La politica si affanna a cercare strumenti anti povertà, ma il Paese diventa sempre più campione di ricchezza. Nel mezzo un’Italia polarizzata tra chi ha di più e di meno, tra chi sa di più e chi resta analfabeta, tra chi ha un lavoro e chi non lo trova. Tra Nord e Sud. Ma anche, e soprattutto, tra chi è nel circuito delle regole e della legalità e chi, invece, resta “invisibile” in un sommerso sempre più dilagante. Che forse nemmeno più la statistica è in grado di fotografare. Le Fiamme Gialle, non appena hanno attivato i controlli sul reddito di cittadinanza, hanno scoperto irregolarità talvolta nel 60% dei casi.
Ma sono ancora indagini sporadiche. A Mazara circa il 40% non paga tasse, la Tari (la spazzatura) oltre il 70%. Nelle dichiarazioni di redditi molti contribuenti dichiarano che sono a pareggio, tante entrate, tante fatture pagate. Non si sa come costoro paghino le spese correnti, auto, luce, gas, tari, spese per alimentari, figli da mandare a scuola ed anche per qualche gita fuori porta. Il grande sommerso è fatto di comportamenti vari, di zone grigie, di irregolarità elusive e furbesche, forse minute, ma diffusissime che, alla fine, diventano una gigantesca variabile economica.
Poi c’è molto diffusa la grande massa di “invisibili”. Secondo la Uil, il “lavoro nero” fra servizi, pesca e agricoltura coinvolge un esercito di “invisibili”: ben 345.000. Tra questi una buona parte è rappresentata dagli immigrati irregolari, in maggioranza provenienti dal continente africano. Sono loro i più esposti allo sfruttamento e al caporalato, piaga che indistintamente affligge le città italiane da Nord a Sud, malgrado i tentativi ricorrenti di normare il settore. A preoccupare sono soprattutto le condizioni igieniche e sociali nei ghetti in cui tipicamente vivono gli “invisibili”.
Collaboratrici domestiche e badanti compongono un’altra grande parte di questo esercito sconosciuto. Una piaga sociale ed economica che oggi rischia di diventare vera e propria emergenza se il Governo non metterà mano alla questione. L’Istat certifica 5 milioni di persone in stato di povertà, pari a 1,8 milioni di famiglie. Il reddito di cittadinanza, ben lungi dall’aver eliminato la povertà come era stato accreditato in modo avventato al suo debutto, ha coinvolto poco più di 900mila famiglie, con un assegno medio di 484,4 euro.
A Mazara oltre 2000 cittadini usufruiscono del reddito di cittadinanza che servirebbe per sopravvivere ma capita di vedere alcuni di loro in pizzeria con la famiglia mentre la “carta della sopravvivenza” è da usare soltanto per acquistare beni di prima necessità. Ciò che non torna in Italia è la fotografia fiscale dove il 5,3% è la quota di contribuenti che dichiarano più di 50mila euro di reddito annuo e paga quasi il 40% dell’Irpef. E sono poco più di due milioni di cittadini. Oltre 13 milioni di italiani non pagano tasse, ma il ristrettissimo drappello di chi guadagna più di 300mila euro all’anno (38mila contribuenti, pari allo 0,03%) versa il 6% dell’Irpef totale.
Sono questi coloro che si spostano per le vacanze estive e invernali? E allora perché i TG nazionali sottolineano che circa 7 milioni di italiani vanno in vacanza per il periodo di ferragosto? Numeri inventati o numeri veri relativi ad una ricchezza “invisibile”? Salvatore Giacalone