Il quartiere della Madonna del Paradiso e la sua storia

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
18 Marzo 2021 16:30
Il quartiere della Madonna del Paradiso e la sua storia

Continua il nostro viaggio all'interno della nostra splendida città. Questa volta ci avviciniamo verso il centro con un quartiere che risulta essere il più importante della città soprattutto per coloro i quali nutrono dei sentimenti di fede e cristianità. Ovviamente parliamo del quartiere della Madonna del Paradiso famosissimo in città ma soprattutto anche nel resto della nostra isola.

Il perchè deriva dal nome della zona legato per l'appunto alla presenza della prodigiosa icona della Madonna e dell'omonimo Santuario a lei dedicato.

Ma come nasce il quartiere che prende questo nome?

Tutto ebbe inizio una lontana sera del 3 novembre 1797 quando i Padri Liquorini furono invitati dall'allora vescovo della diocesi mons. Orazio De La Torre a tenere per due mesi degli esercizi spirituali nell'attuale chiesetta della Casa Santa ove al suo interno, nella cappella di destra, vi era un'opera dell'artista Sebastiano Conca raffigurante l'immagine di una Madonna, quella che noi oggi conosciamo come Madonna del Paradiso. Guardando bene il quadro si può subito notare il viso di Maria sembrare quasi umano infatti fin dall'inizio l'opera destò del sospetto tanto che la leggenda racconta di quando l'artista Conca iniziò a dipingere il quadro ma non riuscì a terminarlo perchè non sapeva che volto dare alla Madonna.

Ma improvvisamente l'artista cadde in un sonno profondo ed al suo risveglio l'icona della Madonna era completata proprio come la vediamo oggi. Ovviamente si tratta di una leggenda ma la storia della Madonna del Paradiso non è proprio una barzelletta.

Ma ritorniamo alla sera del 3 novembre 1797 (motivo per il quale nasce la grande devozione alla Madonna) quando i padri Liquorini tenevano gli esercizi spirituali. Alla fine dei riti si era soliti recitare una Salve Regina alla Madonna e fu proprio in quel contesto che avvenne dell'incredibile perchè alle parole “rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi” la Madonna del Paradiso iniziò a muovere i suoi occhi a destra, a sinistra, in alto, in basso proprio come recitava la preghiera.

Il prodigio continuò per giorni, per l'esattezza dal 3 all'11 novembre. Immediatamente allertato il vescovo, ne dispose la traslazione nella Basilica Cattedrale di Mazara dove moltissimi mazaresi furono guardati dagli occhi moventi della Madonna e successivamente fu traslata anche nelle chiese di Santa Veneranda, San Carlo, Santa Caterina e nel monastero di clausura di San Michele.

L'allora vescovo Orazio De La Torre avvisò immediatamente dei fatti di Mazara il Vaticano che aprì un processo sul mirabile prodigio che venne poi riconosciuto dal Capitolo Vaticano che il 10 aprile 1803 emanò un decreto di incoronazione dell'immagine a “Regina del Paradiso”. Il prodigio si verificò anche in altri anni ammirato da molteplici cittadini mazaresi e non, e la prodigiosa icona si manifestò vicina ai mazaresi nei momenti più tristi e bui della sua storia.

Nel 1809 sempre per volere dell'allora vescovo De La Torre fu edificato il santuario della Madonna del Paradiso proprio dove lo troviamo oggi insieme all'omonima via oggi arteria principale di Mazara che collegava la porta nord della città (Porta Palermo) proprio al santuario dove è custodita fino ad oggi la preziosa immagine della Madonna del Paradiso.

Ecco in sintesi la storia di un quartiere di Mazara oggi tra i più annoverati nel territorio.

Il culto e la devozione per la Madonna è tutt'oggi il più forte della città, tanti i pellegrini di altri territori e tanti i mazaresi che si rivolgono a lei per una consolazione o un aiuto. Basti pensare alla enorme folla di gente che ogni anni a luglio (mese dell' incoronazione della Madonna) si raduna in processione per pregare la venerata effige.

Insomma una storia davvero affascinante che testimonia ancora una volta l'enorme spessore storico- culturale della nostra Mazara del Vallo, città geometricamente piccola ma immensa al suo interno.

Roberto Marrone

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