“Afriche, fra inferno e paradiso”, è il titolo del libro che padre Giulio Albanese, missionario, ha presentato nell’atrio della Cattedrale del S.S. Salvatore di Mazara del Vallo. Un racconto di un lavoro lungo oltre 40 anni e che pone il continente africano, ovvero “le Afriche”, come definito da lui, al centro di una riflessione sulla complessità dei versanti sociale, culturale ed economico, proprie di queste terre che ancora oggi soffrono il colonialismo e i vari tentativi di sopraffazione dei paesi cosiddetti industrializzati.
Padre Giulio Albanese, “Afriche, fra inferno e paradiso”, in che modo ci offre un quadro della situazione di cui è stato testimone in 42 di lavoro missionario e che viene vissuta ancora adesso?
“Noi viviamo in un villaggio globale e dovremmo avere un destino comune, invece purtroppo assistiamo ad una serie di sperequazioni che separano il nord dal sud del mondo, con le “Afriche” che continuano ad essere terra di conquista. L’intento di questo saggio – afferma padre Giulio - è proprio quello di mettere in evidenza innanzitutto la pluralità di soggetti appartenenti a un continente estremamente complesso, fra inferno e paradiso perché interpreta questa dialettica fra gli estremi di un continente che, se da un lato gode delle sue ricchezze non solo di materie prime, ma anche di culture ancestrali e saperi millenari, dall’altro si trova storicamente a far fronte a tutta una serie di ingiustizie e di sopraffazioni che gridano vendetta al cospetto di Dio.
Io credo – prosegue il missionario - che la sfida principale sia quella della conoscenza dell’alterità e soprattutto smetterla di porci nei confronti di questo continente da un punto di vista paternalistico, comprendendo, come diceva Papa Francesco, che siamo tutti nella stessa barca e nessuno si salva da solo”.
Nel corso della presentazione ha citato e criticato l’affermazione hegeliana di “Africa continente ‘sine storiae’, è un po’ una scia sulla quale ancora oggi molti leader mondiali si adagiano per farci girare la testa dall’altra parte di fronte a barbarie di ogni tipo anche in altri paesi del mondo dove si soffre la fame e la guerra?
"Hegel purtroppo diceva che l’Africa è un continente senza speranza, a causa dell’arretratezza delle culture della popolazione. Credo che invece dobbiamo abbattere i pregiudizi e, come afferma anche il Vescovo emerito di Mazara, Domenico Mogavero, occorre contrastare quella “miopia” e quel pressappochismo che ci portano a pensare che noi abbiamo la verità in tasca e siamo i primi della classe e invece - dichiara padre Giulio - dovremmo capire l’importanza, soprattutto in un periodo storico come quello attuale, di affermare la circolarità delle esperienze e dei saperi, perché questo vuol dire cooperazione”.
Nell’anno del Giubileo, la comunità cristiana, quale cammino è chiamata a fare per contribuire al rispetto di tutti i popoli e della loro storia?
“A vivere il Vangelo, cosa fondamentale per poter fare tutti molto di più”.
Tommaso Ardagna