In merito al tentativo di sequestro del motopesca siracusano "Orizzonte" avvenuto ieri in acque internazionali da parte di una motovedetta libica, di Misurata, interviene l'associazione armatoriale Liberi Armatori Mazara con una nota, firmata dal suo presidente Maurizio Giacalone, inviata al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste - Ministro Francesco Lollobrigida; e per conoscenza: all’Assessore dell'agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea – Luca Sammartino, alla Capitaneria di Porto Di Mazara del Vallo, al Sindaco di Mazara del Vallo – Salvatore Quinci, al Direttore di Confcooperative-Federcoopesca – Dr Gilberto Ferrari, al Direttore di Impresa Pesca Coldiretti – Dr Tonino Giardini, alla Direzione generale della Pesca Marittima – Dr Francesco Saverio Abate, al Dipartimento Pesca Sicilia – Dr Alberto Pulizzi. Ecco quanto si legge:
"L’ultimo caso della “guerra del pesce” che ha coinvolto il MP Orizzonte di Siracusa nella giornata del 18 luglio 2023 è alquanto increscioso, una motovedetta libica ha speronato e mitragliato i nostri pescatori in acque internazionali, cioè in acque fuori dai limiti dei 74 mg nautiche imposte unilateralmente dal governo libico. Grazie a un’intensa attività dei nostri soldati della marina militare è stata evitata una tragedia, le autorità libiche hanno tentato di sequestrare il peschereccio ma l’intervento della Marina militare italiana ha fatto saltare il piano.
La nostra associazione chiede spiegazioni al nostro governo sull’accaduto, perché veniamo assaliti dalle motovedette libiche? Motovedette appartenenti al governo libico riconosciuto dal governo italiano a circa 80/90 mg dalla costa libica e obbligati dai nostri soldati ad allontanarci ancor di più. Il mitragliamento del peschereccio Orizzonte di Siracusa da parte dei libici risulta privo di basi legali, sono anni che la marineria mazarese paga un contributo altissimo alle politiche di respingimento collettivo in mare, una politica che è costata in certi casi anche perdite di vita, non possiamo più accettare ulteriori atti di pirateria.
Da un lato i nuovi regolamenti comunitari con misure sempre più restrittive, dall’altro una guerra assurda nel Canale di Sicilia, rendono impossibile la sopravvivenza di un settore, non si può più accettare che con cadenza regolare, vengono a verificarsi episodi che minano la serenità della nostra comunità”.