“La pesca della memoria”, l’ex fabbro saldatore Battista Quinci

Lo storico artigiano ormai in pensione ricorda la vecchia “marina” di Mazara del Vallo e alcune curiosità di essa

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
09 Aprile 2022 16:32
“La pesca della memoria”, l’ex fabbro saldatore Battista Quinci

Altro appuntamento con la nostra rubrica, in collaborazione con la “Casa del Pescatore”, dedicata alla pesca di Mazara del Vallo ed in particolare alla sua memoria storica attraverso il racconto di vecchi pescatori (e non solo): episodi curiosi, aneddoti etc. Ci sono personaggi che fanno parte di quel variegato tessuto produttivo che ruotava intorno alla flotta peschereccia di Mazara del vallo e che in qualche modo ne costituiscono la memoria. 

Uno di questi è Battista Quinci, oggi 85 anni, ex fabbro-saldatore che incontro presso l’Associazione “Uomini di mare” di via dei pescatori. Battista Quinci (in foto copertina) ricorda, sorprendentemente, anche il primo giorno nel quale iniziò a lavorare: “era il 29 novembre 1948, ero bambino, mio padre, che iniziò a fare il nassarolo e andare a paranza e cianciolo 150 anni fa, mi portò al cantiere di Marino Campana, a fianco della scuola marittima, e mi affidò a “don Tanuzzo” Caccamo il capo-officina. Cominciai a lavorare in un’officina accanto, ho iniziato a fare saldature per pescherecci, costruivamo velicelli e taniche.

Sono rimasto in quell’officina fino al 31 settembre 1951, cioè fino a quando non mi è saltato un dito, mentre utilizzavo la mola a smeriglio ho ricevuto involontariamente una spinta. Ricordo che mi accompagnarono a casa. Rimasi due anni in malattia, a quell’epoca non c’erano assicurazioni. Ritornai di nuovo da “don Tanuzzo” e sono rimasto in quell’officina circa un anno. Poi ho lavorato da Paolo Novena, poi da Paolo Giacalone. Il 19 settembre 1952 ho aperto la mia officina in via Selinunte, ‘addrabbanna la chiatta’. Sono rimasto in quella sede fino al 1957.

Riparavo serbatoi di nafta, velicelli e facevo saldature varie, sempre per i pescherecci”. Quinci ha parlato del guadagno: “lu marinaru è un signore quando gli conviene, quando non gli conviene è lui il più terribile al mondo. In questo settore ci ho lavorato e ho guadagnato. Qualcuno ancora oggi quando mi vede cambia strada perché mi doveva dei soldi, non ti dico quante cambiali sono andate in protesto”. Battista Quinci ha continuato: “nel 1958 aprii la nuova officina sul lungomazaro Ducezio, al civico n.44, dove tutt’ora possiedo tre locali. Lavoravo in piccolo ed i lavori si pagavano quasi alla mano, non mi lamentavo, si stava bene, come si dice ‘chiovi e ummi vagnu, c’è cavuru e un suru’ (piove e non mi bagno, c’è caldo e non sudo).

Guadagnavo circa 100mila lire al giorno e nette mi restavano 30-40 mila lire. Però sono orgoglioso di aver lavorato con i marinai e per la crescita della marina di Mazara. Ho lavorato bene fra il 1960 ed il 1980, lavoravo ‘a nolito’, a ore, a giornata. Ho sposato i miei figli, comprato case, tre locali per magazzini dati in affitto, terreni nelle zone di Tonnarella, San Vito e Boccarena”.

Abbiamo chiesto a don Battista quali fossero stati i motivi della crisi della pesca a Mazara del Vallo: “nella pesca c’è stata troppa corsa al denaro senza riflettere come investire, molta ignoranza e arroganza, il primo io che potevo fare certamente meglio e di più. Solo quelli che hanno studiato hanno fatto di più. Ho chiuso l’officina il 16 giugno 1996 poi mi hanno chiamato solo per piccoli lavori anche nel settore dell’agricoltura”. Don Battista è un po’ malinconico: “quando ho confusione in testa vado nella mia vecchia officina e mi ritornano di colpo pensieri e memoria”.

(Intervista realizzata nell’agosto 2019 presso l”Associazione Uomini di Mare” e pubblicata a pagg.163-164 del volume “La Comunità marinara di Mazara del Vallo: memoria ed identità” di Francesco Mezzapelle, edito da Uila Pesca, settembre 2019, Roma) 

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