"Appunti". L’ipogeo dimenticato

La Grotta di San Bartolomeo o dei Beati Paoli

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
18 Marzo 2022 11:07

La città di Mazara del Vallo non è solo una delle città più ricche d’arte barocca nella Sicilia sud-occidentale ma può esibire altri “titoli” non meno significativi ed interessanti: è una delle città isolane a possedere vestigia romane (Domus a fronte della chiesa di S. Nicolò Regale, sarcofagi, lapidi, ville rustiche di S. Cusumano, S. Miceli e di Mirabile), vanta grandi monumentalità di architettura arabo-normanna (rudere del Castello, chiesa di S. Nicolò lo Regale, Madonna dell’Alto e Chiesa del Santissimo Salvatore) ed un impianto vario tardo medioevale di derivazione islamica.

Purtroppo il patrimonio storico monumentale di questa città e stato gestito, fin dal secolo scorso, secondo la logica del detto popolare: “Omu,un ti cunfunniri, dumani agghiorna arrera”; e così nella seconda metà dell’Ottocento, quando l’Europa guardava estasiata alla scoperta di Troia fatta dallo Shcliemann, a Mazara si demolivano le antiche mura medioevali ed il castello normanno o uno dei campanili della chiesa di S. Francesco, o ancora non venivano conservati l’ipogeo a pavimentazione musiva scoperto nel 1874 in via Marina e il sarcofago, classificato fenicio, scoperto nel fondo agrario denominato Spataro nel 1867. Unica testimonianza di queste scoperte rimangono le note dell’allora Reale Ispettore degli Scavi e Monumenti di Mazara, prof. Antonino Castiglione, che si trovano nel suo libro “Sulle cose antiche della città Mazara".

In questa pubblicazione, oltre alle sue citate scoperte ne sono elencate altre, anch’esse volatilizzatesi a seguito della cronica incuria. Quando nel 1972 ebbi modo di leggere l’opera del Castiglione, fui preso dalla curiosità di constatare quante delle cose citate nel libro esistessero ancora.

Il mio primo obiettivo era quello di “riscoprire” l’ipogeo di S. Bartolomeo a “Miragghianu". Cosi, attenendomi alla descrizione del luogo fatta dall’autore, ebbi modo di individuare l’antico ipogeo e constatare che rispondeva alla descrizione che ne aveva fatta il Castiglione e che in seguito ne fece il Napoli: “...e ancora oggi chi risale la sponda destra del fiume Mazaro, a circa mezzo chilometro dalla foce, trova una grotta conosciuta sotto il nome di S. Bartolomeo o dei Beati Paoli, dove fino a pochi anni addietro si vedevano avanzi di affreschi e vestigia di scale e sedili..." .

L’ipogeo fu visitato nel 1874 dall’architetto Francesco Saverio Cavallari, allora direttore delle Antichità della Slcilia, che avanzo l'ipotesi che si trattasse delle vestigia di una catacomba.

A distanza di circa 148 anni nessuno studio è stato condotto sull’ipogeo da parte degli organi competenti, né tantomeno si e cercato di tutelarlo. Essendo al presente l’area sovrastante l’ipogeo destinata dal Comune a verde pubblico, indirettamente si e intervenuti a proteggerlo da eventuale riempimento di detriti. Le notizie più antiche riguardanti l’ipogeo risalgono al 1330, anno in cui, per motivi di buon costume e ordine pubblico, l’allora vescovo di Mazara, Salvo Rogano, proibì alla confraternita di S. Bartolomeo di svolgere i suoi esercizi religiosi nella grotta di “Miraghianu".

La confraternita di S. Bartolomeo era la più antica della città; per tradizione si fa risalire la sua fondazione al nono secolo d.C. A seguito del veto fatto dal vescovo nel 1330, i confratelli costruirono una piccola chiesa, dedicate a tutti i Santi, nell’odierna piazzetta Bagno.

Successivamente, nel 1431 fu concessa loro un’altra chiesa limitrofa al convento dei PP. Carmelitani nella via S. Giovanni. Essendo stata tale chiesa acquistata nel 1601 dai PP. Carmelitani, la confraternita ne edifico un’altra, sempre dedicata a S. Bartolomeo apostolo, nel Piano Sansone, oggi piazzetta S. Bartolomeo, ove tuttora esiste ma non più aperta al culto. L’otto ottobre del 1898 per decreto reale, la confraternita di S. Bartolomeo fu sciolta e la chiesa dell’omonimo santo passo prima all’orfanotrofio di S. Agnese e successivamente al comune di Mazara.

Mario Tumbiolo

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