"Cumulè", il festival che offre uno spazio per tutti di partecipazione e confronto

"Venite, uscite dai social e dagli smartphone....Non siamo più credibili a fare politica così"

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
22 Settembre 2024 11:08

Per chi come me è cresciuto a pane e Feste dell’Unità, varcare i cancelli del Giardino dell’Emiro è stato come tornare indietro di trent’anni, quando aspettavi settembre non per ricominciare dopo le vacanze ma per riconnetterti con i tuoi simili, con cui condividevi idee, progettualità, sogni e chiacchiere infinite sul mondo: come era stato, come era e come doveva essere. Per anni è andata avanti così: la Festa dell’unità era un bellissimo appuntamento per ritrovarsi, tra dibattiti, talk, approfondimenti, bancarelle di libri e i compagni che ti servivano panini con la salsiccia e tranci di pizza, tra un concerto di Daniele Silvestri, Antonello Venditti o Max Gazzè. E poi si parlava, ma si parlava tanto, e di tutto: di politica, di attualità, della svolta della Bolognina, della guerra del golfo, dei gol di Schillaci, di tangentopoli e “di come i Weather Reporter erano forti”, per citare Guccini. Al Giardino dell’Emiro, dove va in scena in questi giorni Cumulè, il primo Festival della Partecipazione, nessuno ti chiama più compagno, ma le facce sono quelle di chiè felice di essere lì, al primo festival politico da chissà quanto, qui a Mazara. Perché noi non siamo orfani della sinistra, non siamo orfani del PCI o del PD o di SEL o di tutte le sigle e i modi in cui abbiamo declinato un partito che non c’è più e di cui alcuni si sentono orfani ma la maggior parte non ne sente la mancanza perché non erano nemmeno nati, come questi ragazzi di Partecipazione che hanno dato l’anima, e il proprio tempo, per organizzare questo Festival.

No, non è nostalgia, è piuttosto una mancanza quella che abbiamo sofferto in questi anni: la mancanza di uno spazio, identitario sì ma soprattutto di discussione, di scambio, di parole. Ecco, sono mancate le parole. Non siamo orfani della sinistra, quella magari la ritroviamo qua e là, siamo orfani dei luoghi della sinistra, soprattutto da quando i partiti non hanno più una sede, e noi non abbiamo più una casa. Dove parliamo adesso, dove ci incaponiamo con le nostre teorie, dove litighiamo?

Ecco, per questo a Cumulè, soprattutto la prima sera, abbiamo parlato tanto, fiumi di parole dopo anni di silenzi. E così abbiamo ascoltato l’on Peppe Provenzano, insieme a Giuseppe Maiorana e Mariacristina Morsellino, parlare di sud e di giovani che vanno via, e di come e perché farli restare. Abbiamo ascoltato una giovane ed entusiasta professoressa dell’università di Palermo, Clelia Bartoli, raccontarci di come, alla testa di un gruppo di studenti folli e sgangherati, ha pensato di scrivere una legge contro il crack e presentarla all’Ars, abbiamo pianto al racconto di Vincenzo Zavatteri, fratello di Giulio ucciso da un’overdose, abbiamo imparato dai ragazzi del presidio dellavalle del Simeto che tutelare e presidiare un territorio si può e da Tiziana Ciampolini, consigliera comunale di Torino, la sua storia di pioniere della democrazia partecipativa nella città sabauda.

Abbiamo mangiato pizza e panini, ascoltato musica del gruppo Arci Tavolatonda e ballato ma soprattutto siamo stati contagiati dall’entusiasmo di Gianfranco, Arianna, Paola, Vincenzo e tutti i volontari di Partecipazione che si sono fatti in quattro per la riuscita della manifestazione. Stasera si prosegue: ci saranno i talk a partire dalle 18, si parlerà di scuola con la deputata regionale Valentina Chinnici, di accoglienza con la presidente di Mediterranea SavingHumans e col deputato regionale Nuccio Di Paola.

E poi cibo, vino e birretta perché con lo stomaco pieno si discute meglio e per finire il concerto degli Akkura con cui si concluderà questa incredibile tre giorni in un posto incantevole, Miragliano, restituito alla città, con la sua storia e la sua geografia che da soli valgono il viaggio.

Ai mazaresi dico: venite, uscite dai social e dagli smartphone, parlate, dite la vostra, ascoltate, incazzatevi, riprendetevi la politica ma anche gli spazi della politica, stiamo ammuffendo dietro gli schermi, non siamo più credibili a fare politica così. Ai politici, di qualsiasi idea, partito o schieramento dico di farsi vedere, qui c’è lo spazio per il confronto, i cancelli si tengono aperti, Cumulè è un luogo per tutti. A Gianfranco e agli organizzatori dico di non demordere: avete riportato i temi dentro il dibattito politico, e sono i temi che danno senso alla politica. Ci vediamo, speriamo, il prossimo settembre.

Catia Catania

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