E’ un problema senza risposte, lontano da che non lo subisce, lontano dalle città convulse, dalla corsa quotidiana per il lavoro per dare sostanza alla famiglia, dalle ricchezze dei potenti, dagli scandali quotidiani di politici e manager, di quelli che contano nel cerchio magico. Restano nel bagaglio delle nostre menti, le devastazioni, le angosce, i malesseri della società e, principalmente, la sorte dei bambini scomparsi. E rimane una tristezza infinita. Nella Sicilia dei tanti misteri, c’è anche questa piaga e l’isola è, addirittura, al primo posto in Italia.
Tutti casi avvolti nel mistero, a cominciare da Denise, scomparsa da Mazara il 4 settembre dal 2004 mentre giocava davanti la porta della cucina dove si trovava la nonna. Si prova un’angoscia tremenda a non sapere cosa è accaduto, a non ricevere mai una risposta definitiva. Questa storia dei bimbini scomparsi in Sicilia ha avuto una sua grande tragicità in una strana coincidenza (visto che si tratta di tre casi diversi e non collegati tra di loro) di sei bambini svaniti nel nulla nei decenni passati, tra il 1968 e il 1992, nella zona in provincia di Palermo compresa fra Aspra, Porticello e Casteldaccia.
Ho tra le mani un Giornale dell’epoca, è il 1968. "Tre bambini inghiottiti dalle Grotte dei Saraceni", questo era il titolo del Giornale di Sicilia di sabato 11 maggio 1968. In prima pagina apparivano in bianco e nero i volti di Giuseppe La Licata, Domenico Astorino e Domenico D'Alcamo, all'epoca bambini di nove, dieci ed undici anni. I tre ragazzini di Aspra frequentavano la scuola elementare e dopo essere usciti dal doposcuola erano tornati a casa per posare libri e quaderni, ed erano riusciti in strada per andare a giocare, ma non erano mai più rincasati.
A tarda sera i loro genitori, Giovanni La Licata, pescatore, Vincenzo Astorino, muratore e Clemente D'Alcamo, terribilmente in ansia, erano andati in giro per la borgata, in cerca di notizie. Un amico dei ragazzini fornì un'indicazione affermando che i tre ragazzi erano andati forse a esplorare le Grotte dei Saraceni, costituite da tanti cunicoli sotterranei, un complesso di centinaia di cave sfruttate a partire dal periodo arabo per l'estrazione di pietre di tufo. Una specie di labirinto.
Gli abitanti della frazione diedero subito una mano nelle ricerche. Dei tre bambini però non c’era traccia. Nel 2015 la trasmissione televisiva di RaiTre "Chi l’ha visto?" si è interessata a questo “Cold Case”. Ma anche in questo caso non è emersa alcuna prova del passaggio dei tre in quei cunicoli.
Il secondo caso, a poca distanza del primo, avvenne nel novembre del 1970, nella frazione di Santa Flavia. A scomparire fu un bimbo di 9 anni, Giovanni Bellìa. Le ricerche ebbero inizio non appena ci si accorse della sparizione con l’aiuto della gente del luogo, poi vennero condotte dalla polizia, dai carabinieri e dai corpi speciali dei vigili del fuoco. Le indagini, che durarono parecchio tempo, non trascurando il mare e i numerosi anfratti rocciosi della costa, purtroppo non giunsero ad alcun risultato.
Del piccolo Giovanni non si è saputo più nulla. Il terzo caso si verificò il 31 marzo del 1992 quando si persero a Casteldaccia le tracce di Salvatore Colletta di 15 anni e di Mariano Farina di 12, visti per l'ultima volta sul lungomare di contrada Gelso, a Casteldaccia, dove si erano recati per fare un picnic.I due ragazzi, non erano grandi amici come avevano scritto i giornali, si conoscevano appena. Dopo una partita di calcio con altri ragazzini, si erano fatti accompagnare in spiaggia, in motorino, da un amico.
