Il mistero di oggi è legato ad un ricordo d'infanzia. Una di quelle rimembranze che si vanno affievolendo col tempo e alla fine resta appena nella mente la frase che ha suscitato curiosità, esulata dal contesto, dal tempo, dallo spazio, e dalle persone a cui l'hai sentita pronunciare.La frase in sé contiene il mistero, “Mazara, dentro è vuota!”
La mente dei bambini tende a prendere le cose alla lettera, ma se una curiosità fervente è il fuoco che la anima, inizia a pensare a mille possibili riferimenti, e col passare del tempo gli scenari si ampliano.Mazara è vuota. E' impossibile! E' forse sospesa? Fantascientifico. Sarebbe più plausibile che galleggiasse, quasi come Venezia. Forse è sospesa per una parte, no, come potrebbe mai essere?
Allora di certo la frase è allegorica. Si è una metafora! Mazara è vuota, “Mazara” forse sta per il centro di Mazara, e ci sta, visto che c'è stato lo svuotamento lento e progressivo del centro storico di tutti i Mazaresi o quasi, sostituiti man mano dai nordafricani, e, avere perso il centro, ai mazaresi, ha fatto sempre un certo effetto, anche se, analizzando il tutto dall’alto, le azioni per ovviare a ciò di certo non passeranno alla storia.
Mazara potrebbe anche stare per il suo cuore, il motore che fa funzionare ogni città, il palazzo comunale, amministrazione e tutti i protagonisti che, ognuno col suo ruolo, calcano quel palco.Questo vorrebbe forse dire che il comune è vuoto, anche qui non sapevo se avessimo dovuto intenderlo letteralmente o meno, mah a volte ci si trovava a dover attendere un po' prima che un impiegato si liberasse dagli impegni più o meno legati alla sua attività, altre volte qualche ufficio era vuoto, si, magari oberati dal lavoro avevano bisogno di una pausa, o per carenza di personale si trovavano a svolgere anche mansioni altrui.
Ma nemmeno questa interpretazione ci convinceva, avremmo voluto chiedere di più a quelle persone che pensavano che Mazara fosse vuota, ma il loro essere criptici cinfaceva riflettere ancora di più, aggiungeva mancanza di chiarezza al mio dubbio, lo rafforzava. Mazara è vuota, ma a quanto pare non si può sapere il perché; non si può, perché non si sa o perché è meglio che non si sappia?Poi come un fulmine a ciel sereno un giorno la più plausibile motivazione era proprio davanti ai nostri occhi.
Aveva ragione quella mente di bambino, chi aveva pronunciato quelle parole le aveva messe ben ponderate all'interno della frase, le parole sono importanti come diceva qualcuno, e bisogna riflettere sul loro senso prima di pronunciarle, in modo che non siano interpretabili a discrezione dell'ascoltatore a meno che non lo si voglia intenzionalmente, e anche questo deve essere percepibile, quella frase bisognava prenderla alla lettera.
Mazara, dentro è davvero vuota!Lo stavamo vedendo con i nostri occhi, era lapalissiano, il piccolo cratere che si era aperto in via Marsala, rendeva innegabile il concetto.Anche Marsala vide formarsi un enorme cratere dove poco prima c'era un orto e il suo proprietario che lo stava lavorando, scampando per un pelo al pericolo di venire quasi risucchiato dal terreno.Non era la prima volta che noi, o la gente che si è radunata, vedevamo un fosso, ce ne sono talmente tanti in giro e ce ne sono sempre stati, ma uno senza fondo non è che si veda tutti i giorni!Immediatamente transennato sembrava quasi un'attrazione, e non restò il solo!Sicuramente avrete pensato alla situazione di tutta la litoranea, da Tonnarella alla zona San Vito, dove l'erosione della costa mostra la forza della sua azione sia sulla battigia sia sotto il manto stradale causandone il collasso.
Ma potente per quanto possa essere non penso proprio arrivi a fare danni fino a quelle zone della città. No, assurdo, il motivo è diverso.Il mistero ancora una volta ci rimanda a decenni addietro, il periodo che, come delle diapositive ingiallite dal tempo, ha qualche angolo poco visibile e i bordi coperti dal telaietto, ma illuminiamole un po' per vederle meglio, inseriamo nel visore quella che vede in primo piano dei ragazzini, non stanno giocando, hanno vestiti laceri e sono tutti coperti da una polvere.Non si capisce perché i loro occhi non sprizzano gioia, perché le loro mani sono più simili a quelle di un adulto.
Guardiamo oltre, lo sfondo non è un parco, il mare o la scuola, è una cava, quelli sono la piccola forza lavoro che veniva impiegata nelle cave, nelle miniere, non solo nelle nostre zona ma in tutta la Sicilia, famose le solfatare agrigentine. Intorno ai primi del '900 i diritti dell'infanzia non facevano tanta presa, c'era la fame che prendeva di più e il senso più sviluppato era quello del sacrificio, la fortuna era poter lavorare (quanto è attuale questo aspetto!) e non c'era tempo per capire se quella striscia che solcava il visino del bimbo impresso su quella diapositiva, resa più evidente dalla presenza di polvere tutto intorno, fosse stata scavata da una lacrima, tra poco tornando giù altra polvere l'avrebbe coperta, stanchezza, spossatezza, dolori, o tutto l'insieme avranno di certo influito sugli animi di chi operava in quel settore, bambini, ragazzi o uomini forti, quelle condizioni spinte al limite, dai contratti a cottimo, hanno portato tantissimi ad ammalarsi della più comune infezione tra chi lavora nel sottosuolo, l'anchilostomiasi, causata da un parassita di quell’habitat, più producevi più portavi a casa, i più grandi estraevano, ed erano loro che assumevano i piccoli per trasportare o per eseguire quei compiti che potevano essere loro delegati.
Lo stesso sfondo lo troviamo anche in altre diapositive, ma chi sta in primo piano è ben vestito e alla moda, completo elegante con orologio in bella vista, è il proprietario del terreno, e quindi della cava e quindi di tutta la produzione, padrone di decidere, se e quanto sfruttare, magari accordando più di una concessione, e così accadde che si scavò lo scavabile, si estrasse l'estraibile e si guadagnò il più possibile machiavellicamente fregandosene del danno su più fronti che si stava causando.Il danno che ancora oggi si sconta, sia a livello sanitario che ambientale.
Molti infatti si sono poi ammalati del nuovo morbo del secolo, il cancro, in tutte le sue forme, e l'altro cancro quello insito nell'essere di molti si è appropriato di ciò che restava, il danno ambientale.Si, anche un danno può essere appestato!Il danno ambientale sembra aver subito un'infezione, forse parassitaria, in quei cunicoli scavati hanno trovato il loro habitat a quanto pare, i germi sociali.Da tempo si parla e si vocifera di una possibile terra dei fuochi anche in Sicilia, se si sono fatte al nord mi sa che è proprio perché nel sud non c'era più spazio!
Chissà se anche nel territorio mazarese, in fondo alla prossima voragine, vedremo qualche segno di scarto umano, stavolta l'attribuzione del significato della parola “scarto” la lasciamo a voi!
Francesco Mezzapelle
Rosa Maria Alfieri
18/10/2015
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