La gelosia, un mostro dagli occhi verdi, che distrugge ciò che ama

Un sentimento così accecante che non è parametro d'amore bensì rischio di un conflitto violento

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
27 Aprile 2025 15:36
La gelosia, un mostro dagli occhi verdi, che distrugge ciò che ama

Parlo della gelosia che svuota le vene all'idea che l'essere amato penetri un corpo altrui, la gelosia che piega le gambe, toglie il sonno, distrugge il fegato, arrovella i pensieri, la gelosia che avvelena l'intelligenza con interrogativi sospetti, paure, e mortifica la dignità con indagini, lamenti, tranelli facendoti sentire derubato, ridicolo, trasformandoti in poliziotto inquisitore carceriere dell'essere amato" (Oriana Fallaci). 

Verso sera, entrava in stanza di terapia, con richiesta di urgenza, un uomo di 45 anni che mi chiamò colmo di rabbia, convinto di avere sorpreso la moglie in atteggiamenti ambigui con un collega. Era infuriato, una rabbia che non gli permetteva di ragionare in modo lucido, si alzava, si risedeva, gesticolava, imprecava, aveva con sé un computer ed un registratore, che contenevano le prove del tradimento. Aveva, infatti, sentito una conversazione gentile della moglie con un altro uomo, era da tempo che la spiava, convinto di coglierla, prima o poi, in flagrante.

Mi portò le sue prove minuziose e dettagliate, scandite in tempi di conversazione appuntati. Ascoltammo, lui si alzava, si risedeva, diventava di tutti i colori, come morso da una tarantola. A tratti, in alcuni punti della registrazione, stoppava, mi guardava e indicava il punto cruciale, sbarrava gli occhi, chiedendomi assenso. In realtà, la fatidica conversazione non conteneva alcun tradimento, era solo un frammento di un dialogo scherzoso. Quando glielo feci notare, andò su tutte le furie, deluso dal mio dissenso, come se attendesse la mia conferma come specialista, per poter accusare la moglie.

Il mio dissenso lo mise in una posizione di iniziale confusione, in cui mi fece riascoltare più volte il dialogo per convincermi, ma rimanendo ferma nella mia posizione, ad un certo punto si sedette chiedendomi cosa stava succedendo. Gli feci notare come l'ascolto testimone di quel dialogo scherzoso lo metteva in seria difficoltà. Analizzammo i significati ed emerse che l 'idea che i due potessero scherzare insieme, alle sue spalle, era vissuto come una ferita al suo onore maschile calpestato rispetto al suo stile educativo e il fatto che la moglie potesse divertirsi con altre persone rappresentava, per lui, la certezza di un inizio di sicuro tradimento ed una frantumazione della sua immagine di maschio dominante, idea per lui intollerabile.Inoltre, l'idea di perderla era straziante al punto tale da fomentare in lui un incredulità insopportabile.

Anche nell'Othello ritroviamo il tema della gelosia, che diviene centrale dell'opera Shakespeariniana e un potente motore psicologico e di narrazione. Desdemona muore vittima della gelosia accecante di Othello, alimentata dalle insinuazioni di Iago, che invidioso del successo di Othello e di Cassio, gode nel seminare il dubbio nella mente di Othello, facendogli credere che la moglie lo tradisse con Cassio. Spesso si sente descrivere come in amore sia necessaria la gelosia, che permette di sentire il fuoco di passione nella relazione al punto tale che in assenza di gelosia sembra non esserci vero innamoramento.

Ma può davvero un sentimento così accecante divenire un parametro per definire l'amore, quando vi è il rischio che la gelosia, unita al dubbio, possa divenire un motore che alimenta un conflitto violento? Sicuramente il sentimento della gelosia è molto potente e come viene descritto dal romanzo, può rendere pericoloso anche un uomo o una donna saldi e forti. Include ansia, rabbia, sospetto, ossessione, paura nei riguardi dell'altra persona, causata da diverse motivazioni. Il sentimento è talmente forte da essere utilizzato spesso come strumento manipolatorio, spesso femminile, con il fine di legare l'uomo a sè.

Famosi sono i giochi di seduzione, che però hanno anche un risvolto nero della medaglia e, soprattutto, vorrei ricordare che "oggettualizzano" la relazione, che per questo spesso è inappagante. La gelosia è infatti legata alla visione dell'altro come oggetto di possesso e priorità, non alla visione dell'altro come diverso da sé. Inoltre si lega all'idea di relazione come simbiosi e dell'altro come estensione del proprio sé. In parole più semplici, se l'altro fa parte di noi in modo viscerale ed è un nostro organo interno, non può esserci portato via da nessuno poiché è nostro e il dolore dello strappo durante il furto sarebbe insopportabile, come lo strappo di un organo interno.

Se l'altro è un mio organo, come il mio cuore, è interno e non esterno e differente, quindi mio e non di nessun altro. Questo tipo di relazione simbiotica è antica ed è stata imparata durante l'infanzia, periodo in cui è mancato un importante processo: quello dell' individualizzazione e differenziazione rispetto all'altro, non correttamente guidato dall'adulto caregiver. Un adulto correttamente individualizzato conosce e riconosce i propri confini e soprattutto vede dove finisce lui ed inizia l'altro.

Questo è un processo essenziale per la comprensione del concetto di libertà. Se per libertà intendiamo il rispetto del confine, non può esservi libertà senza la comprensione e la visione del confine stesso. Diviene, così, un importante motivo per cui la sola legge sul femminicidio, introdotta, non è abbastanza per fermare l' atto violento. Essa punisce l'atto già compiuto o potrebbe fare da deterrente inquadrando il gesto violento, ma non cura l'impulso, dettato dalla non gestione dell'emozione e del sentimento legati al vuoto dall'assenza, che diventa, talvolta, insostenibile.

Per questo è necessario investire in una nuova cultura non violenta che si basa su canoni di autonomia e identitari differenti. Quando il Sé è saldo, nessun gioco manipolatorio può incidere come quello di Iago nell'Othello, gioco manipolatorio che può innescare persino un dramma, tenendo conto che il geloso, uomo o donna che sia, è una persona emotivamente fragile da cui può conseguire un gesto impulsivo violento, che può riprodursi in un litigio, in una violenza fisica, in una persecuzione paranoica, in uno stalking, in un comportamento ricattante, in una manipolazione emotiva, in un vincolo della libertà dell'altro, soprattutto se la fragilità emotiva nella gestione del vuoto si unisce ad un retaggio culturale di tipo patriarcale, che necessitano di un percorso psicoterapeutico.

Dott.ssa Anna Maria Tranchida, psicoterapeuta.

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