Una monumentalità chiusa e abbandonata, ridotta ad un ricettacolo di rifiuti. E’ la chiesa barocca Santa Veneranda di Mazara del Vallo con il portare stile rococò, la cui costruzione sarebbe iniziata nel 1650 e completata nel 1788. Ecco un’altra perla della città che richiama turisti e visitatori per fotografare soltanto lo scultoreo portale, il frontone arabescato, l’architettonico balcone e gli slanciati campanili di Santa Veneranda che danno una precisa idea dei talenti del tempo: artisti ed artigiani.
I turisti però non possono visitare e fotografare le nicchie e le statue interne perché la chiesa è chiusa. Molti anni fa, si celebravano anche le messe domenicali ed si svolgevano incontri e conferenze. Qualcuno, che recentemente è riuscito ad entrare, racconta che la parte centrale è ridotta ad un ammasso di rifiuti di ogni genere, mentre le parti laterali sono sbarrate perché potrebbero cadere dei calcinacci. Le opere, grandi figure pittoriche di Santi e di avvenimenti religiosi, sono in parte scrostate, quelle scultoree sono coperte di polvere e qualcuno in pericolo di stabilità.
Fino a qualche anno fa, il Vescovo emerito Domenico Mogavero aveva dato il tempio in comodato d’uso ad una associazione,“Quelli di Santa Veneranda”, per prove teatrali legate alle festività religiose cittadine per Natale, Pasqua, festino di San Vito, alcune rappresentazioni si sono svolte sulla bella scalinata esterna. Restaurata la parte esterna, la chiesa è stata destinata ad associazioni religiose per momenti di preghiera o presentare qualche mostra. Poi venne chiusa definitivamente per la caduta di calcinacci. Ora è abbandonata a sé stessa.
Edificata nel suo allestimento originario in periodo normanno, la chiesa era annessa ad un convento benedettino; di questo assetto primigenio oggi non resta nulla, mentre si conservano alcune parti di una sua ricostruzione cinquecentesca: il soffitto a cassettoni della nave, trasformata poi in parlatorio di monache. In un’area attigua ai corpi di fabbrica più antichi venne edificata nel XVII secolo la chiesa attuale, datata dallo Scuderi fra il 1651 ed il 1680 per quanto riguarda l’interno, tra il 1680 ed il 1716 per la facciata; i campanili sono invece del 1788.
Queste valutazioni, frutto dello studio storico e della presenza di date riportate su alcune lapidi, sono avvalorate da caratteristiche stilistiche proprie del ‘600 in Sicilia. Peraltro l’ignoto architetto pare si sia ispirato a modelli precedenti di certo non propri dell’isola. La chiesa di Santa Veneranda sorge in posizione centrale rispetto al quadrilatero costituito dalla città antica, murata sino alla metà dell’ottocento. Di gusto scenografico e rococò grazie alle arricciate decorazioni del portale, ai fregi e alle nicchie, e grazie alle finestre ed alla ricca balconata in ferro, la magnificenza dell’architettura del prospetto caratterizza fortemente in senso monumentale la piazza omonima sulla quale si affaccia.
Il prospetto principale, interamente in pietra da intaglio, è a due ordini, con paraste che dividono la facciata in tre parti, sovrastate da statue che accentuano lo slancio verticale della composizione. Nicchie ornate da statue sono ricavate nelle zone laterali su tutti e due gli ordini. La facciata è in posizione obliqua rispetto all’asse principale dell’interno a croce greca con quattro absidi. Una di queste nicchie ospita una statua di Santa Veneranda (1583), attribuita agli scultori Vincenzo e Giacomo Gagini.
La chiesa nella sua parte centrale ha forma ottagonale con alte colonne tuscaniche ai vertici, che reggono una trabeazione continua. Al di sopra di questa si trova il tamburo della cupola lunettata, gli archi dei catini absidali e quelli delle volte a botte, che precedono i catini delle absidi longitudinali più profonde. Notevole il patrimonio pittorico, fra cui il quadrone dello Spasimo di ignoto autore, e molte tele di affermati pittori siciliani del ‘600 e ‘700. Un bagno di luce accoglieva il visitatore: le bianche pareti, semplici e austere, del tardo cinquecento sono la traccia per la serenità dello spirito, simbolo di pace, conforto e speranza.
La chiesa, annessa all’ex monastero benedettino, fu consacrata il 21 novembre 1716 dal Vescovo Castelli, abbadessa suor Antonina Burgio. Il prospetto della facciata rococò, è caratterizzato da una balconata a petto d’oca in ferro battuto e da una trabeazione di coronamento. L’interno si presenta semplice con le sue nicchie, l’altare centrale in marmo e con un originale ringhiera in ferro battuto che chiude l’abside. Il barocco di Mazara del Vallo si differenzia da altre città soprattutto per l’utilizzo dei materiali da costruzione.
Un itinerario siciliano ove si può cogliere uno stile che caratterizza ancora ai nostri giorni alcune città; quello stile barocco che, pur evidenziando l’originalità costruttiva di ciascuna di esse, le accomuna come in un’unica, grande scenografia architettonica ed artistica. La chiesa di Santa Veneranda, nel 2014 è stato necessario transennarla perché vi era un pericolo per l’incolumità di passanti e residenti in quanto pezzi di tufo si erano staccati dal prospetto dell’edificio.
A rilanciare la necessità di un intervento per la messa in sicurezza dell’area era stato il Comando provinciale dei vigili del fuoco che inviò una nota al sindaco ed al dirigente comunale dei Lavori Pubblici in cui si chiese espressamente che venisse effettuato con massima urgenza un idoneo transennamento con strutture fisse sottostanti l’intera facciata della chiesa ad una distanza non inferiore di sei metri. Alla fine la messa in sicurezza è stata realizzata. Oggi è continuamente meta di turisti che restano affascinati dalla monumentalità dell’edificio.
Per recuperare questa monumentalità vengono chiamate in causa il Vescovado e la Soprintendenza ai beni culturali che dovrebbero recuperare anche i finanziamenti sfruttando il PNRR per il restauro di monumenti e l’8 per mille di cui la Diocesi di Mazara ha beneficiato già per alcuni restauri come il Seminario, le chiese San Pietro e San Giuseppe ed altre monumentalità. C’è la voglia di fare?
Salvatore Giacalone