“Una punta di Sal”. Mazara del Vallo e Antonello Gagini

Il grande scultore siciliano del Rinascimento ha prodotto diverse opere anche a Mazara del Vallo

Redazione Prima Pagina Mazara
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10 Dicembre 2023 11:38
“Una punta di Sal”. Mazara del Vallo e Antonello Gagini

E’ uno dei principali scultori del Rinascimento quasi dimenticato ma che a Mazara del Vallo ha lasciato opere che restano nella storia della città, oltre che dell’Italia. E’ Antonello Gagini (o Gaggini) che nacque a Palermo nel 1478, morì nel capoluogo siciliano nel 1478 all’età di 58 anni. Fu grande ammiratore di Mchelangelo Buonarroti. Antonello era figlio di Domenico, scultore di origine ticinese trapiantato in Sicilia, e della sua seconda moglie, Caterina. Opere di Gagini si trovano in diverse città della Sicilia e della Calabria ma anche a Roma dove visse per molti anni.

Nell'ambito dell'impresa familiare vanno ricercate le prime prove del Gagini che non compare nei documenti di commissione a causa della giovane età. È possibile individuare tracce dei suoi lavori giovanili nel catalogo dei lavori prodotti dalla bottega subito dopo la morte del padre. Del 1498 è la prima opera documentata che, qualificato come "magister", realizzò la Madonna della Grazia per la chiesa madre di Bordonaro, nei pressi di Messina. I motivi che indussero l’artista a spostarsi nella zona orientale dell'isola possono essere individuati nell'agguerrita concorrenza esercitata a Palermo dagli artisti che, arrivati per lo più dalla Lombardia e dalla Toscana negli anni di predominio del padre Domenico, erano rimasti in città continuando a esercitare con profitto la professione.

Del luglio 1507 è il primo contratto per l'esecuzione dell'opera più imponente, la tribuna marmorea - in seguito smembrata, e della quale rimangono solo alcune parti della cattedrale di Palermo. L'artista, definito "sculptorem eximium" ricevette l'incarico alla presenza del viceré Raimondo de Cardona, dell'arcivescovo di Palermo Giovanni di Paternò, e anche dei giurati della città, membri delle più nobili famiglie cittadine. L'impresa della tribuna non impedì al Gagini di portare a termine contemporaneamente numerose altre commissioni.

Dall'elenco delle opere, moltissime documentate, si evince che lo scultore lavorò in quasi tutto il territorio dell'Isola, eseguendo le più svariate opere scultoree, dai monumenti funebri ai tabernacoli, dalle statue ai fonti battesimali. Un gruppo piuttosto omogeneo di opere è costituito da statue eseguite dal Gagini per alcune città della Sicilia occidentale nel secondo decennio del XVI secolo. Di queste meritano di essere segnalate la S. Oliva per l'omonima chiesa di Alcamo e il S.

Tommaso apostolo del duomo di Marsala (commissionate rispettivamente nel 1511 e nel 1516); il S. Giovanni Battista della omonima chiesa di Castelvetrano e il S. Giacomo Maggiore di Trapani (Museo Pepoli), già nella chiesa di S. Giacomo (del 1522), oltre al gruppo dell'Annunciazione (datato 1525) oggi nell'ingresso della Biblioteca e Museo civico di Erice, ma proveniente dalla chiesa del Carmine. Mazara del Vallo è stata al centro dell’opera dello scultore con alcune sculture importanti.

Ecco l’elenco: 1524: Monastero di Santa Caterina, statua marmorea; Chiesa di San Michele: 1530/1532 Ciborio trittico marmoreo manufatto con raffigurazioni di San Giovanni Battista, San Benedetto e il Padre Eterni, opera proveniente dal Monastero di Santa Cateria. 1532/1535/1537; Cattedrale del Santissimo Salvatore gruppo marmoreo Trasfigurazione sul Monte Tabor (vedi foto di copertina), opera eseguita in collaborazione con il figlio Antonio, opera in sei personaggi costituente l’altare maggiore: Gesù trasfigurato, Profeta Mosè, Profeta Elia, San Pietro Apostolo, San Giacomo Apostolo, San Giovanni Apostolo.

Firmata e datata 1542 è la Madonna delle Grazie nella chiesa San Michele Arcangelo, incarico che risulta affidato al figlio Fazio con il quale eseguì il portico settentrionale del Duomo di Monreale. La sua vita sentimentale fu abbastanza movimentata ed alcuni suoi figli seguirono le orme del padre. Dal matrimonio con Caterina de Blasco nascono Giandomenico, Antonino e Giovannella, quest'ultima andata in sposa al nobile Nicolò Tranchida. Rimasto vedovo nel 1514 sposa Antonina Valena nel 1515, da questo secondo matrimonio nascono i figli Giacomo, Fazio, Vincenzo, Florenzella (Francesca Fiorenza), Giovanna, quest'ultima andata in sposa allo scultore Fedele da Corona, e numerosi altri figli, morti in tenera età.

Tra i figli lo segue molto Giandomenico nato a Messina e morto a Palermo all’età di 57 anni. Dopo la morte del padre Antonello è documentata la permanenza in Sciacca dal 1541 al 1548, in seguito a Caltagirone. Opere autografe e documentate sono presenti in molte città siciliane, anche a Mazara dove partecipò alla realizzazione della Madonna delle Grazie insieme al fratello Fazio. Nel 1541, nel 1544 e nel 1548, Giandomenico è documentato a Sciacca. Del 1560 è la decorazione di una coppia di colonne della Cattedrale di Enna, di cui la sinistra reca la sua firma, che presenta forti attività stilistiche con un retablo, un termine spagnolo che indica una grande pala d’altare inquadrata architettonicamente nella chiesa di San Cataldo.

Dopo questa data non si hanno più notizie di Giandomenico. Non si conosce l’anno di nascita del secondogenito dei Gagini, Antonino. La sua attività si è svolta a Palermo e provincia.

Salvatore Giacalone

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