“Una punta di Sal”. L’essere e l’apparire in politica

La politica dei nostri giorni, da Nord a Sud, da Roma a Mazara del Vallo è una sorta di ballo in maschera

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
19 Marzo 2023 10:39
“Una punta di Sal”. L’essere e l’apparire in politica

Un tempo la Politica aveva il compito e il dovere di indicare soluzioni e di trovare risposte; oggi la politica vive indicando nemici, spesso e volentieri anche immaginari, e facendo domande. A Mazara qualche “politico” se potesse scannerebbe il suo avversario, ci sarebbe un cimitero in Consiglio comunale per quello che si dice e si commenta nei social. Si dimentica che la Politica è il più alto compito che un uomo (o donna, ovviamente), possa assolvere e lo deve svolgere con completo senso di servilismo verso l’interesse del Paese, non verso un partito, verso la pancia degli elettori, verso una piattaforma web, o nell’interesse personalistico.

Oggi siamo riusciti ad elevare a “valore” politico la caccia alle streghe, cioè al nemico, l’indicare sempre e comunque un oscuro avversario che trama nell’ombra contro, abbiamo elevato l’ignoranza, sdoganandola dai bar, dalla piazza, abbiamo azzerato il valore culturale, il merito e la competenza, dando parola a chiunque, soprattutto su argomenti e questioni di cui non sanno niente. Abbiamo scelto di inseguire la mediocrità, come panacea per non mostrare le nostre mancanze e abbiamo criminalizzato il talento e il merito, poichè evidenzia la nostra incapacità.

La Politica doveva inseguire l’eccellenza, doveva essere la risposta ai problemi del Popolo e del Paese, oggi la politica è solo uno strumento. Uno strumento per fare carriera, uno strumento per mantenere il consenso, non importa cosa di concreto si realizzi, l’importante è solo dare la percezione di fare. Dovremmo ricordarci quindi che la Politica ha l’obbligo, morale, di stare a servizio dei cittadini: non sono questi che devono mettersi a servizio della prima. La buona politica deve essere la festa delle differenze, deve tornare ad essere la danza tra debolezza e forza: una danza in cui è il più debole a dettare il passo.

I servizi alla persona sono parte essenziale di questo stile che, negli anni, purtroppo, non hanno ricevuto quelle risposte molto attese. La politica, così come oggi la interpreta la nostra classe dirigente altro non è che una battaglia tra galli (spennati) che strillano e si beccano tra loro; rimpallandosi responsabilità, colpe, accuse… senza avere il coraggio di prendere in mano questa difficile situazione e proporre soluzioni e risposte concrete. Non si può governare, nè fare opposizione puntando il dito e inveendo oggi contro uno, domani contro l’altro. Sparando alla cieca tanto per far rumore.

Io immagino un’altra Politica: silenziosa, concreta, educata, credibile, meritocratica e competente. L’Apparenza è nemica del Fare. L’apparenza è la maschera. E c’è un ambito dove questa storia rischia di essere quella definitiva: la politica dei nostri giorni. Da Nord a Sud, da Roma a Mazara del Vallo. “Si. Non si preoccupi, Tutto sarà fatto. Mi saluti sua moglie”. Le stesse frasi, da Roma a Mazara, le stesse promesse dietro una maschera che nasconde menzogne, verità malcelate.

Altro giro, altro esempio. E metti che sei un uomo in carriera cui importa solo del tuo potere. Sei, per esempio un politico estremo di destra o di sinistra, sei un razzista. Ma ora ti cercano, hanno bisogno dei tuoi voti. Tu hai bisogno di ripulirti. E tu accetti e indossi la tua maschera che dice che ci credi. E metti che sei un altro uomo in carriera cui importa solo del tuo potere. Del tuo clan, inguaiato e odioso. Sei tu che hai portato il banchiere al governo con una congiura. Lo hai fatto per odio e ambizione.

Ma ora molti dicono che sei stato proprio bravo. Che si deve tutto a te. E indossi la tua maschera che dice che ci credi. Ma sotto la loro maschera, gli altri cosa pensano davvero?E metti che sei un altro uomo in carriera cui importa solo del tuo potere. Hai cavalcato il tuo movimento, dicevi che uno vale uno. Hai tradito ogni ideale, ogni principio. Abbracci quelli che avresti dovuto combattere fino alla fine. Ma ti dicono che devi essere responsabile. E tu accetti e indossi la tua maschera che dice che ci credi.

Ma sotto la maschera, gli altri cosa pensano davvero? Potremmo andare avanti molto a lungo. Dal politico più rappresentativo al cronista politico più pateticamente servile, tutti indossano la propria maschera. In una sterminata recita che manda in scena altrettanti spaventosi egoismi.Poi ci sono le persone vere: intendo quelle così povere che la maschera non se la possono nemmeno comprare. Guardano tutti quei potenti da cui dipende la loro vita: che belle maschere che hanno! E si domandano: ma sotto quelle maschere, cosa pensano davvero? Uno dei temi fondamentali dell’opera dello scrittore siciliano Luigi Pirandello, premio Nobel per la Letteratura nel 1934, è quello del conflitto irriducibile tra l’essere e l’apparire esemplificato dall’oggetto della maschera.

Una visione che ha forti ripercussioni sull’attualità contemporanea in cui assistiamo al predominio dell’immagine nel mondo social. In questo presente digitale in cui mostrare - ma soprattutto mostrarsi- è diventato il nuovo modo di raccontarsi, la visione pirandelliana della maschera si concretizza in una tragica realtà che si fa ogni giorno sempre più tangibile. La celebre frase di Pirandello, citata nel romanzo “Uno, nessuno e centomila”, risuona come una profezia: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.

Il significato della citazione è noto: l’autore siciliano ci ricorda di guardarci sempre dall’apparenza delle persone. Fuor di metafora, si critica una società che alla sostanza preferisce l’apparenza fatta di molti finti sorrisi, di un perbenismo ipocrita e vacuo. Rendendo manifesta l’antitesi tra maschera e volto, Pirandello ci invita a cercare l’autenticità, che è sempre più rara, spesso celata negli sguardi, in quella parte d’anima messa a nudo, delle persone realmente sincere che incontreremo lungo il cammino.

Nelle opere di Pirandello il tema della maschera ritorna spesso poiché si lega strettamente alla percezione dell’identità. Vivere nel mondo significa dunque assumere diverse maschere come se si recitasse come attori su un grande palcoscenico. È ciò che Luigi Pirandello definisce poeticamente la “recita del mondo”. C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno.

Salvatore Giacalone

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