Ultime della sera: “Il rabbino di Cracovia”

Una celebre storiella ebraica mette in evidenza un lato caratteriale dei siciliani.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
28 Maggio 2021 18:30
Ultime della sera: “Il rabbino di Cracovia”

Un giorno il rabbino di Cracovia interruppe le sue preghiere con un lamento per annunciare di aver appena “visto” la morte del rabbino di Varsavia, duecento miglia distante. L’assemblea, benché afflitta, fu molto impressionata dalla capacità di visione del suo rabbino. Alcuni giorni dopo alcuni ebrei di Cracovia si recarono a Varsavia e con grande sorpresa videro il rabbino di quella città che officiava in discreta salute. Al loro ritorno, confidarono la notizia ai fedeli e si cominciò a ridacchiare. Ma alcuni irriducibili discepoli presero le difese del loro rabbino; anche ammettendo che egli poteva essersi sbagliato in qualche particolare, esclamarono: “Però, che visione!”.

Questa storiella sembra mettere in ridicolo la capacità umana di giustificare una credenza finanche di fronte a prove contrarie. Ad un siciliano potrebbe sembrare ancora più ridicola e men che mai verrebbe in mente un livello più profondo. Essa appare tanto ridicola da mettere in cattiva luce persino chi la racconta. Tuttavia ad un livello meno superficiale si può notare come invece difenda ed esalta il pensiero di visione anche quando questo è errato.

L’aneddoto viene citato per introdurre una caratteristica della “modernità”, ovvero la capacità di creare “valore” attraverso la visione immaginativa.

Per “valore” intendiamo ogni “condizione o stato che l’individuo o la collettività reputa desiderabile, attribuendogli significato e importanza particolari e assumendolo a criterio di valutazione di azioni e comportamenti”.

La storiella in definitiva suggerisce che è meglio avere una visione, anche se suscettibile di errore, piuttosto che nessuna visione. In suffragio di questa tesi si porta l’esempio di Montesquieu il cui ragionamento era un trionfo di immaginazione privo di sostanziale fondamento, tuttavia ha contributo allo sviluppo positivo della società. Altri esempi possono essere fatti, tra i quali uno dei più noti è il “Sogno Americano”.

L’immaginazione può manifestarsi in svariati ambiti, tra questi il primo da considerare è chiaramente la scrittura, e quindi la letteratura, specchio della società.

Ora, se dalla letteratura italiana si potesse estrapolare quella “siciliana”, si potrebbe forse notare che nessun autore siciliano abbia mai osato “immaginare” per i siciliani comportamenti etici diversi da quelli esistenti.

Verismo, Naturalismo, Realismo sono legati alla tradizione e alla identità siciliana, tesi a mettere in luce gli aspetti anche negativi, inclini alla denuncia e alla critica ma incapaci di creare valore. Si potrebbe infine rilevare che nessun autore siciliano sia stato in grado di immaginare nei propri racconti una società siciliana regolata da “valori” diversi da quelli esistenti o passati.

Quanto detto si potrebbe annoverare come uno tra i più salienti aspetti che circostanziano le differenze esistenti tra un Manzoni e uno Sciascia.

di Domenico RIPA

Foto: Shabbat di Chaim Goldberg

La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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