“Se io fossi sindaco…”. Ed elenchi speranze e sogni. Ti immagini una città da paradiso terrestre. Poi, magari, lo diventi davvero sindaco e ti accorgi che farlo oggi non sembra essere la più agevole delle scelte. A rendere forse più difficile di un tempo questo servizio alla comunità si sono messe anche situazioni nuove (la crisi economica su tutte) che hanno finito con lo scaricare sui Comuni e, di riflesso, sui loro sindaci tutta una serie di problematiche di difficile soluzione.
Fare il sindaco oggi, al di là dello schieramento di appartenenza, sembra essere oggettivamente più faticoso di un tempo, con gli oneri che superano di gran lunga gli onori, i dolori molto più numerosi delle gioie. Ma questa situazione che rischia di rendere inattuale l’idea che quello del primi cittadino è ancora servizio alla comunità? “Il sindaco è al servizio della comunità – dice il sindaco di Mazara del Vallo Salvatore Quinci- Guai se non fosse così”.
La crisi dell’ideologia ha sicuramente contribuito a cambiare la natura della figura del sindaco che è diventata sempre più una figura da amministratore delegato di una grande azienda pubblica. Oggi i cittadini si aspettano dal sindaco la capacità di saper coordinare una macchina complessa com’è quella dell’amministrazione comunale. L’idea del sindaco manager non sottrae nulla alla dimensione del servizio che mette in gioco anche dimensioni personali. “Quella del sindaco – afferma Quinci – è una funzione che consuma gran parte del tempo e delle risorse di chi vi si dedica.
E se un sindaco, di fronte a una critica o a un insulto, ad un’attesa a cui non è possibile dare risposta, rimane colpito è perché sa che quello che gli è stato affidato dalla gente non è una professione, ma un vero e proprio servizio”. È per spirito di servizio che un primo cittadino accetta oggi di “mettere la faccia” anche in questioni che non sarebbero di sua stretta competenza, ma che stanno a cuore alla gente che oggi ha quale primo (e in tanti casi unico) punto di riferimento il proprio sindaco.
Quella delineata da Quinci è dunque una figura del sindaco che deve fare sintesi tra nuove modalità di intendere questo ruolo e l’aspetto, che ha in sé qualcosa di romantico ma non di anacronistico come quello del servizio, seppure declinato in termini moderni. Ma questo sindaco del XXI secolo prova mai l’esperienza della solitudine? “Sì – è la sua risposta – tante volte, perché nel momento delle decisioni finali, dopo essersi confrontato con la squadra, si è comunque soli e si risponde in prima persona alla comunità”.Senza generalizzare, che è sempre sbagliato, oggi la carica di sindaco può essere una specie di calvario che attira poco chi può starne lontano.
La mitica società civile è poco propensa a cacciarsi nei pasticci che comporta un ruolo pieno di responsabilità, esposto a tutte le critiche e pochissimo sostenuto da un contesto sia a livello politico che burocratico. Sui comuni gravano problemi di tutti i generi, praticamente sempre con risorse scarse anche quando non ci si trovi, ed è caso frequente, a doversi caricare sulle spalle i lasciti onerosi di quanto si è speso negli anni delle vacche grasse.I cittadini guardano ovviamente al loro sindaco come responsabile di tutto senza contare però che è colui che deve fare i conti con un contesto di leggi, leggine, regolamenti che sono davvero come i famosi «lacci e lacciuoli» di cui parlava per altri profili Guido Carli, ex Governatore della Banca d’Italia per 15 anni.
Ormai qualsiasi concorso pubblico, qualsiasi appalto, qualsiasi delibera è uno slalom fra bucce di banana e chiazze d’olio tanto è facile trovare appigli per portare tutto davanti ad un qualche tribunale, penale o amministrativo che sia. Intanto però il sindaco deve decidere, altrimenti viene subito messo in croce come inefficiente, accusa che oggi può distruggere qualsiasi politico. Gli servirebbe naturalmente poter contare su un apparato amministrativo di grande competenza e incisività, ma non è così scontato che lo abbia a disposizione.
Per completezza va aggiunto che in non pochissimi casi questa considerazione ha portato a miglioramenti economici, ma è servita non per avere nuovo personale di alta qualificazione, ma per far remunerare personale entrato con le routine che ha fatto scalate di posizioni piuttosto «interne» come se fosse di alta qualificazione. Se si fa mente locale su questo quadro non è difficile capire perché l’ex sindaco di Venezia, il prof. Massimo Cacciari, in una intervista ha dichiarato che «bisogna essere dei pazzi per voler fare i sindaci, o più prosaicamente inquadrare il fatto che le forze politiche trovano sempre più difficoltà a reclutare personalità rilevanti che accettino la sfida di questi ruoli”.
Salvatore Giacalone