Ultime della sera: “Oriente e Mente = Oriento e Mento”

l’Equazione che spiega il vero senso dell’orientamento scolastico odierno

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
19 Febbraio 2022 18:30
Ultime della sera: “Oriente e Mente = Oriento e Mento”

Non è più vero che guardando ad Oriente, oggi, la nostra mente si orienta. Se oriento o mi oriento, mento a me stesso ed agli altri, poiché la realtà oggi disorienta.

Perché è importante la “Scuola” come sistema educante?

L’Antropologia organizzativa ci indica che il senso di tutte le organizzazioni create dall’uomo (evoluzione culturale: necessità ontologica dell’umana natura) si spiega in quanto servono per farci sopravvivere alla smisurata forza del resto del Creato, rispetto all’esiguità costitutiva della specie umana.

La Cultura ci permette di “ingegnarci” per scampare ai pericoli, per procacciarci il cibo, per costruire ricoveri che ci riparino, per curarci, per impostare una relazione “sostenibile” con la natura e le altre creature del Creato, per evolvere. La Cultura ci permette di crescere, di sapere ed apprendere dalle nostre esperienze, dagli errori, dalla storia, di lasciare traccia delle nostre testimonianze, di leggere e di scrivere. Tutto ciò è possibile coltivarlo per proprio conto, ma arriva un momento in cui se cacciamo, non possiamo scrivere, se costruiamo un ricovero non possiamo curarci, ecc.

Ad un certo punto ci si ritrova a sperimentare la propria limitatezza e quindi a convenire che l’uomo è un essere finito, limitato e non onnipresente. E’ sempre la Cultura che spinge l’uomo ad organizzarsi, per sopravvivere. Così ci rendiamo conto che dobbiamo e conviene organizzarci, altrimenti soccombiamo alla realtà straripante di stimoli, che poi possono rappresentare delle vere minacce. Senza la relazione con i nostri simili, senza la connessione con altri uomini, non si crea alcuna organizzazione.

Il senso dell’organizzazione nell’uomo, nasce per superare il proprio limite costitutivo e traguardare una misura più ampia che ci contiene, ma non ci “opprime” (sin tanto che l’organizzazione è sana e funzionale, ovvero rispondente all’esigenza umana per cui è sta costituita). In questo modo, mentre noi ci dedichiamo ad una buona lettura, siamo tranquilli che c’è un’organizzazione che ha procacciato il cibo per noi e ce lo vende all’occorrenza, liberandoci dal tempo della coltivazione e dal tempo della caccia, e così via.

Perché, quindi, è importante la Scuola?

Perché è l’”agenzia primaria” costruita dall’uomo per organizzare i suoi bisogni di apprendimento culturale: sviluppare il suo senso critico, ricevere risposte alle sue curiosità, formarsi alla sopravvivenza apprendendo competenze, accrescere la sua conoscenza e la sua relazione con la natura e quindi avvalersi delle proprie scoperte scientifiche, migliorare il suo benessere durante l’esistenza in vita, ma soprattutto migliorare la relazione con gli altri pari, ovvero creare un ordine sociale che lo faccia vivere in armonia, progettando organizzazioni sempre più rispondenti ai bisogni, vecchi e nuovi.

Oggi, quindi ancor di più, per sopravvivere e governare la complessità delle interconnessioni della società globale e la singolarità - o esponenzialità - tecnologica gli uomini hanno bisogno di continuare a maturare conoscenze e apprendere competenze nuove.

In questo periodo storico, in cui le relazioni sociali mutano costantemente, la conoscenza e le competenze non possono considerarsi fisse, o quantomeno definitive. L’unica costante può essere solo il senso critico con cui si apprendono conoscenze e competenze. Il senso critico è il fattore fondamentale del metodo sperimentale della scienza. Senza di esso la Scienza si limiterebbe - come troppo spesso succede - a riprodurre una serie di teorie che rispondono al medesimo paradigma. Si tratta della scienza come dogma. Abbiamo invece bisogno di un metodo scientifico che smonti i dogmi.

L’organizzazione scolastica - che comprende la scuola dell’obbligo e la scuola che fornisce titoli di studio con valore legale, è rimasta pressoché - fatte le solite eccezioni - immobile e immune alle trasformazioni sociali.

Imparare ad imparare attraverso il senso critico del metodo sperimentale della scienza, pertanto, dovrebbe essere il punto di partenza su cui possa poggiare la necessaria riforma del sistema dell’educazione, ovvero dell’organizzazione “Scuola”.

Da qui deriva anche che non possiamo limitarci alla Scuola come unico momento e luogo dell’apprendimento delle conoscenze e delle competenze. Si continua ad apprendere ben oltre l’età scolastica - formazione continua o long life learning. Si apprende in ambiti molteplici, oltre la Scuola, ma a partire dalla Scuola.

Dobbiamo chiederci con coraggio se il sistema scolastico così come è strutturato oggi ha ancora senso: - se è didatticamente in grado di rispondere all’obiettivo di aiutare gli individui a imparare attraverso il senso critico, - se è in grado di stimolare all’apprendimento e l’elaborazione di nuove conoscenze, - se è sufficientemente adeguata a rispondere alle sfide delle trasformazioni che stanno profondamente cambiando i rapporti di convivenza, l’ordine sociale, ma anche la nostra relazione con la Natura.

È certamente una Scuola ricca di conoscenze e competenze, spesso del passato. Ma è una Scuola povera di quel senso critico che serve a dare dignità a quelle medesime conoscenze del passato e a elaborare quelle del futuro: dovremmo ripensarla dandole una nuova missione, una nuova organizzazione, un nuovo ruolo sociale, altrimenti finirà per essere un mausoleo a cui i nostri ragazzi sono obbligati, piuttosto che un luogo della curiosità e della creatività.

La stessa Pandemia ha contribuito ad accelerare esponenzialmente questo senso di inadeguatezza della Scuola e ciò dovrebbe motivarci a riformare il sistema, più generale, dell’educazione e della formazione, ovvero una profonda trasformazione della didattica da cui dipendono i processi di apprendimento.

E’ necessaria una struttura didattica nuova dal momento che oggi il sapere è un sapere condiviso, e la nozionistica scolastica non serve più a nessuno, tanto meno a dei giovani studenti con cui bisognerebbe, invece, lavorare al fine di sviluppare un senso critico autonomo. La scuola deve alimentare la creatività, incoraggiare la curiosità, premiare l’intraprendenza, solo in questo modo possiamo mettere i nostri giovani nelle migliori condizioni per affrontare l’esistenza, la loro sopravvivenza ed un mondo del lavoro in costante trasformazione.La generazione del posto fisso non esiste più, anche la riforma del lavoro passa attraverso la riforma della scuola.

E’ arrivato il momento di accantonare il vecchio paradigma scolastico delle lezioni frontali, in cui l’insegnante fornisce informazioni che lo studente assimila passivamente. Poniamo ai giovani problemi che debbano risolvere, con pazienza ed estro, senza timore di sbagliare ma con lo stimolo a fare sempre di più e a farlo meglio. Anche le aziende hanno modificato il loro approccio, nello scegliere un giovane candidato per una posizione aperta, si affidano alle sue capacità pragmatiche nel risolvere problemi, nel fare gioco di squadra e nel proporre idee sempre nuove ed originali.

La questione, pertanto, non si può limitare a come creare nuovi posti di lavoro, ma a qualiposti di lavoro creare.

E’ questa la vera “Partita del futuro”, allenarsi ad esso, puntare sulla trasformazione del sistema didattico, del sistema di apprendimento, concedendo ai ragazzi la possibilità di misurarsi con il cambiamento e di vincere la sfida.

La Scuola è stata ed è una delle organizzazioni maggiormente colpite dall’emergenza pandemica e che non è in grado di definire chiaramente le proprie modalità di ripartenza. L’esigenza di riorganizzare la didattica a distanza ha imposto ai docenti una profonda analisi anche rispetto all’efficacia e ai limiti della didattica tradizionale. Così, si avverte con urgenza, oggi, l’esigenza di ripensare i tempi e i modi di “fare scuola” e le finalità stesse di ogni attività didattica. Sicuramente alcune delle attività più penalizzate dall’emergenza sono stati i PCTO e in particolare l’orientamento. Se la finalità della Scuola è anche quella di preparare le future generazioni al mondo del lavoro che verrà, questa necessità di ripensare completamente la didattica (con attività online ed attività in piccoli gruppi, anche fuori dall’aula scolastica) rappresenta anche una grande opportunità.

Le attuali previsioni, però, parlano chiaro: il prezzo più alto di questa pandemia in termini economici e occupazionali sarà pagato dai nostri giovani.

Non possiamo allora permetterci di “abbandonarli” di fronte alla sfida più grande: l’orientamento ossia la necessità di ri-definizione dei loro obiettivi di studio e di lavoro in questo momento storico di incertezza e grande trasformazione. I servizi di orientamento del nostro Paese sapranno cogliere questa sfida?

Ma i giovani come vedono il loro futuro? “Compromesso e con poche prospettive” secondo i dati della recente indagine dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo “Essere giovani ai tempi della pandemia”. Non preoccupa solo il 60% degli intervistati tra i 18 e i 34 anni (2000 italiani e 1000 stranieri) che indica la certezza di conseguenze negative sul proprio futuro a causa del COVID 19, ma soprattutto la tendenza dei giovani italiani ad abbandonare – e non semplicemente posticipare e ricalendarizzare – i propri progetti di vita, almeno nel breve termine.

E’ urgente intervenire! I sistemi di orientamento devono cogliere questa sfida e sostenere la partecipazione attiva e strutturale dei nostri giovani alla costruzione individuale e collettiva del “New Normal” immaginando un mondo diverso, un mondo migliore per loro e per gli altri. Una grandissima domanda di aiuto di una popolazione spaventata e disorientata che nei giovani esprime le potenzialità più forti, ma più compromesse, una domanda di innovazione generativa per il futuro.

A questo scopo, è necessario ripensare i servizi di orientamento e cogliere questa grande opportunità di cambiamento. Ora è necessario comprendere meglio le nuove esigenze e mettere in campo immediatamente strumenti, canali e risorse diversificati e flessibili. L’obiettivo è costruire un giusto mix di interventi e infrastrutture digitali capaci di intercettare i giovani e, in prima battuta, fargli comprendere che “non sono soli” per poi costruire o consolidare una nuova relazione di fiducia.

L’orientamento si basa da sempre sulla relazione di fiducia e sulla capacità di collaborazione tra servizi e coloro che li utilizzano per condividere idee, speranze e progetti per il proprio futuro. Questa fiducia, sulla quale si basa qualunque intervento di orientamento, in questo momento storico rappresenta forse, soprattutto per i giovani, la “chiave di volta” nel difficile percorso di ricostruzione dei propri obiettivi di studio, di lavoro e di vita.

[vedi Manifesto per l’orientamento in Italia, sottoscritto il 4 gennaio 2008, ma poco diffuso ed applicato!]

di Cinzia ROSSI

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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