Un petizione popolare per salvare il fiume Mazaro in gravi condizioni a causa della mancata escavazione.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
27 Ottobre 2018 09:57
Un petizione popolare per salvare il fiume Mazaro in gravi condizioni a causa della mancata escavazione.

Raccogliere migliaia di firme, utilizzando anche i social media, per sensibilizzare l’opinione pubblica e per chiedere un intervento alle Autorità di competenza per salvare il fiume Mazaro le cui condizioni sia in termini ambientali che a livello di fruibilità appaiono davvero gravi con ripercussioni, ovviamente negative, sul presente e sul futuro della Città di Mazara del Vallo che proprio intorno al suo fiume e al porto canale ha costruito la propria economia. La petizione è stata lanciata sul noto portale di petizioni popolari Change.org da un gruppo di cittadini ed operatori economici, un comitato civico, che abbiamo contattato, unito dal grido di allarme “Salviamo il fiume Mazaro”.

La petizione è diretta al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Presidente della Regione, Nello Musumeci, all’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente, Al Dipartimento Pesca Mediterranea, al Comune di Mazara del Vallo, all’Arpa Sicilia. Questo il link attraverso il quale potere firmare la petizione: https://www.change.org/p/regione-sicilia-salviamo-il-fiume-mazaro-mazara-del-vallo Ecco invece il testo della petizione: “Il Màzaro è un fiume della Sicilia, in provincia di Trapani che nasce dalle fonti di Rapicaldo, nel territorio di Salemi e sfocia nel porto-canale di Mazara del Vallo, sede dell'importante flotta peschereccia della città. Oggi il fiume è quasi prosciugato e nel totale degrado.

Urge da 40 anni (!) l’escavazione per restituirlo alla Città pienamente vivibile. Oggi Mazara non può più prescindere dal proprio fiume per riprendere gli antichi splendori. Le sue attuali condizioni hanno danneggiato fortemente il settore della pesca ed il relativo indotto e arrestato lo sviluppo turistico della Città nata proprio sulle rive dello stesso fiume divenendo famosa già nell’antichità come “Emporium Selinuntinum”.        Da tempo, da troppo tempo il Fiume Mazaro ci lancia un grido di allarme che rimane inascoltato.

Abbiamo il dovere civile di proteggere e difendere un patrimonio inestimabile e preservarlo alle generazioni future, invece lo abbiamo tradito e abbandonato. Ora è giunto il momento di mobilitarsi per salvarlo”. La "telenovela" della mancata escavazione del porto canale. “Non possiamo più aspettare, in questi anni solo promesse da più parti, la Città di Mazara del Vallo ha bisogno di avere un porto canale pulito e navigabile, ciò è importante non solo per la filiera della pesca ma anche per il turismo.

Siamo pronti a qualsiasi azione, siamo stanchi”. Questo il grido di allarme lanciato da operatori economici, dalla pesca alla cantieristica, fra i quali anche esercenti commerciali che sollecitato la necessità di avviare il dragaggio del porto canale di Mazara del Vallo che da circa 40 anni non viene dragato e che ad oggi risulta quasi innavigabile e che spesso vede l’incagliamento, nel suo bassissimo fondale melmoso, di pescherecci con i relativi danni che ne conseguono (vedi foto n.2 : una delle isole di fango all’interno del porto canale).

Una vicenda che sembra ormai una telenovela con vari rimpalli di competenza e responsabilità circa il mancato inizio dei lavori di escavazione. Si tratta di un progetto stralcio, cioè relativo ad un parte del fiume Mazaro, quella in prossimità del porto mentre con la petizione si chiede una pulizia generale del fiume Mazaro, anche oltre i due ponti che lo attraversano. Ricordiamo che l’ultimo parere fornito dal dirigente generale dell’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, dott.ssa Rosaria Barresi, modificò il provvedimento n° 77171, del 24 novembre 2016, che aveva vietato il deposito dei fanghi nella colmata B, consentendo ora di depositare all’interno della stessa, diverse categorie di sedimenti sabbiosi che risiedono nei fondali del porto canale.

Mentre permane il divieto per quanto riguarda i sedimenti delle categorie B1, B2, C1 e C2 perché, secondo la relazione del CNR (che nel 2012 concluse la caratterizzazione dei fanghi attraverso il prelievo di 300 campioni all’interno del porto canale), sarebbero inquinanti o parzialmente tali. Secondo alcuni esperti questi sedimenti, per finire in colmata dovrebbero essere “lavati”, cioè purificati da tutti gli elementi inquinanti, operazione che si può realizzare in una struttura ad hoc che in Sicilia ci sarebbe solo a Palermo.

Con quel parere, l’Arta salvaguardò le diverse esigenze. Da un lato l’intero comparto marittimo mazarese che da anni chiede il rispristino dei fondali del porto canale al fine di poter continuare a svolgere le storiche attività legate al mare e non solo, dall’altro le esigenze degli ambientalisti che hanno richiesto la salvaguardia di alcune specie ornitiche che in alcuni periodi dell’anno nidificano nella stessa “Colmata B”, questione risolvibile –come si legge nel nuovo parere dell’ARTA- con la realizzazione, prima dell’inizio dei lavori di una delimitazione dell’area umida della stessa area di colmata.

Adesso però, scaduta la precedente caratterizzazione dei fanghi, si dovrà ricominciare l’iter da capo, si allungheranno i tempi e forse serviranno altri soldi per realizzare un intervento stralcio per rendere navigabile alcuni tratti necessari alle attività. La completa realizzazione della pulizia del porto canale necessiterebbe di almeno altri 8 milioni di euro. Ma l’inizio di questi lavoro-stralcio sarebbe importante perché ciò farebbe da apripista per l’ottenimento di ulteriori fondi.  I soldi ad oggi sono pochi, si pensi pure  che dai fondi di circa 2 milioni e 200mila euro per il progetto-stralcio, ben 300mila euro servirono per la caratterizzazione dei fanghi.

Ma una nuova caratterizzazione potrà dare esito diverso? Crediamo proprio di no, forse i risultati saranno ancor più negativi. Il vero problema (forse in molti non vogliono ammetterlo) è che la cosiddetta Colmata B, realizzata proprio ab origine per ospitare il materiale del dragaggio del porto canale, è stata considerata, a seguito di indicazioni dall’alto dopo le pressioni di un gruppo di ambientalisti (non vi fanno parte Wwf e Legambiente che già gestiscono delle Oasi naturali in territorio mazarese), una laguna naturale ove trovano approdo e nidificano delle specie di uccelli, il fratino e fraticello, che altrimenti andrebbero nelle diverse oasi presenti sul territorio mazarese.

Senza questo “inghippo” sulla Colmata B i lavori di dragaggio, che era già stati appaltati nel febbraio 2016, sarebbero già stati avviati e conclusi da almeno due anni. Oggi è finita però la pazienza dei cittadini ed operatori economici mazaresi che necessitano di un fiume Mazaro navigabile, fruibile e pulito. Speriamo che la questione del dragaggio del porto canale non sia nuovamente cavallo di battaglia elettorale (lo è stato per l’attuale sindaco Nicola Cristaldi già nel 2009, lo stesso continua a puntare il dito contro la Regione) per i prossimi appuntamenti elettorali, vedi in primis le elezioni Amministrative del 2019 e che nessuno possa strumentalizzare politicamente l’iniziativa intrapresa dai cittadini a partire da questa petizione popolare.

Francesco Mezzapelle  

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