“Una punta di Sal”. La battaglia di contrada Ferla a Mazara

La zona archeologica, da valorizzare, fu il campo della battaglia fra Cartaginesi e Selinuntini

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
05 Dicembre 2021 09:54
“Una punta di Sal”. La battaglia di contrada Ferla a Mazara

Le opere di ingegneria militare sono ancora visibili. Benvenuti nel campo di battaglia in contrada Ferla di Mazara eretto 2500 anni fa, nel mese di Aprile del 409 a.C, da Annibale Magone, condottiero e re cartaginese, figlio di Giscone e nipote di Amilcare I, eletto dal senato cartaginese come comandante degli eserciti e governatore dell'Epicrazia punica della Sicilia nel 411 a. C.

Egli era desideroso di vendicare il nonno Amilcare, sconfitto e ucciso durante la battaglia di Imera da parte dei Greci sicelioti nel 480 a.C.. Nel 409 a.C., sotto falsi pretesti, Annibale marciò con l'esercito, verso la città di Selinunte con l'intento di assediarla per aiutare Segesta, sua alleata e rivale di Selinunte. Senza rinforzi, la città fu facilmente presa e distrutta. La popolazione fu in gran parte massacrata. Il campo di battaglia fu contrada Ferla di Mazara che si estende sul lato ovest del fiume Mazaro.

La contrada, a circa sette chilometri dal centro urbano, é una vasta area ricca di cave di tufo, di insediamenti del periodo neolitico, di tracce di successivi insediamenti romani e di molto altro ancora. E’ zona acquifera tanto che circa 15 anni fa, la ditta Bertolino di Partinico voleva insediarvi un grande impianto industriale (“truccato” da distilleria) per la produzione di alcool, additivi per la benzina (da vendere all'Estero), energia elettrica, trasformare la biomassa (rifiuti solidi urbani compresi): L’impianto non venne realizzato per le vibrate proteste della popolazione mazarese perchè l’industria avrebbe messo a rischio le falde acquifere e l’ambiente non solo della zona ma anche della città; la Regione fu costretta a non rilasciare nessuna autorizzazione dopo una controversia durata oltre due anni.

In contrada Ferla dagli anni ottanta ad oggi sono stati realizzati centinaia di pozzi dei quali alcuni intercettano la falda idrica superficiale e sono utilizzatiper fini domestici, altri intercettano la falda profonda e sono utilizzati per fini agricoli o industriali, altri sono pubblici, captano la falda profonda e vengono utilizzati per uso idropotabile. La maggior parte dei pozzi privati sono stati realizzati abusivamente e sanati negli ultimi anni. Un gran numero di questi pozzi sono stati censiti dal Genio Civile di Trapani ma i dati, spesso insufficienti, risultano non sempre corrispondenti alla situazione attuale.

Tutta la zona archeologica è poco conosciuta e non è stata mai valorizzata sia dagli archeologi sia dalle amministrazioni Comunali e Regionali al fine d’ incrementare il turismo culturale in quest’area.Ma in questa contrada vi sono ancora i resti di ben tre valli difensivi, opere di ingegneria militare realizzate nel 409 a.C. Sono ostacoli “da battaglia” , realizzati per fermare la cavalleria nemica e costituiti da due lunghi muri paralleli, posti a breve distanza gli uni dagli altri, in modo da fermare il galoppo della cavalleria e far disarcionare i cavalieri, per poi colpirli ed ucciderli caduti a terra fra i due muri del vallo.

Le immagini satellitari del sito www.topobtw.com ci mostrano ancora i loro resti, opere di ingegneria militare realizzate quasi 2500 anni fa...vi sono quattro sbarramenti, di diverse lunghezze: il maggiore supera i 300 metri ed è ancora ben visibile. Pare affiorare anche il muro di protezione di un possibile accampamento di grandi dimensioni a forma rettangolare (vedi foto di copertina). 

Per la battaglia in campo aperto, Annibale arruolò milizie dalle città puniche di Sicilia e da Segesta congiuntamente alle forze di Mozia, lasciò un giorno di riposo ai suoi soldati con gli ordini di restare fuori da Selinunte, catturando però la città di Mazara, un avamposto sulla strada per Selinunte, come base di supporto per la campagna punica. Nei primi mesi dell’anno 409 Annibale approdò presso l’attuale Marsala, che grazie alla sua posizione di guardia nel Mediterraneo, fu inizialmente un avamposto cartaginese.

Nel mese di Aprile con falsi pretesti, Annibale marciò con l'esercito, verso la città di Selinunte con l'intento di assediarla per aiutare Segesta, sua alleata e rivale di Selinunte. Quella di Selinunte fu una battaglia campale della seconda guerra greco-punica che si svolse, come abbiamo detto, nell'aprile del 409 a.C. in contrada Ferla e durò circa dieci giorni. Le operazioni di assalto furono condotte con grande vigore. Annibale promise ai suoi soldati di regalare loro tutto il bottino della città.

I Selinuntini chiesero aiuto a Siracusa, poi ad Agrigento e a Gela: nell'attesa si difendevano disperatamente. Ma prima che i soccorsi giungessero, i Cartaginesi erano padroni della città.

Circa sedicimila furono i Selinuntini caduti: cinquemila furono fatti prigionieri, e duemilaseicento soltanto poterono scampare alla volta di Agrigento. A costoro fu concesso di tornare in patria, a patto però di pagare tributo ai Cartaginesi. Le mura della città furono demolite. Le forze in campo erano impari: Annibale poteva contare su circa 40mila soldati mentre i Siracusani e Selinuntini solo su circa 25mila uomini armati. Le perdite per Selinunte furono ingenti: Diodoro Siculo narra di 16mila morti e di oltre 6mila prigionieri.

Senza ulteriori rinforzi, la città fu facilmente quindi presa e distrutta. La popolazione di Selinunte fu in gran parte massacrata. Nel maggio dello stesso anno 409 a.C. Annibale pose anche un assedio a Imera, l’odierna Termini Imerese ove sconfisse i rinforzi di Siracusa al comando di Diocle. Selinunte, in tempi successivi, fu ricostruita ma non raggiunse mai lo splendore precedente la sua distruzione del 409 a.C. “Ancora oggi, quasi duemila e cinquecento anni dopo la vittoria di Annibale – scrive Iolanda Giunta sul suo sito - percorrendo la campagna della contrada Ferla, si possono trovare, affioranti fra il terreno, ceramiche dell’età del bronzo, ed altri frammenti di antiche popolazioni”.

La contrada Ferla come campo di battaglia è un altro passo in avanti verso la scoperta di Mazara antica.

Salvatore Giacalone

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