L’olocausto del popolo palestinese fra grande indifferenza ed importanti assenze e complicità.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
12 Luglio 2014 10:23
L’olocausto del popolo palestinese fra grande indifferenza ed importanti assenze e complicità.

Più di 80 morti, quelli finora stimati, in appena quattro giorni a Gaza, un giovane palestinese bruciato vivo a Gerusalemme Est, migliaia di feriti, case distrutte in nome "della caccia al terrorista": è questo il bilancio degli ultimi giorni della violenza israeliana contro il popolo palestinese e della rappresaglia al rapimento e all'uccisione di tre giovani israeliani.

Sull'orrore di questi giorni in Palestina, in una terra relativamente lontana ma la cui storia ha da sempre influito sulle vicende dell'umanità, la nostra redazione non può certamente rimanere inerme: come rimanere insensibili di fronte ad un'indiscriminata strage di innocenti che hanno pagato con la loro vita il disegno imperialistico di uno Stato, forte, fortissimo (gli interessi ebraici sono radicati e determinano la politica e l'economia degli Stati più industrializzati) come quello Israeliano?

Pertanto al fine di alzare l'attenzione dei nostri lettori, oltre che di fornire un servizio doveroso in termini giornalistici, abbiamo pensato di riportare alcuni contributi in merito a quanto sta accadendo in questi giorni, ed in generale sulla questione israelo-palestinese dal 1948 ad oggi.

Dobbiamo però certamente stigmatizzare: le mancanze di molti media nazionali, e non solo, che in questi giorni non hanno dato molto spazio al racconto degli orrori nei territori occupati; il silenzio del Governo Italiano, di tutti quelli occidentali, ed in particolare dell'Europa che ancora non prende nessuna posizione ben precisa (eppure, mi sbaglio, o qualche anno fa ha ricevuto un Nobel per la Pace?).

Lo scrittore Noam Chomsky, nato all'interno di una famiglia ebraica e autore della lista delle 10 regole sul controllo sociale, a fine 2012 analizzava la situazione all'interno della striscia di Gaza scrivendo: "L'incursione e il bombardamento di Gaza non è per distruggere Hamas. Non è per fermare i razzi contro Israele, e non è per raggiungere la pace. La decisione israeliana di far piovere morte e distruzione su Gaza, di usare armi letali dei moderni campi di battaglia su una popolazione civile ampiamente indifesa è la fase finale della campagna decennale di pulizia etnica dei palestinesi.

Israele usa sofisticati jet di attacco e navi per bombardare i campi profughi densamente popolati, scuole, case popolari, moschee, bidonville, per colpire una popolazione che non ha alcuna forza aerea, non ha difesa aerea, non ha una marina, non ha armi pesanti, non ha un'artiglieria, corazzati, nessuna cabina di comando, non ha esercito, e la chiama guerra. Questa non è una guerra, è un omicidio. Quando gli israeliani nei territori occupati ora dicono di doversi difendere, essi stanno difendendo loro stessi nel senso che qualsiasi occupante militare deve difendersi dalla popolazione che sta stritolando.

Non puoi difenderti quando stai occupando militarmente la terra di qualcun altro. Questa non è difesa. Chiamatela come volete, ma non è difesa".

Anche noi ci chiediamo: perchè da 66 anni le bombe, o i proiettili, o il fosforo bianco, o anche solo i diritti civili dei Palestinesi non hanno mai smesso di cadere? Perchè c'è un popolo che vive in miseria, rinchiuso in piccole aree zoologiche sotto il controllo di un esercito straniero, e affianco c'è il 26esimo Stato più ricco del mondo per PIL pro capite? Perchè gli arabi messi in fuga dalla pulizia etnica di Israele nel 1948, ancora oggi non possono tornare nelle loro case?

Per dimostrare cosa non è cambiato dal 1948 ad oggi riportiamo cosa scriveva il gen. Charles de Gaulle che ha guidato la Repubblica Francese dopo la II Guerra Mondiale: "Israele sta organizzando un'occupazione dei territori che ha conquistato, che non può portare altro che oppressione, repressione ed espulsione. La resistenza che si manifesta in quei territori contro Israele viene qualificata come terrorista".

