Sedi scout vandalizzate, la risposta è nella proposta educativa

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
22 Gennaio 2020 18:01
Sedi scout vandalizzate, la risposta è nella proposta educativa

Perché in Sicilia, in pochi mesi tre sedi di gruppi scout vengono prese di mira da ignoti e vandalizzate? Mineo, Marsala ed infine pochi giorni fa Ramacca. Infatti al ritorno delle vacanze di Natale, i ragazzi e i capi del gruppo scout di Ramacca, un paese che conta poco più di 10.000 anime in provincia di Catania, hanno trovato la propria sede devastata: i serramenti rubati, la cisterna rotta e altri danni alla struttura. Chi si prende la briga di devastare le “case” della più grande associazione mondiale che si occupa di educare le nuove generazioni? Ovviamente non c’è nessuna rivendicazione, ma i sospetti guardano tutti verso lo stesso punto, la “mafia” o meglio le “mafie”, anche perché questi episodi di becero vandalismo hanno coinvolto molte sedi del Sud Italia, soprattutto quelle che si trovano in beni confiscati alla criminalità organizzata.

Dal 1992, anno delle stragi di mafia di Falcone e Borsellino, gli scout hanno scelto di testimoniare concretamente la lotta alle mafie abitando case e terreni confiscate a mafia, camorra e ‘ndragheta, trasformando dei luoghi di morte in luoghi di crescita educativa per i giovani. Le mafie non hanno paura della magistratura, del carcere, delle coercizioni, delle forze dell’ordine, ma temono fortemente l’educazione e chi se ne fa carico, ricordiamo il martirio di don Pino Puglisi ucciso dalla mafia nel suo quartiere palermitano di Brancaccio o di don Peppe Diana parroco di Casal di Principe, ucciso dalla camorra, sacerdoti con la promessa scout cucita nel cuore, o come l’insegnante Giovanni Trecroci, vicesindaco e assessore ai lavori pubblici di Villa San Giovanni, ucciso della ’ndrangheta, anche lui capo scout.

Voglio ricordare adesso con le parole di Paolo Alacevich nel suo libro “Scautismo, umanesimo cristiano” le fondamenta della proposta educativa scout: La proposta scout, quindi, pur identica per tutti i ragazzi del mondo, può essere vissuta nei diversi contesti culturali e religiosi: i suoi principi ispiratori universali, sintetizzati nella Promessa, nella Legge scout e nel Motto, manifestano, comunque, i caratteri di un umanesimo di chiara matrice cristiana, in cui l’impegno dell’uomo per realizzarsi e vivere la piena felicità è visto come inscindibile dall’aiuto di Dio.

La Promessa, infatti, recita: “Con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio: - per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese; - per aiutare gli altri in ogni circostanza; - per osservare la Legge scout”. Con questa Promessa, pronunciata a circa 12 anni in atmosfera solenne e raccolta davanti ai suoi compagni e nelle mani del suo giovane capo-fratello maggiore, il ragazzo non solo “entra a far parte della grande famiglia degli Scouts”, ma si impegna di fronte a Dio ed al mondo, forte della fiducia che sente riposta in lui e della libertà con cui aderisce a questo ideale, per giocare un ruolo responsabile nella vita.

Il ragazzo mette in gioco il suo onore, sapendo che lungo questa strada impegnativa l’importante non sarà mai l’essere arrivato, quanto l’essere sempre in tensione, facendo del proprio meglio. Promettere è atto di libertà e responsabilità, richiede convinzione e fedeltà: la Promessa crescerà con il ragazzo, dai primi impegni della fanciullezza fino ai più gravi doveri dell’età adulta. È già atto “adulto”, anche se compiuto da un ragazzino, ed impegna senza un termine, “se piace a Dio per sempre”, come viene espresso dal detto: “una volta scout, sempre scout”.

La Legge, a sua volta, è un breve decalogo di atteggiamenti interiori e di valori morali che danno una direzione al ragazzo, proposti in chiave positiva per accentuarne la percorribilità; non, quindi, divieti o rigide norme, ma un orientamento verso una vita felice: “La Guida e lo Scout: 1. pongono il loro onore nel meritare fiducia; 2. sono leali; 3. si rendono utili e aiutano gli altri; 4. sono amici di tutti e fratelli di ogni altra Guida e Scout; 5. sono cortesi; 6. amano e rispettano la natura; 7.

sanno obbedire; 8. sorridono e cantano anche nelle difficoltà; 9. sono laboriosi ed economi; 10. sono puri di pensieri, parole e azioni”. Ricordiamo, infine, anche il Motto, diverso a seconda dell’età, che in una sola parola di imme-diata presa sui ragazzi sintetizza il positivo atteggiamento verso la vita e gli altri. Un orecchio attento ne riconosce facilmente l’origine biblica ed evangelica: “Eccomi” e “Del nostro meglio” per i lupetti e le coccinelle; “Siate pronti” per gli esploratori e le guide; “Servire” per i rovers e le scolte.

Io non so rispondere alle domande che mi sono posto all’inizio di questo articolo, però sono sicuro che la promessa che ho pronunciato il 10 marzo del 1985 davanti alla mia comunità la manterrò fino alla fine dei miei giorni terreni, cosi come sono altrettanto sicuro che la manterranno gli oltre 200.000 scout italiani, e che continueremo a “sorridere e a cantare” consapevoli che come ci disse Baden Powell, il fondatore dello scoutismo, “il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri”.

Francesco Sciacchitano

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