i docenti continuano a lavorare.Ogni anno appena arriva Giugno iniziano le polemiche sulle vacanze dei docenti: alcune persone parlano tanto per fare una battuta o perché hanno tempo da perdere sui social, altre perché amano fare polemica, anche inutile, sterile e vana, basta che si faccia, altre ancora per dimostrare che la loro conoscenza di scuola e docenti è maggiore di quella che hanno gli stessi operatori della scuola, infatti loro sanno tutto e la loro furbizia supera quella dei poveri insegnanti che sono in vacanza e scrivono da sotto l’ombrellone.
Di tutto ciò ho imparato a riderne e anche a compatire i poveri leoni da tastiera che con il caldo diventano più aggressivi, ma quello che realmente mi fa arrabbiare è leggere le stesse notizie assurde su riviste che si occupano di scuola, dove si dà più spazio alle critiche distruttive che costruttive.
A chiunque abbia ancora le idee confuse vorrei chiarirle: appena finiscono le lezioni e bambini e ragazzi vanno al mare i docenti non sono in vacanza, ma ogni giorno a scuola ad effettuare scrutini a scrivere giudizi, a chiudere registri a parlare di progetti per il futuro anno scolastico.
Nella secondaria di primo e secondo grado, inoltre si effettuano gli esami di maturità che alle medie finiscono a fine giugno e alle superiori entro luglio.
E’ bruttissimo lavorare anche 12 ore al giorno senza tornare a casa nemmeno per pranzo e poi, magari mentre si sta tornando a casa dopo un’intera giornata di servizio, incontrare un conoscente che fa la solita battuta: “Beata te che sei in vacanza!”
Non voglio entrare nel merito di cosa faccia lo Stato per migliorare la scuola (perché non fa nulla), ma non posso tacere sul fatto che lo Stato e il Ministero della pubblica istruzione hanno tolto gran parte della dignità che la professione docente aveva e meritava a partire dal mancato adeguamento degli stipendi dei docenti italiani a quelli del resto d’Europa. Molti docenti italiani scelgono di insegnare in Germania, per esempio, dove gli stipendi sono più dignitosi ed adeguati alle grandi responsabilità che competono a buona parte dei docenti.
La convinzione generale di Stato, genitori, aziende, associazioni varie, è che tutto debba passare attraverso la scuola e che quest’ultima debba risolvere tutti i problemi di tutti senza avere in cambio mezzi adeguati.
Io sono a favore dell’introduzione di uno psicologo in ogni istituto scolastico, con lo scopo di sostenere i docenti che in classe si ritrovano a gestire ragazzi con problemi relazionali o familiari. La scuola media, in particolare, è sempre più il momento di passaggio e di crescita dei ragazzi, una volta si diceva che l’adolescenza iniziasse a 14 anni, ora questa convinzione è ampiamente superata, il periodo che determina la formazione di un futuro uomo o donna si è spostato sempre più in basso e tra gli 11 e i 14 anni i ragazzini vivono come se, superati gli esami conclusivi del primo ciclo, debbano entrare nel mondo degli adulti.
Molti docenti cercano di seguire i cambiamenti della società, di aiutare i ragazzi nella crescita, di capire i loro bisogni e di gestire le relazioni di classe. Tutto ciò non si apprende attraverso corsi di aggiornamento che, al contrario, spesso sono completamente inutili, ma attraverso la conduzione di relazioni positive tra docenti, la collaborazione all’interno del Cdc, l’aiuto reciproco tra i docenti delle diverse materie. Per avere questa possibilità di interscambio di aiuto e informazioni tra colleghi, la cosa essenziale è la stabilità, l’inserimento in ruolo di più docenti, la stabilità dei docenti nelle scuole e nelle classi. Bisognerebbe favorire le graduatorie regionali e provinciali e consentire agli insegnanti di lavorare senza la paura di dover cambiare scuola ogni anno o più spesso.
La scuola è una cosa seria e non se ne può parlare sempre come se non fosse fatta da persone, docenti e discenti, non è un posteggio o un parco giochi, i docenti non sono babysitter e un anno scolastico ha un suo inizio e una sua conclusione. Rendiamo alla scuola la sua serietà e ai docenti il loro ruolo educativo.