Aprrezziamo che anche dalle nostre parti qualcuno, ancora una minoranza purtroppo, sa muove per sensibilizzare l'opinione pubblica e per chiedere un intervento degli organismi internazionali (Quanto conta l'Onu le cui risoluzioni non sono state mai rispettate da Israele e con la complicità degli Stati Uniti ed altri paesi amici?). Infatti oggi a Palermo, alle ore 18 presso Piazza Verdi (Teatro Massimo), si terrà un presidio di solidarietà alla popolazione di Gaza.

"La storia si ripete –scrivono gli organizzatori- Non sono passati neanche due anni dall'ultima imponente operazione militare israeliana "Colonna di Difesa" contro la Striscia, quel maledetto novembre 2012, e non sono ancora passate le scene di orrore di "Piombo Fuso" (2008/2009) che si ripetono nella testa della popolazione di Gaza, ravvivate dai continui attacchi quotidiani ai pescatori e contadini, dalle esplosioni e dal senso di chiusura e le relative conseguenze che la gente vive in quella che è la più grande prigione a cielo aperto del mondo. Spaventa e fa rabbia perché Gaza "non fa notizia", perché i morti di Gaza vanno solo ad alimentare numeri e statistiche, perché a loro viene negata la dignità di essere persone. Perché sono in pochi quelli che si indignano per quello che succede a Gaza.Per dirla con Martin Luther King "ciò che spaventa non è la violenza degli uomini malvagi ma il silenzio degli uomini onesti".

Risulta interessante nel comprendere le reali assenze dinnanzi alla tragedia, quanto hanno scritto ieri un gruppo di cooperanti italiani in Palestina. Seppur abbastanza lungo il loro racconto "Da Gaza al mondo" (pubblicato su www.cissong.org/it/press/news), vogliamo riportarlo integralmente al fine di fornire una testimonianza diretta, e non filtrata, di quanto accade in questi giorni in Palestina.

"Basta con chi fa finta di non vedere. Basta con chi pensa che una partita di pallone sia più importante di un'intera popolazione inerme sotto le bombe...Basta con chi dà del terrorista a un'intera popolazione senza mai aver voluto ascoltare le voci di Gaza. Basta con giornalisti che scrivono articoli comodamente seduti da casa o dalle redazioni a Roma e Milano. Basta con l'equidistanza a tutti i costi. Basta con le condanne bipartisan e con le parole misurate. Siamo operatori umanitari e condanniamo la violenza verso i civili, SEMPRE.

Per questo non possiamo restare silenti dinanzi ad un attacco armato indiscriminato verso una popolazione che non ha rifugi, posti sicuri o possibilità di fuga. Una popolazione strangolata economicamente e assediata fisicamente, rinchiusa in una prigione a cielo aperto. Non possiamo far finta di nulla. Noi Gaza la conosciamo perché ci lavoriamo, perché la viviamo e lì abbiamo imparato cos'è la sofferenza, ma anche la resistenza. E non parliamo di lancio di razzi: per i circa due milioni di persone che risiedono a Gaza, che vivono da 48 anni sotto occupazione, dimenticate dal mondo, che piangono morti che sono sempre e solo numeri, che subiscono interessi politici sempre più importanti della vita umana... resistere è essere capaci, nonostante tutto, di andare avanti. Gaza ci ha insegnato semplicemente la dignità umana.

Siamo qui e ci sentiamo inermi e, ancora una volta, esterrefatti perché continuiamo a leggere articoli di giornale che a nostro avviso non rispecchiano la realtà. Non raccontano lo squilibrio tra una forza occupante e una popolazione occupata. Enfatizzano la paura israeliana dei razzi lanciati da Gaza, che condanniamo ma che, fortunatamente, non hanno procurato morti e riducono a semplici numeri le oltre 100 vite spezzate a causa dei bombardamenti Israeliani in meno di tre giorni.

Tutto ciò che scriviamo non è frutto di opinioni personali o giudizi morali; è sancito e ribadito dai principi del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale, che muovono il nostro operato ogni giorno. Riteniamo inaccettabile che la risposta all'omicidio dei 3 coloni, avvenuto in circostanze ancora ignote, sia l'indiscriminata punizione di una popolazione civile indifesa: il diritto umanitario vieta le punizioni collettive – definite crimini di guerra dalla IV Convenzione di Ginevra (art. 33). Israele ha addossato la responsabilità ad Hamas, attaccando immediatamente la Striscia, causando la risposta dei gruppi palestinesi con il lancio di missili su Israele. Il governo israeliano sostiene di voler colpire gli esponenti di Hamas e le sue strutture militari.