Salvatore e Mariano avevano acquistato in un piccolo market merendine e succhi di frutta. Nella località scelta dai ragazzini per il loro picnic sorgevano alcune ville che appartenevano a personaggi in odore di mafia. Il sospetto degli inquirenti è sempre stato che i due giovani siano stati testimoni involontari di qualcosa che non avrebbero dovuto vedere, subendo poi una tragica ritorsione. Solo dopo 21 anni si è pensato di controllare alcuni dei pozzi all'interno dei villini della contrada Gelso, grazie al legale della famiglia Colletta e alla trasmissione televisiva "Quarto grado". Dubbi, sospetti, accertamenti poco accurati sullo stato dei luoghi, persino sui resti di merendine ritrovate in una villa e prodotte solo molto tempo dopo, non hanno portato a nessuna soluzione.
La vicenda è rimasta molto fumosa. I primi giorni dello scorso settembre 2022, trent’anni dopo la scomparsa di Salvatore e Mariano, il caso è stato chiuso, senza una verità e senza colpevoli.
Nel 2024 sono scomparsi in Italia 8.143 minori, di cui 5.773 stranieri: solo il 49% è stato ritrovato. Basterebbe questo dato per far perdere il sonno, invece i numeri - enormi e inquietanti - non riescono a scalfire il muro di silenzio che circonda il tema. «Non se ne parla quasi mai, a nessun livello, tantomeno politico. Ecco perché è importante che ci siano momenti dedicati all’argomento - sottolinea Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, riferendosi alla Giornata mondiale dei minori scomparsi che si celebra ogni annoil 25 maggio.
“È un’occasione importante per fermarsi a riflettere. Si parte dalle cifre, spaventose, per cercare di individuare soluzioni. Certamente si fa fatica a tenere viva l’attenzione su quella che io definisco una piaga sociale. C’è troppa distrazione, si tratta di una questione ampiamente sottovalutata, quasi rimossa, in parte anche dalle istituzioni. Forse perché a volte non si fa abbastanza per tutelare questi bambini. Pensiamo ad esempio ai centri di accoglienza: ogni anno spariscono tanti, troppi minori che arrivano in Italia non accompagnati.
È inaccettabile”. Telefono Azzurro ha attivato dal 2009 il numero di emergenza europeo 116000, che consente di chiedere aiuto e attivare rapidamente i soccorsi. “Il fattore tempo è fondamentale - sottolinea Caffo - eppure spesso ci si muove con ritardo e negligenza. Prendiamo i minori stranieri non accompagnati: quando lasciano la comunità che li ospita la denuncia arriva ore o giorni dopo, con il risultato che si perdono le tracce di chi si è allontanato. Magari si pensa che tanto prima o poi tornano, ma molte volte non è così.
E i pericoli sono in agguato. I minori scompaiono e spesso non sappiamo che fine fanno”. Sfruttamento sessuale, lavoro nero, traffico di esseri umani: un buco nero da cui è difficile uscire. E anche quando i minori vengono ritrovati, si portano dietro i segni dei traumi sofferti. E con loro le famiglie. Un dolore immenso su cui la criminalità lucra senza farsi troppi scrupoli di coscienza. “Anche a Gaza - puntualizza Caffo - i più piccoli vengono portati via senza che nessuno muova un dito.
Un’altra situazione favorevole è rappresentata dalle catastrofi naturali: il caos che si genera viene sfruttato dai trafficanti di esseri umani. Ci sono ancora troppi angoli del mondo dove i bambini sono vittime di ogni tipo di violenza e abuso. Nessuno si accorge di loro, nessuno sembra vedere la loro sofferenza. È necessario rompere il silenzio generale che continua a circondare il fenomeno delle scomparse, anche se questo può significare andare a toccare grandi interessi: esiste un vero e proprio mercato di minori che il mondo deve avere la forza e il coraggio di stroncare».
Salvatore Giacalone