Il Tribunale di Marsala in composizione monocratica ha condannato Brignone Tommaso, Stassi Paolo Maurizio, Barraco Giuseppe e Riganò Alessio, alla pena di anni 2 e mesi 9 di reclusione ciascuno, oltre al pagamento delle spese processuali, al risarcimento dei danni in favore della parte civile costituita Casarrubia Angelo rimettendo le parti innanzi al giudice civile, assegnando la provvisionale di euro 1.000. Gli imputati sono stati condannati anche alla rifusione delle spese processuali sostenute dalla parte civile liquidate in euro 1.800. Ha dato lettura del dispositivo di sentenza il giudice Francesca Maniscalchi che ha applicato una pena più severa a fronte della richiesta avanzata dal Pubblico Ministero Ignazia Uttoveggio di anni 1 e mesi 3. Gli imputati, sono stati assolti dal reato di danneggiamento -dell’autovettura di Casarrubia- perché il fatto non sussiste. Gli imputati sono accusati dei reati di danneggiamento, lesioni, incendio: in concorso tra di loro, (Brignone Tommaso, Stassi Paolo Maurizio Barraco Giuseppe, Riganò Alessio, difesi di fiducia rispettivamente dagli avvocati Pietro Marino, Ignazia Rallo, Giacomo Frazzitta e Aurelio Lombardo) avrebbero aggredito verbalmente Casarubbia Angelo minacciandolo e pronunciando frasi come "figlio di putt*, sei corn* e tua madre è tro*, ti puliziamo, ti levamo di nnu mezzo".
Gli stessi, dopo aver sfondato la porta di ingresso dell'abitazione della vittima, vi si sarebbero introdotti contro la sua volontà, commettendo violenza sulle cose. Altresì avrebbero reso inservibile l'autovettura di Casarrubia infrangendo il parabrezza con una grossa pietra e dandola alle fiamme (assolti solo per questo fatto, perché il fatto non sussiste, n.d.A.). Durante il corso dell'esame degli imputati, Stassi Paolo Maurizio, riferiva che mentre girava col motore insieme a Riganò Alessio nel cortile interno delle palazzine, a un tratto vedeva Casarrubia affacciato dal balcone del secondo piano della sua abitazione, inveirgli verbalmente non riuscendo a distinguere le parole, e lanciargli un vaso in terracotta, senza colpirli. Stassi, cercando di capire il motivo del gesto (Casarrubia invitava i soggetti a desistere dall'impennare i loro motori, in quanto il proprio figlio è autistico e il rumore produce un effetto negativo sulla salute, n.d.A) si avvicinava all'entrata dello stabile dove, a detta dell'imputato, trovava Casarrubia puntargli contro un fucile subacqueo minacciandolo di andar via. Casarrubia avrebbe, a suo dire, inferto un colpo con il fucile tra collo e nuca dell'imputato.
Per questo fatto, l'imputato veniva condotto in ambulanza al nosocomio marsalese e altresì denunciava Casarrubia. Tuttavia, in un altro procedimento a carico di Casarrubia per questi ultimi fatti enunciati, lo stesso veniva assolto perché il fatto non sussiste.