E' davanti agli occhi di tutti che ad essere colpiti finora sono soprattutto bambini e donne. Basta con lo scrivere che Israele reagisce ai missili da Gaza, la verità per chi vuol vederla e i numeri, se non interpretati con slealtà, sono chiari. Dall'8 luglio, inizio dell'operazione militare "Protective Edge", Israele ha bombardato 950 volte la Striscia, distruggendo deliberatamente oltre 120 case, (violando l'articolo 52 del Protocollo aggiuntivo I del 77 della convenzione di Ginevra), uccidendo 102 persone (inclusi 30 minori 16 donne,15 anziani e 1 giornalista) ferendo oltre 600 persone, di cui 50 in condizioni molto gravi.

Oltre 900 persone sono rimaste senza casa, 7 moschee, 25 edifici pubblici, 25 cooperative agricole, 7 centri educativi sono stati distrutti e 1 ospedale, 3 ambulanze, 10 scuole e 6 centri sportivi danneggiati. Dall'altro lato, il lancio di razzi da Gaza, secondo il Magen David Adom (servizio emergenza nazionale israeliano), ha causato 123 feriti di cui: 1 ferito grave; 2 moderati; 19 leggeri; 101 persone che soffrono di shock traumatico. Di fronte a questi numeri ci sembra intollerabile la non obiettiva copertura di gran parte della stampa internazionale e nazionale dell'attacco israeliano verso la Striscia di Gaza.

Per questo riteniamo necessario prendere posizione e ribadire la necessità di riportare l'informazione, sullo scenario militare in corso, alle dovute proporzioni. Ci appelliamo infine ai responsabili politici in causa e a quanti possano agire da mediatori, affinché le operazioni militari cessino immediatamente e perché si ponga fine all'assedio nella Striscia di Gaza. Siamo un gruppo di cooperanti che vive e lavora in Palestina. Tutto ciò che scriviamo è verificato da testimonianze sul campo e da fonti di agenzie internazionali.

Israele sa di essere sotto l'occhio del mondo, opinione pubblica e Governi, anche quelli che, pure, lo sostengono, sempre e comunque. Può permettersi qualunque azione illegale che ad altri non è consentita ma deve far finta di non esagerare, di agire per autodifesa, alimentando, incessantemente, il mito del pericolo sempre imminente di un nuovo Olocausto per il suo Popolo.

E deve giustificarsi, se persino i suoi più fedeli (e ciechi) sostenitori, Stati Uniti e Unione Europea, cominciano a dirsi stufi delle sue pretese e delle sue forzature.

"Come può Israele ottenere la pace, se non ha la volontà di delineare un confine e porre fine all'occupazione?", ha detto Phillip Gordon, responsabile per il Medio Oriente della Casa Bianca, durante la Conferenza sulla Pace, tenutasi a Tel Aviv, mentre quel Governo bombardava la Striscia di Gaza.

A fine giugno, Lars Faaborg-Andersen, inviato dell'Unione Europea in Israele, ha affermato che "Gli Stati dell'UE stanno perdendo la pazienza, a causa della continua crescita di insediamenti israeliani illegali, nei Territori occupati palestinesi" e che, se questa espansione non finirà, altri Paesi dell'Unione si uniranno ai 17 (inclusa l'Italia) che già hanno messo in guardia i propri cittadini dal fare affari con chi trae profitto da quei territori. Per l'Italia: avvertire Pizzarotti e ACEA.

Israele, allora, ha bisogno di una propaganda continua. Lo fa con grande dispiegamento di mezzi e utilizzando tutte le regole del webmarketing, come in in questo video, in cui dei bambini, con le maglie di varie squadre, il nome di Messi stampato sopra quella del portiere e il marchio dell'UNICEF non riescono ad arrivare a segnare un rigore per l'intervento della sirena che preannuncia l'arrivo di un razzo dalla Striscia di Gaza.Il messaggio finale recita: "I razzi di Hamas impiegano 15 secondi a colpire Israele. Cosa faccio, ora? Questa è la realtà che vivono gli Israeliani, oggi". E i bambini palestinesi quanto tempo hanno per trovare un rifugio (che non c'è, in quel lager che è la Striscia di Gaza), prima che cadano le bombe israeliane? Chi avrebbe più bisogno di un esperto in webmarketing?

