Mazara, 60 giovani immigrati nell’ex Commissariato di Polizia di via Toniolo. Continua il business dei migranti in Città.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
01 Agosto 2016 07:56
Mazara, 60 giovani immigrati nell’ex Commissariato di Polizia di via Toniolo. Continua il business dei migranti in Città.

Mazara del Vallo si conferma uno dei principali centri di accoglienza per giovani migranti: la loro gestione sta diventando una delle maggiori fonti di reddito nella Città del Satiro considerata la crisi delle attività tradizionali ed il mancato decollo del settore turistico-alberghiero. La conferma arriva dall’aperura di un altro centro di accoglienza in Città.

La Regione ha, infatti, autorizzato l’entrata in funzione di una struttura gestita dalla cooperativa sociale “Sole”, che ha sede legale a Marsala. Il nuovo centro di primissima accoglienza si trova in via Toniolo (vedi foto), in un palazzo, di proprietà privata, che fino ad un anno fa era la sede del Commissariato di Polizia di Stato (adesso dislocato in via Sansone in un immobile confiscato alla mafia). Il Centro ospita da qualche giorno 60 minori immigrati. Il Decreto di autorizzazione è stato firmato dal dirigente Antonino Arrigo del Dipartimento regionale per la Famiglia, per l’attivazione della nuova struttura hanno rilasciato parere positivo sia il comune di Mazara del Vallo che l’Asp di Trapani. L’autorizzazione ha validità semestrale, periodo entro il quale la cooperativa dovrà richiedere l’iscrizione all’Albo Regionale delle Istituzioni Assistenziali per Minori.

Pertanto la Provincia di Trapani, con circa 50 centri, è il territorio in cui sono state più strutture d'accoglienza in Italia. Il costo medio per l'accoglienza di un richiedente asilo o rifugiato è di 35 euro al giorno, questa però non è una cifra stabilita per decreto ma calcolata in base alla valutazione dei costi di gestione dei centri approvati dalla Prefettura. Le 35 euro non vanno agli ospiti dei centri ma vengono dati alle "onlus" per le spese di vitto, alloggio, pulizia e manutenzione delle strutture; una parte sarebbe riservata alla mediazione linguistica ed all'inserimento lavorativo dei migranti. Delle 35 euro soltanto 2,5 euro, mediamente, viene data ai migranti, rappresenta il cosiddetto pocket-money per le piccole spese quotidiane (ricariche telefoniche per chiamare i parenti, alle sigarette, alle piccole necessità come comprarsi una bottiglia d'acqua o un caffè).

In questo scenario, considerata la grave crisi economica che attraversa il Paese ( i numeri e dati di una ripresa forni dal Governo Renzi non sono supportati dai dati reali, basti pensare al tasso di mortalità delle imprese…) facile per alcune frange politiche strumentalizzare la questione alimentando sentimenti di odio razziale.

Inquietante è inoltre la possibile presenza di una rete del traffico di vite umane. Molti migranti provengono da zone di guerra, che ha basi sia sui luoghi di partenza ma che probabilmente è alimentata anche dal business che nel territorio italiano vede in prima linea molte organizzazioni "non profit" (si fa per dire), alcune anche nate dal nulla, o semplicemente privati che si sono reinventati operatori dell'accoglienza sapendo di poter contare giornalmente del suddetto contributo statale. Per non parlare anche dei probabili intrecci fra politica ed affari; "Mafia capitale" docet...  

Ciò che purtroppo si dimentica è quella prima linea di lavoro ed accoglienza costituita dagli operatori delle Capitanerie di Porto, dei volontari del 118 e di altre organizzazioni e delle protezioni civili dei Comuni che devono prontamente mettere a disposizione risorse umane e finanziarie nonostante i tagli dei trasferimenti finanziari da parte di Stato e Regione.

L'accoglienza a queste persone sfortunate è innegabile, servirebbe però certamente un maggiore controllo da parte delle autorità competenti affinchè una volta arrivate in Europa (lo siamo solo quando ci chiedono di stringere la cinta? E di metter mano al portafoglio?) questa gente possa non cadere vittima di un sistema i cui confini fra legalità ed illegalità sono labili e spesso invisibili. Senza contare il rischio che gli stessi migranti possano cadere nella rete della criminalità e prostituzione.

Inoltre ci chiediamo in questi centri di accoglienza vengono svolti adeguati programmi di alfabetizzazione e di formazione? Spesso notiamo questi giovani migranti vagare per la Città per molte ore. Servirebbe un piano anche per la loro integrazione magari attraverso dei servizi alla Città che potrebbero loro fornire. Chi controlla questo sistema?

Francesco Mezzapelle

01-08-2016 9,30

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