“Una punta di Sal”. Artisti dimenticati: il mazarese Tommaso Sciacca

Sull’artista di recente ha scritto un libro (pubblicato dall’Accademia Selinuntina) la docente mazarese Lorena Sferlazzo

Redazione Prima Pagina Mazara
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14 Gennaio 2024 10:12
“Una punta di Sal”. Artisti dimenticati: il mazarese Tommaso Sciacca

A Mazara vi sono molti artisti dimenticati che hanno dato lustro alla città, fuori anche dalla Sicilia. Tra questi vi è Tommaso Sciacca che è stato, sicuramente, il primo artista mazarese, nato nel 1734, che abbia avuto un ruolo considerevole nel panorama artistico nazionale, tanto che, in vita, fu molto apprezzato nel solco della tradizione decorativa barocca italiana. Lo ha studiato a fondo la docente Lorena Sferlazzo che ha scritto un libro sulla vita e il percorso dell’artista e la docente Beatrice Cunsolo che lo ha presentato, qualche anno fa, lo studio sul pittore mazarese nella chiesa San Michele, una presentazione voluta dall’Accademia Selinuntina di Scienze, Lettere e Arti, che ha invitato soci e gente amanti della cultura.

Il vice presidente dell’Accademia, Mario Tumbiolo, oggi dice che “dimenticare un artista come Tommaso Sciacca non è di poco conto. La scelta della chiesa San Michele – spiega - non è stata casuale perché è stato il luogo deputato dove Tommaso Sciacca vi ha lavorato per realizzare alcuni affreschi aventi come tema “La Strage degli innocenti” e il più importante e realistico “Trionfo di San Michele sopra Lucifero” del 1766, che si può ammirare sopra la volta vicino alla cantoria, impreziositi da lamina d’oro che ricopre i festoni dei decori a stucco e le grate lignee dei matronei e della cantoria, e alcune tele degli altari laterali: “La strage degli Innocenti”, “La Sacra Famiglia” e “La morte di S. Benedetto”.

“Il Trionfo di S. Michele su Lucifero”. Decorò, inoltre, con piccoli affreschi, le volte delle varie cappelle. Affrescò, in questo periodo, anche la volta della chiesa di San Calcedonio, detta del Purgatorio e una stupenda tela del Santo. Nella Sacrestia della Cattedrale si conserva la tela ovale dei “Santi Vito, Modesto e Crescenza”. “Il libro – scrive Lorena Sferlazzo nella premessa - è un piccolo contributo ai ricordo di un grande concittadino ed intende porre rimedio, almeno in parte, al lungo silenzio che è pesato sulla vicenda umana e artistica del pittore mazarese.

Per ricostruirne l’attività mi sono avvalsa della collaborazione, attraverso un carteggio epistolare, del professore Oliver Michel che risiede a Parigi ma che ha insegnato all’Accademia di Roma e che si è avvicinato con vero amore all’arte del pittore mazarese”. Tommaso Sciacca visse per un lungo periodo a Roma, dove dipinse due tele d’altare, una destinata alla chiesa di Subiaco e l’altra per la chiesa dell’Ospedale di S. Spirito e, nel 1784, dipinse la “Maddalena in casa del Fariseo” nella chiesa della Maddalena.

Quando i Ruspoli, principi di Cerveteri, comprarono l’omonimo palazzo nel 1776, lo fecero abbellire con affreschi, chiamando, in tempi diversi, i migliori artisti dell’epoca operanti a Roma. Nel 1782, Tommaso Sciacca esegue alcuni affreschi all’interno del Palazzo Ruspoli che, via via, divenne uno dei centri mondani, noto per le feste sfarzose che vi si tenevano, più importanti della città. “Significative sono – scrive Lorena Sferlazzo – l’unità che lega l’attività iniziale a quella estrema e la coerenza dello svolgimento che collega un’opera all’altra, in modo tale che le prime testimonianze artistiche racchiudono già il germe di tutto ciò che porterà alla produzione finale che lo Sciacca eseguì nel Veneto, dove decise di abitare e finire la sua vita”.

Nel 1792 ha varcato i confini dell’Italia per dirigersi in Polonia, dove, nella parrocchiale di Petrycozy, realizzò alcune opere. Alla fine del 1794, ritorna in Italia, a Lendinara, in Polesine. Sicilia e Mazara dimenticate? Sicuramente no, perché le sue opere sono piene di luce e forse è questa luce, che le caratterizza tutte, ad un collegamento con la sua terra che lasciò giovanissimo per ritornarvi ad affrescare la chiesa San Michele di Mazara. “La luce – afferma la Sferlazzo – finisce per caratterizzare e personalizzare anche il suo cromatismo di un timbro proprio.

E questo “timbro proprio” sicuramente gli deriva dal suo essere siciliano, se è vero, come in più occasioni ha avuto modo di sottolineare Leonardo Sciascia, che nella comunità alla quale apparteniamo, nel paese dove nasciamo, risiede la nostra nozione del colore”. “Questo libro ci racconta – dice la docente Beatrice Cunsolo – il viaggio nella vita e nell’intensa produzione del pittore mazarese, un artista che è stato un fine interprete della cultura figurativa del settecento siciliano ed il cui stile, perfettamente riconoscibile, si distingue nell’ambito trapanese.

La sua terra è sempre presente nei suoi ricordi, nel suo vissuto, nella forza espressiva delle sue opere ed anche nel suo peregrinare, legato ad amici pittori e colti eruditi”. L’Accademia Selinuntina ha pubblicato il libro nella collana dei “Quaderni dell’Emporion” e sottolinea che i “proventi della vendita sono destinati esclusivamente al restauro delle opere dello Sciacca presenti a Mazara nella chiesa San Michele Arcangelo”. La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo di alcuni sponsor.

Si spera che l’Amministrazione comunale di Mazara celebri questo grande artista, come è stato per Consagra, con una manifestazione culturale di grande livello. (nella foto chiesa San Michele. Il trionfo di San Michele)

Salvatore Giacalone

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