Mazara, Le nostre estati con Rosario Lisma.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
24 Agosto 2016 10:14
Mazara, Le nostre estati con Rosario Lisma.

“Che bell'uomo che è Rosario Lisma, però... Cosi luminoso, con quegli occhi profondi, quel sorriso aperto, e poi sempre così gentile, sorridente, disponibile”, bisbiglia una signora, mentre mi avvicino a lui per salutarlo. Siamo sul finire di una bella serata di libri e cultura, lui arriva tardi, si scusa, dice che gli sarebbe piaciuto assistere a questa presentazione, che l'argomento lo incuriosiva e interessava.

L'attenzione dei presenti si sposta su di lui, in tanti lo conoscono, chi non lo conosce lo riconosce. Chiacchieriamo di libri, lui fa un giro in libreria, poi la conversazione si sposta sullo spettacolo teatrale che andrà in scena nella nostra città tra qualche giorno.Parliamo degli spettacoli che ha portato in giro nell'ultimo anno, a Milano e altrove, “Peperoni difficili” e “Bad and breakfast”, del loro successo, di questa sua straordinaria capacità di scandagliare l'animo umano in tutte le sue sfaccettature, della nostra voglia di vederli in scena qui a Mazara, prima o poi.

E del resto che estate sarebbe la nostra estate senza lui? Anche quest'anno Rosario Lisma, attore mazarese, sale su un palco della sua città, e incanta, stupisce, emoziona, diverte, regala ai suoi concittadini una performance degna del grande artista qual è.Lo scenario è quello delle Cantine Gazzerosse, il testo teatrale è “Terra matta”, tratto dal libro di Vincenzo Rabito, inserito nell'ambito della rassegna estiva del Canto del Marrobbio.

Lui è un artista poliedrico, conosciuto dal grande pubblico per la sua interpretazione nel film di PIF “La mafia uccide solo d'estate”, nel corso dell'ultimo anno protagonista di alcune fiction Rai e Mediaset, ricordiamo tra tutte “Tutto può succedere” su Raiuno e “Romanzo siciliano” su canale 5, ma è a teatro che Rosario Lisma rivela il suo genio creativo, le sue doti di artista, interprete e mattatore, lui che è autore, regista, attore, cantante.

Regge da solo il palco per due ore, infaticabile, brillante, incontenibile e generoso, accompagnato dalla chitarra di Gregorio Caimi. (in foto da dx Lisma e Caimi). Già quando esordisce, subito dopo una toccante esibizione di danza di ballerini disabili che ha emozionato il pubblico presente, è il solito Rosario che ti aspetti, divertente, ironico, il mazarese che ama la sua città, orgoglioso della sua città, capace di ironizzare sui nostri difetti, i nostri vizi, i nostri stereotipi e i clichè che lui conosce bene, da mazarese emigrato al Nord che mantiene un legame forte, profondamente radicato e viscerale, con la sua città

“Non mi piace che si dica di me che sono di origine mazarese, io sono mazarese. E mentre giravo “Lampedusa” (fiction che andrà in onda prossimamente, con Claudio Amendola), raccontavo delle mie origini mazaresi e marinare, mi inorgoglisce appartenere a quella gente che va in giro per mare a salvare vite umane.”

Ed eccoli inanellati uno dietro l'altro, in un tripudio di risate e applausi da parte del pubblico, tutti i nostri tic, a cominciare dal linguaggio, di un siciliano che non è un dialetto ma una lingua, e che è un trionfo di neologismi, storpiature, iperboli linguistiche, sineddoche, metafore, verbi intransitivi che solo da noi diventano transitivi. “Perchè se le parole sono importanti, come diceva Moretti, la nostra è la terra dei paradossi, e lo è anche nell'espressione linguistica, nei modi di dire”, dice.

Non si risparmia, Rosario Lisma, è bravo, intelligente e brillante, commuove e diverte, capace di strapparti un sorriso anche di fronte ad un racconto intensamente drammatico. Questa apertura, tra il serio e l'ironico, sulla lingua siciliana, è preludio alla lettura di Terra matta, questo testo scritto in un italiano singolare e approssimativo, che tanto entusiasmo ha suscitato tra i linguisti, per la prorompenza narrativa e perchè esce dai rigidi schemi della lingua letteraria e si fa lingua parlata, lingua di strada, che anticipa di quasi cento anni Camilleri. Quando inizia la lettura di Terramatta, riesce a tenere il pubblico incollato per più di un'ora su un testo impegnativo, forte, con un carico di umanità, di sofferenza ma anche di leggerezza, straordinari.

Terramatta è la storia di un bracciante ignorante e semianalfabeta, che racconta la sua vita e la sua storia con questo linguaggio personalissimo, con una vecchia Olivetti trovata per caso, che spesso suscita il sorriso, un libro che in fondo è il racconto della storia del nostro paese, ci dice Rosario, perchè il nostro Paese è stato costruito da persone come Vincenzo Rabito. E c'è tutto, dentro questo libro, la storia della Sicilia, dei suoi braccianti, c'è la fame, la guerra, la miseria, ma c'è anche un sogno da inseguire, e spesso da raggiungere attraverso dubbie e discutibili strade.

E mentre lui legge, e interpreta, una vita difficile e faticosa, in una umida serata di mezza estate, vien da pensare che ne abbiamo fatta di strada per arrivare fin qui, che noi siamo il risultato di vite vissute così, lottando per sopravvivere, per non morire in guerra, per mettere insieme il pranzo con la cena, di fughe dalla miseria, per costruire un futuro dignitoso.

Che questa è la storia dei nostri genitori, dei nostri nonni, dei nostri bisnonni, e che è bello che ci sia qualcuno che ce le racconti, che ne mantenga vivo il ricordo, perchè noi siamo il nostro passato, siamo la nostra memoria, siamo il sacrificio di tanti uomini e donne.

Rosario Lisma finisce la sua serata, tra gli applausi, gli abbracci, le congratulazioni, presto ripartirà, poi tornerà, ci sarà sempre un'altra estate ad attenderlo, qui lo aspettano sempre, come un regalo, come un privilegio, che davvero poche volte ho visto la mia città, cosi distratta e vanesia, amare qualcuno di un amore così.

Catia Catania

24-08-2016 12,00

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