odierno provvedimento evidenzia la vocazione imprenditoriale di "Cosa Nostra" e il suo perdurante potere ben più esteso del territorio provinciale trapanese, distribuito, piuttosto, in gran parte del territorio regionale attraverso la costituzione di un reticolo imprenditoriale per il condizionamento illecito della fase di aggiudicazione della gestione dei lavori e delle forniture concernenti la realizzazione di opere pubbliche appaltate.Gli elementi indiziari raccolti si fondano sull'esito di un complesso di investigazioni svolte da vari organi di polizia giudiziaria, in particolar modo tra la seconda metà degli anni '90 e il più recente periodo.

Innanzitutto rilevano le dichiarazioni rese da SINACORI Vincenzo, già accertato capo del mandamento mafioso di Mazara del Vallo e divenuto collaboratore di giustizia, circa i rapporti intrattenuti dal FUNARO Domenico con l'imprenditore edile ACCOMANDO Michele, risultato, nel 2007, avere fatto parte della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo.

Successivamente, grazie alle risultanze rassegnate nella informativa di reato "Progetto Mafia – Appalti Trapani fase III" del 2007, sono emersi elementi in relazione al rapporto di cointeressenza dei FUNARO Domenico e Pietro con il vertice del mandamento mafioso di Trapani. Analoghe risultanze emergevano anche nelle indagini "Progetto Mafia Appalti I" del 2004, nonché alle consequenziali o.c.c."Mafia Appalti fase I"e "Mafia Appalti fase II".Proprio in tale contesto investigativosi evidenziavano i rapporti dei FUNARO con COPPOLA Tommaso e BIRRITTELLA Antonino, noti imprenditori locali e principali referenti operativi del PACE Francesco.

Il BIRRITTELLA Antonino, nel corso delle sue dichiarazioni confessorie descriveva la strutturazione di un comitato d'affari volto alla gestione illecita degli appalti,spiegando come tutte le attività di turbativa d'asta, falso e corruzione, relative al controllo occulto sugli appalti, venivano poste in essere, tra gli altri, dal FUNARO Domenico e FUNARO Pietro, confermando il loro ruolo centrale nel condizionamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti posto in essere da cosa nostra sul territorio trapanese, a seguito di una specifica autorizzazione rilasciata dal reggente del mandamento PACE Francesco per delega di questi dal COPPOLA Tommaso o dallo stesso BIRRITTELLA Antonino.In particolare, il BIRRITTELLA, parlava, tra gli altri, dei noti imprenditori TARANTOLO, MANNINA e FUNARO, specificando gli accordi intercosi con il PACE per i lavori relativi all'aeroporto militare di Birgi.

Si trattava dell'appalto aggiudicato nel 2002 per la realizzazione di opere per un importo a base d'asta di oltre 13 milioni di euro.Sempre nell'ambito del "Progetto Mafia – Appalti Trapani fase III" rilevano altri episodi relativi ai "lavori di completamento della galleria naturale e suoi raccordi nel tratto Scindo Passo della S.P. di Favignana" del 2001.Le imprese riferibili al FUNARO, al pari di altre aziende mafiose, inoltre, mantenevano un atteggiamento ostruzionistico nei confronti della Calcestruzzi Ericina, impresa già sequestrata a cosa nostra.Ulteriori elementi d'interesse sono stati ricavati da intercettazioni di conversazioni fra presenti condotte negli uffici di COPPOLA Tommaso.

Per quanto riguarda, invece, le più recenti acquisizioni, le figure di FUNARO Pietro e Domenicosono emerse anche dalle attività di indagini patrimoniali e societarie svolte relativamente alla proposta inoltrata per l'applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale nei confronti di TARANTOLO Vito, con il quale gli stessi sono risultati avere rapporti di illecita cointeressenza caratterizzati sia dalla compartecipazione in appalti pubblici, che, soprattutto, dalla costituzione comune di società in cui il FUNARO Pietro ha operato nella piena consapevolezza del ruolo assunto in esse dal TARANTOLO Vito attraverso la interposizione fittizia di prestanome (come nel caso della ELIMI COSTRUZIONI s.r.l.).

Pertanto, in questa prima fase, ai fini dell'applicazione della misura personale e patrimoniale, è stato ottenuto dal Tribunale, ai sensi degli artt. 4, 16 e segg. del decreto legislativo n. 159 del 6 settembre 2011, il sequestro anticipato ai fini della confisca di nr.3 beni immobili, nr. 38 beni mobili (autovetture, furgoni, mezzi meccanici) registrati, nr. 11 società/imprese (capitali sociali e pertinenti complessi aziendali), nr. 22 partecipazioni in altre società, nr. 82 tra conti correnti e rapporti bancari di altra natura, per un valore complessivo, stimato, di circa 25 milioni di euro.

Per tutti i dettagli dell'operazione leggi qui

(Comunicato stampa)

05/08/14  10,30

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