Ultime della sera: “Fenomenologia di Mc Donald’S

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
22 Maggio 2020 18:46
Ultime della sera: “Fenomenologia di Mc Donald’S

Ancora a metà degli anni ’80 il Mc Donald’s più vicino per chiunque vivesse in Italia si trovava a Nizza, nei pressi della Promenade des Anglais. Era una tappa obbligata: il confine di Ventimiglia dava accesso a mezza Europa: Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Regno Unito; allora si viaggiava in auto, le low cost non esistevano; di solito si programmava un pernottamento sopra Montecarlo ( su, sulla moyenne corniche, si trovavano sempre alberghetti decenti a pochi franchi ), per poter fare un salto al Casinò; naturalmente non capitò mai che ci si pagasse una gita con la vincita, ma di un en plein fatto puntando alla roulette sul numero della stanza d’albergo si parla ancora oggi.

L’indomani, però si faceva tappa al Mc Donald’s di Nizza. Immancabilmente. In verità l’anno in cui ci passai io, il 1986, la catena aveva già aperto, pochi mesi prima, il suo primo ristorante in Italia, a Roma, in piazza di Spagna; ma la tradizione nizzarda venne comunque rigorosamente rispettata. Allora, ogni nuova apertura di un Mc Donald’s era un evento memorabile: ora non ricordo perché, per vederlo in Italia, si dovette aspettare così tanto. Ma ricordo benissimo che pochi anni dopo, nemmeno 3 mesi dopo la caduta del muro di Berlino, aprì il primo Mc Donald’s a Mosca, sulla piazza Rossa: era il 31 gennaio 1990.

Mosca, allora, era ancora la capitale dell’Unione Sovietica: ma l’inconfondibile marchio della grande ‘M’ dimostrava già, in maniera lampante, che la guerra fredda era finita: una guerra dove i vincitori non piazzarono le loro bandiere, come sulla collina di Iwo Jima o sul Reichstag di Berlino, come quasi 50 anni prima, ma i loro brand più importanti. Mi piace pensare, o forse, mi piace che si pensi che lo pensi, che nella fenomenologia di Mc Donald’s il suo prodotto principale, l’hamburger, sia l’elemento meno importante, al limite dell’irrilevanza.

Mc Donald’s è, innanzitutto, iconografia anni ’50, quegli anni ’50 che, quale epopea americana, chiunque è spontaneamente indotto a considerare una specie di età dell’oro, a cominciare, naturalmente, da chi non li ha vissuti; chi, invece, c’era negli anni ’80, forse ricorderà come, in un film futuristico, si ipotizzavano locali in stile anni ’80 che si sarebbero aperti negli anni 2000; ma oggi che ci siamo, negli anni 2000, nessuno apre locali in stile anni ’80, ma si trova ancora qualcuno che arreda i propri in stile anni ’50 del XX secolo.

Mc Donald’s, s’intende, è anche una valida idea imprenditoriale sostenuta da accurati studi di efficienza e ritrovati originali, come l’ostentazione del processo produttivo che mette il cliente in condizione di sbirciare cosa accade in cucina, restandone ( forse! ) rassicurato, la formula mista asporto/consumo sul posto, e la possibilità d’intrattenersi in un ambiente confortevole, igienico perché continuamente pulito, nonostante il continuo via vai, ed attraente, soprattutto per i più piccoli, un fattore che mette pace in famiglia! Una formula di grande successo, pluri-copiata e destinata, appunto, a tramutarsi in fenomeno, sia esso grande, come la firma di fatto della capitolazione del comunismo reale, o piccolo, come la sosta obbligata in Costa azzurra di 4 amici ai primi viaggi all’estero o, più tardi, le spedizioni familiari la domenica, promesse in settimana ai bambini se fossero stati buoni, alla rotonda di via Notarbartolo di Palermo dove aprì uno dei primi Mc Donald’s in Sicilia.

A Mazara lo aspettiamo ancora, ma consola che sia mazarese l’imprenditrice che gestisce i due presenti in zona: chi lo avrebbe detto ai tempi di Nizza! Mi rendo conto che qualcuno, soprattutto qualche mio amico buongustaio ( nel suo caso non a torto ) potrà trovare esagerato questo mio panegirico del most famous hamburger in the world altrimenti (s)qualificato come il più banale dei junk food. Figurarsi se il mondo gira intorno ad un panino! Figurarsi se la comprensione di comportamenti, scelte ed orientamenti della popolazione terrestre possano dipendere dal marchio americano! Cosa potremo mai comprendere di un abitante dell’altra parte del mondo entrando in un Mc Donald’s? Molto.

La risposta è: molto. Risposta che non do io, ma gli economisti che hanno elaborato diversi indici per poter confrontare il diverso tenore di vita fra le diverse popolazioni mondiali, il cosiddetto PPP ( Purchasing power parity ) riferito sia ad un Paese che al singolo cittadino di quel paese. Pare che nessuno batta, per accuratezza, il Big Mac Index: che altro non è la tabella che confronta il prezzo di un Big Mac burger non solo nelle diverse valute, ma anche in diversi paesi con la stessa valuta.

In parole povere, se entrando in un Mc Donald’s di Zurigo ti chiederanno 6,71 franchi svizzeri, pari a $ 6,91 per un Big Mac ti renderai conto di quanto sei poveretto in Italia dove di dollari ne bastano 4,20 pari a 3,85 €, mentre, se con la stessa cifra, tradotta in rupie, lo potrai offrire anche alla tua fidanzata, oltre a prenderlo per te, avrai istantaneamente chiara la situazione economica in India. Difficile, oggi, trovare un bene di consumo più universale di un hamburger Mc Donald’s! Ma secondo me il Big Mac index ti dice pure qualcosa di più: certi popoli non si giudicano solo dal tenore di vita: spiegatemi, per esempio perché un Big Mac costa € 3,85 in Italia, ma solo € 3,65 in Germania e € 3,60 in Francia.

C’entra il PPP? Naturalmente no, in Francia e Germania il tenore di vita è superiore…Allora che significa? Che il Big Mac si sbaglia? O che dobbiamo farci qualche domanda? Niente male, ammetterete, per una cibaria da adolescenti o poco più, direte voi. D’accordo. Ma questo permette di farne un ulteriore parametro, non più economico, ma psico-pedagogico per valutare crescita e maturazione dei giovani. Addirittura? Addirittura, e stavolta rispondo io, non l’ordine nazionale dei psico-pedagogisti: vi garantisco che quando i vostri figli cominceranno a chiedervi un hamburger gourmet, che non troverete certo da Mc Donald’s, ( a proposito: noi italiani siamo diventati bravissimi a farli, quelli gourmet, e, per fortuna li facciamo un po' dappertutto ) potete stare certi che la successiva richiesta saranno le chiavi della vostra auto! Danilo Marino ( nella foto: la tabella di un Mc Donald’s di Tokyo: 390 Yen corrispondono a € 3,33 )

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