Mazara, risse fra giovanissimi, coltellate e sangue. Cresce la spirale dell’odio

Sempre più gli episodi delinquenziali che vedono protagonisti anche ragazzi minorenni riuniti in “baby gang”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
09 Ottobre 2024 10:17
Mazara, risse fra giovanissimi, coltellate e sangue. Cresce la spirale dell’odio

Gocce di sangue che tingono l’asfalto sotto riflettori che emanano una luce fioca, tipica di ambientazioni noir, un’atmosfera quasi spettrale, ecco lo scenario ove si è consumato l’ultimo fatto di sangue avvenute per le strade della Città di Mazara del Vallo, nel suo centro storico. Qualche giorno fa, in tarda serata, è avvenuta una rissa in via Dell’Arco (vedi foto), un vicolo del centro che collega piazza della Repubblica a via Mons. Nicolò Audino. Una decina i ragazzi, tutti di origine maghrebina, prima sono venuti alle mani, poi qualcuno di loro ha alzato il livello dello scontro estraendo un coltello e ferendo, seppur in maniera superficiale, un coetaneo.

Lo stesso gruppo si è poi allontanato rapidamente per non attirare l’attenzione. Nella stessa serata, forse lo stesso gruppo, avrebbe avvicinato e picchiato selvaggiamente un ragazzo, anch’egli di origine maghrebine, in piazza della Repubblica; probabilmente futili motivi alla base del pestaggio. Anche in questo caso nessuno ha denunciato quanto accaduto. Questo è soltanto un esempio di quanto avviene da qualche anno a Mazara del Vallo, una situazione che si è acuita dopo il periodo dell’emergenza covid-19, sono aumentati gli episodi delinquenziali, dai furti, agli scippi e alle risse con l’utilizzo di coltelli, che vedono sempre più protagonisti dei giovani, anche in età minorenne. “Baby gang” scorrazzano per le vie del centro “bullizzando” ragazzi più piccoli e coetanei e chiedendo loro dei soldi e anche il cellulare spesso dietro la minaccia dell’utilizzo del coltello o del tirapugni.

"Questa è la storia di un uomo che precipita dal cinquantesimo piano. E mentre sta precipitando ad ogni piano, man mano che cade, per farsi coraggio si ripete: fin qui tutto bene, fin qui tutto bene, fin qui tutto bene. Ma il problema non è la caduta, ma è l'atterraggio". Questa è la frase finale del film “L’Odio” di Mathieu Kassovitz, premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 1995. “L’Odio” analizza coraggiosamente la polveriera socioculturale delle periferie parigine evitando compromessi e strizzatine d’occhio all’establishment. Non lascia allo spettatore alcuna via di fuga consolatoria.

L’odio è un sentimento di ribellione che vorrebbe sovvertire l’ingiustizia dello stato delle cose. Ma proprio quando arriviamo a comprenderne l’inutilità allora subiamo gli effetti sulla nostra pelle. Fin qui tutto male...

Francesco Mezzapelle

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