Un momento storico complicato il nostro, con un piede fuori (o quasi) da una pandemia che è costata lacrime e sangue ad ognuno di noi negli ultimi due anni e minacciosi venti di guerra che spirano nel cuore della nostra Europa. Non sono affatto ombre lontane ma spettri minacciosi che si affacciano appena dietro l’angolo della nostra esistenza. E’ un momento difficile e complesso da gestire a partire dalla parte più intima di noi stessi, prima che nel rapporto con gli altri. Chi ha fede prega e si affida al Creatore, agli agnostici non resta altro da fare che sperare in meglio.
Per i credenti oggi, mercoledì delle ceneri, è un momento di riflessione profonda sulla precarietà della vita terrena. Polvere siamo e polvere ritorneremo ad essere recita la Bibbia. Oggi comincia il cammino spirituale (verso la Pasqua), e si concretizza nel rito che viene celebrato nella santa messa: l’imposizione da parte del Sacerdote e sulla testa dei fedeli, delle ceneri sacre e benedette ottenute bruciando i rami d'ulivo della Domenica delle Palme dell'anno precedente.
Un momento mistico e profondo, di grande pathos e sentimento. Ma anche di conforto e sollievo. L’idea stessa di affidare nelle mani di un essere superiore il proprio destino e la propria esistenza, rende tutto meno greve e pesante. Una maniera più lieve e meno aggressiva per abbandonarsi all’ineluttabilità della vita umana.
Per quanti invece non credono che quello di oggi sia solo un pezzo del cammino, la faccenda si fa più complessa. Non avendo come obiettivo ultimo una ricompensa da conquistare nell’Aldilà, si arrabattano come possono nel qui e adesso, combattendo battaglie improponibili e spesso inutili che hanno come unico scopo quello di fuggire dall’angoscia del quotidiano.
Tra le tante attività che si rincorrono spasmodicamente nella speranza di rallentare il pensiero e con esso l’ansia che sale vertiginosamente, un posto di primo piano lo conquista la lettura. Mai attività fu più corroborante per lo spirito per chi scrive.
E siccome penso che in questo momento, al di là della fede o dell’introspezione, ognuno di noi necessità di distrarsi dalle brutture e dalla follia del tempo attuale, mi permetto di suggerirvi la lettura di questa pagina. Un po’ per sviare la mente da brutti presagi e un po’ per ricordare a tutti noi che a volte è davvero inutile combattere contro gli eventi. Del resto: “Polvere siamo e polvere ritorneremo”. O per dirla alla maniera di mio nonno: “Tanto comunque nessuno di noi ne uscirà vivo”.
Vi lascio a “Marzo e la leggenda dell'assassinio della vecchia” sperando che anche per voi sia di sollievo come lo è stato per me. Buona lettura
Marzo: deriva dal latino Martius in omaggio a Marte, dio romano della guerra, ma anticamente riconosciuto anche come protettore della natura e della fertilità. Marzo rappresentava il primo mese dell'anno secondo il calendario di Romolo.
Per la sua imprevedibilità marzo era temuto dai contadini siciliani ed era visto come il nemico degli anziani che spesso si ammalavano non reggendo alla variabilità del tempo marzolino, ovviamente esiste una storia siciliana che spiega quest'avversione di marzo per gli anziani.
Narra la leggenda che il mese di marzo una volta era composto da 28 giorni e aprile da 33 giorni.
Finito febbraio iniziò marzo con il suo tempo sempre incerto, un giorno pioveva e faceva freddo, il giorno successivo c'era sole e caldo...
Quando marzo arrivò vide una vecchietta e preso da ardore gerontofilo s'innamorò di lei.
Le chiese di sposarla ma la vecchina rispose di no perché "marzu ha statu sempri tintu", cioè marzo è stato sempre cattivo.
Ci volevano pochi giorni per poter completare il mese e marzo non era ancora riuscito a convincere la vecchietta la quale lo rifiutava in continuazione sempre con la stessa motivazione. L’anziana, la sera del 28, esclamò: “E ora chi a finisti di fari u pazzu, misi strunzu”.
Marzo sentendo questo, si offese come solo un mese primaverile può fare, parlò con suo fratello aprile chiedendogli di prestargli tre giorni per fare morire la vecchietta che tanto lo disprezzava.
Il fratello gli prestò i giorni e furono talmente tanto freddi che la vecchia morì rimanendo "mpassuluta" (come l'uva passa, stecchita, secca).
Da allora gli ultimi tre giorni di marzo, ossia 29, 30 e 31, furono chiamati Giorni della Vecchia o Giorni imprestati, nei quali solitamente si ha un ritorno del freddo; anzi vengono considerati tra i giorni più freddi di tutta la Primavera.
Buon Marzo a tutti e attenzione alle sue idi.
di Carmela BARBARA
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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