"Appunti": La Mazza dei Giurati di Mazara

Simbolo dell’autorità comunale del’600 opera in argento del 1603

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
08 Febbraio 2022 15:35

Fra Cristoforo, il fiero e nobile personaggio dei Promessi Sposi, è un’immortale testimonianza delle consuetudini dell’Italia del “600”. A tutti è nota la vicenda del gentiluomo Ludovico che per una stupida questione di precedenza inerente al costume cavalleresco, sarà costretto a duellare e a compiere un omicidio. Preso da rimorso, come sappiamo, si farà frate. Sostanzialmente Ludovico fu vittima del “codice d’onore” di una norma non scritta ma determinatasi come fonte di diritto all'interno della società del “600” in quanto ripetuta in modo costante dalla comunità tanto da trasformarsi appunto in consuetudine.

Proprio di questa consuetudine ci tramanda memoria un giurato della Mazara del XVII secolo, N. A. De Federici, nel suo manoscritto Selinunte Illustrata. L’autore, nel descrivere la Mazza della città, dà notizia di questo bizzarro codice della strada : ” Si vede parimente la Mazza della Città d’argento rinnovata a tempo del nostro reggimento divisata, o segnata come vogliamo dire con le seguenti cose cioè l’arma della Città come habbiamo detto del Salvatore la Corona Reale , cioè vassalli di un Signore che è la maestà Cattolica del Rè di Spagna a differenza delle altre città che sono vassalle de’ vassalli del Rè e meno nobili poichè e cosa chiara un cittadino nobile di città del Regno di dominio avanza e precede ad un’ altro di città di Signore , e così il popolano contadino, ò villano precede egli anco agl’altri popolani contadini o villani delle Terre delli Vassalli Reali, e che non sono del Reggio Demanio , ed un Cittadino Vescovale precede alli cittadini dell’altre città che non sono vescovali ezianidio Demaniali, bensì un Cittadino di Città Arcivescovile precede à quel cittadino del Vescovale ...”. La consuetudine così dettagliatamente descritta dal giurato,intorno alle prerogative “viarie” dei mazaresi del tempo, era sintetizzata nelle raffigurazioni dei simboli sulla Mazza della Città, che segnava Mazara sia come città del regio demanio che come città vescovale.

Il prezioso scettro d’argento, oggi custodito nei locali dell’Archivio Storico Amministrativo, era il segno d’autorità dei Giurati. Fu realizzato nel 1603 con una provvisione viceregia del 9 luglio dello stesso anno, che concedeva ai giurati di Mazara il titolo di spettabile nonché la facoltà di spendere 30 onze, e non più di 40, per la realizzazione di una nuova Mazza d’argento, il tutto a seguito di una richiesta dei giurati stessi, fra cui figura il De Federici, così come si legge nel Libro Rosso di Mazara al F.168 : “ Placet sue ex.tie Franciscu Girgenti secretarij et Referendarij et essendo questa città di demanio Capo di diocesi et di valle per decoro domandiamo gracia di havere licentia di pottere spendere onze trenta incirca dammodo non si ecceda la somma onze quaranta per fare una mazza di argento poiché la mazza che al presente si usa e, indecente per essere di stagno...” La nuova Mazza dei Giurati di Mazara, tutt'oggi oggetto “inedito”, che sostituiva la vecchia mazza di stagno, fu realizzata in argento sbalzato, cesellato e inciso con parti fuse.

Ha un’altezza di cm.77,5. Essa non presenta nessun marchio. L‘anno di fabbricazione come attestano i documenti è il 1603. L’opera, che è di stile barocco, consiste in un bastone cilindrico con un nodo in cima che presenta sei facce, i cui significati iconografici vengono descritti dal giurato De Federici, che potrebbe essere stato l’ideatore, nel seguente passo: “Oltrechè vi è anco nella mazza suddetta la spada denotante la potestà del mero e misto imperio, vi sono le palme che alludono alla palmosa Selini per l’abbondanza delle palme del suo Territorio, vi è il Castello ed’il campanile come attione più moderna ed’alludono all’arme di Mazzara per la vittoria havuta contro i Saraceni del conte Roggiero vi è anco il bacolo Pastorale denotante la Dignità Vescovale che è in essa città di Mazzara il titolo di città denota la precedenza di essa città,e magiormente nella sua diocesi ha il titolo d’ Inclita , cioè gloriosa delle gesti magnanimi come dicono i legisti, e per le cose operate in servigio de’ Loro Signori, che ne fu sempre così onorata, si come si cava dellj privilegij regij che conservansi originalmente nell’Archivio pubblico di detta Città “. In cima al nodo al presente si trova una statuetta di S.Antonio di Padova in antimonio ancorata a stagno, che ha sostituito l’originaria statuetta in argento del Redentore benedicente (ci è ignoto il tempo e il fautore di questa triste burla ! ).

Sei volute a tutto tondo si dipartono dalla base del nodo con motivi fitomorfi. Le sei facce descritte dal De Federici, cioè la spada, il campanile, le palme,l a mitra vescovile ,il baculo pastorale e il Redentore benedicente, sono incorniciati da volute a sbalzo e sono sormontate da una conchiglia. Una ricerca mirata sui carteggi dei notai che operarono a Mazara nella prima decade del “600” forse ci consentirebbe di individuare l’artefice del prezioso oggetto,che magari potrebbe essere stata opera di uno dei Saltarello, aurifices et cives Mazariae. 

Mario Tumbiolo

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza