“Una punta di Sal”. La Chiesa, la politica e le elezioni

“Alle prossime elezioni la Chiesa di Mazara interverrà sui problemi sociali atavici che affliggono la città?”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
24 Settembre 2023 13:08
“Una punta di Sal”. La Chiesa, la politica e le elezioni

Inutile nasconderlo. Ad ogni elezione comunale, regionale, nazionale ed europea, si pone l’interrogativo: la Chiesa cosa farà? Partiti e candidati alzano le mani al cielo perplessi. Molti dicono: “La Chiesa ci accompagnerà o sceglierà qualche “appoggio” diverso dal partito o dal nostro candidato?”. Dilemma amletico che potrà avere una risposta soltanto all’apertura delle urne e del voto sulle schede. Nelle omelie il presbitero o il parroco ed anche il Vescovo di qualsiasi città e paese, alla vigilia delle elezioni non dicono per quale partito votare o per quale candidato, ma c’è l’invito al voto perché è un diritto-dovere.

Un prete, nelle ultime amministrative di Mazara, dal suo pulpito, ha preso la questione alla larga, ha detto soltanto: “Impegniamoci. Stiamo attraversando una fase particolarmente delicata e complicata della storia: le nostre parole non sono un incoraggiamento ad andare avanti nonostante tutto, ma un invito a osare con speranza. Non semplice ottimismo, ma speranza e realismo cristiano. L’aumento generalizzato dei costi, il caro bollette… (anche anni fa) sono tutte questioni che ci addolorano terribilmente e ci preoccupano.

Non possiamo mai abituarci a vedere la vita calpestata. Il nostro appello è motivato prima di tutto dalla nostra fede e dalla certezza che il Vangelo di Gesù continua ad essere una Buona Notizia per tutti. Ci sta a cuore il futuro di ogni persona umana”. E’ da tempo però che molti si pongono una questione di fondo: il rapporto tra “religione e politica”. E’ uno dei temi caldi e più intriganti del dibattito pubblico, su cui si misurano non soltanto studiosi e commentatori nostrani, ma anche molti osservatori internazionali.

Alla base di questo interesse ricorrente sembra esservi una “costante” tipicamente italiana – perlomeno se si guarda agli ultimi decenni – rappresentata da un lato dalla perdurante instabilità politica di cui soffre il Paese e dall’altro da una presenza della Chiesa Cattolica così forte e pervasiva da essere in grado – a detta dei più – di condizionare sia la vita pubblica che quella politica. Il periodo elettorale sembra il più propizio. Sarà per la presenza ravvicinata del Vaticano, che da sempre riserva una particolare attenzione alla nazione che lo ospita; sarà per una chiesa italiana così strutturata e ramificata sul territorio da aver interessi da difendere e non solo valori da promuovere; sarà ancora per la debolezza delle istituzioni repubblicane che sovente avvertono l’esigenza di tener conto di che cosa il cattolicesimo rappresenta nel paese; fatto sta che in Italia (ben più che in altri paesi europei o occidentali), quando si parla di religione e politica si pensa a due fattori fortemente intrecciati tra loro; come se la politica non potesse dispiegarsi autonomamente dalla religione e come se la religione (il cattolicesimo) non potesse fare a meno di giocare un suo ruolo anche in campo politico.

Dinamiche come queste sono presenti anche oggi e alimentano il confronto su come da un lato debba comportarsi lo stato (e la politica) in una società che si scopre di giorno in giorno sempre più plurale, per cui accanto alla religione maggioritaria aumentano sia le fedi religiose di altre tradizioni e culture sia i gruppi di popolazione di matrice laica o non credente; e dall’altro, su come debbano agire nella società pluralistica le stesse confessioni religiose. Una questione particolarmente spinosa e di cui ho accennato all’inizio,connessa al rapporto religione e politica, è quella del voto dei cattolici e del ruolo del cattolicesimo politico nelle vicende nazionali e anche e forse di più in quelle comunali e regionali.

Si tratta di un tema sempre al centro del dibattito pubblico, come anni fa dopo la fine ingloriosa (per gli scandali in cui è stata coinvolta) del partito dell’unità politica dei cattolici (la DC), che ha lasciato la chiesa e il mondo cattolico orfani del referente politico dei loro interessi e valori nella società italiana. Con la rottura di questo legame, risulta ufficiale (in quanto anche accettato dalla chiesa) il pluralismo delle scelte politiche dei cattolici italiani, con la conseguenza che l’elettorato cattolico diventa un terreno di conquista delle coalizioni di partiti che si confrontano nel sistema politico bipolare nato dalla ceneri della Prima Repubblica.

Di qui i molti interrogativi che ancor oggi coinvolgono il rapporto cattolicesimo e politica in Italia. A Mazara si voterà tra maggio e giugno 2024 per eleggere la nuova amministrazione. La chiesa di Mazara starà a guardare o interverrà sui problemi sociali atavici che affliggono la città come la povertà, le periferie abbandonate, la dispersione scolastica e i temi legati alla presenza egli extracomunitari giunti ormai alla terza generazione? Il presbitero, il parroco o il Vescovo, non dirà certo per quale candidato sindaco o partito si dovrà votare ma può sottolineare itemi rilevanti evocati dal dibattito pubblico sul rapporto religione e politica che meritano un approfondimento anche per una miglior comprensione delle dinamiche attuali.

Speriamo che almeno questo accada anche a Mazara che non è una periferia del mondo ma una città con oltre 900 anni di storia religiosa e che conta molto nel panorama della Chiesa italiana. Non per niente nel pomeriggio dell'8 maggio 1993 l'elicottero bianco dell'Aeronautica Militare è atterrato sul piazzale Giovan Battista Quinci dove dal portellone si è affacciato Papa Giovanni Paolo II che prima di scendere saluta la folla che l'attende con una particolare emozione. Un Papa a Mazara! Nella Chiesa di Mazara! Chi l’avrebbe mai detto!

Salvatore Giacalone

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