L'Olocausto palestinese si trova nei numeri. In due giorni di assalto israeliano:58 morti, di cui 13 bambini, 7 donne e 36 vecchi, 450 feriti, di cui 103 bambini, 46 donne e 283 vecchi, 1033 bombardamenti di cui 144 razzi dal mare, 747 raid aerei e 142 cannoneggiamenti, 312 case distrutte, 53 totalmente e 259 parzialmente (fonte Euro Mid Observer). Nota: dopo la pubblicazione di questi dati, i morti sono saliti a 78. Tra i feriti di ieri, anche il personale paramedico di un'ambulanza, rimasta danneggiata.

Ma l'apice dell'inganno, Israele lo ha raggiunto, ieri, quando l'IDF ha diffuso un video che dovrebbe dimostrare quanta attenzione mette e quante precauzioni prende per evitare che dei civili vengano colpiti, "avvisandoli", prima di un bombardamento, con delle bombe sonore (o con degli sms, come è successo), L'IDF fa, addirittura, riferimento alla casa della famiglia Kaware', sul cui tetto erano accorse decine di persone per fare da scudi umani, pretendendo di far credere che il pilota non l'abbia bombardata.

Peccato che il video si interrompa, prima del bombardamento. Un evento che aveva suscitato tantissimo sdegno, nell'opinione pubblica, dopo la pubblicazioni delle foto e delle testimonianze di medici e residenti presenti. In quel bombardamento erano morte 7 persone e almeno 25 sono rimaste ferite. E 6 civili sono rimasti uccisi e altri 15 feriti, in un bombardamento, mentre guardavano la partita del mondiale, in un bar sulla spiaggia. Contemporaneamente, in Cisgiordania l'Esercito continua i rastrellamenti a tappeto.

Ieri, sono state arrestati 936 Palestinesi, per la maggior parte ex prigionieri, membri di Hamas, del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina e del Fronte Democratico di Liberazione della Palestina.

Per annullare una propaganda, ci vogliono un'opinione pubblica determinata e dei giornalisti indipendenti. Per questo, Israele li prende di mira. Ieri, è stata colpita la Torre dei Giornalisti, a Gaza City, e diversi di loro sono rimasti feriti. I giornalisti di RT hanno accusato Israele di terrorismo e di crimini di guerra, ricevendo, subito, un attacco da Algemeiner, quotidiano ebraico-statunitense. In questo servizio, la giornalista di RT respinge l'attacco con argomentazioni precise, ricordando, tra l'altro, a Israele che colpire i giornalisti è considerato un crimine di guerra dalla Convenzione di Ginevra. Nel pomeriggio, Israele ha insistito sul suo obiettivo, colpendo l'auto di Media TV, che aveva la scritta rossa "TV" ben visibile, e uccidendo Hamed Shebab.

"Ma cosa vuole Israele, con questo atteggiamento e con queste azioni, così crude e inumane? Di certo, non vuole la pace né mai l'ha voluta, come ribadisce Gideon Levy, altrimenti non continuerebbe a colonizzare. Perché, sottolinea Levy, nel DNA di Israele "a livello più profondo, risiede il concetto che questa terra è destinata solo agli Ebrei".

"Se Israele non ama i razzi palestinesi, se, davvero, vuole la pace, basta che smetta di aggredire Gaza e si ritiri dalla Palestina" risponde con forza ed esplicitamente Miko Peled, scrittore, figlio di uno dei fondatori dello Stato di Israele, a RT.

"Cosa, allora?" Come ci indica Gilad Atzmon, jazzista israeliano e attivista per i Diritti Umani, attraverso pochi ma precisi passi: "siamo alla terza Intifada o alla seconda Nakba? E' l'insurrezione palestinese o, ancora, la pulizia etnica israeliana? Anche se le terminologie differiscono, dalla prospettiva di Israele non c'è contraddizione tra le due; sono passi complementari verso lo stesso scopo, vale a dire un solo Stato ebraico".

Infine abbiamo voluto concludere questo "anomalo" articolo pubblicato sul nostro sito con il pensiero espresso dal grande scrittore José de Sousa Saramago: "Vivere nell'ombra dell'olocausto ed aspettarsi di essere perdonati di ogni cosa che fanno, a motivo della loro sofferenza passata, mi sembra un eccesso di pretese. Evidentemente gli israeliani non hanno imparato molto dalla sofferenza dei loro genitori e dei loro nonni. Quello che sta accadendo in Palestina è un crimine che possiamo paragonare agli orrori di Auschwitz".

Francesco Mezzapelle

12-07-2014 12,15

{fshare}

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza