Ultime della Sera: “Ricordando Enzo Spaltro”

Dal benessere al bellessere, dalla società dei guerrieri a quella delle connessioni

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Marzo 2022 18:30
Ultime della Sera: “Ricordando Enzo Spaltro”

Caro Enzo, oggi sono in vena di ricordi, sarà perché tu un anno fa ci hai lasciato e stamattina ho riletto quello che scrissi dopo aver saputo la triste notizia, e perché i ricordi che sanno di passato li viviamo nel presente e ci portano verso il futuro, quel futuro bello che ci hai sempre raccontato e scritto nei tuoi libri, i tuoi libri che ritrovo ovunque a casa mia, perché ad ogni nostro incontro non c’era mai una volta che non me ne regalassi uno, l’ultimo fu proprio quel pomeriggio di settembre del 2020, quando in mezzo alle restrizioni della pandemia sono riuscito assieme a mia figlia Chiara a venirti a trovare a casa tua a Bologna e mi regalasti “Amici” leggendo una delle poesie del libro…

Intensamente passo

Intensamente cambio

Non permetto al pensiero attimi di consolazione

Contemporaneamente

perché se adesso fosse non sarebbe domani

E se fosse arrivato certo sarebbe inutile

Intensamente piango e intensamente rido

Non permetto al rancore la gioia di vendetta

Inesorabilmente

perché se mi fermassi non potrei camminare

E se ricominciassi non sarebbe possibile

Sono attimi che rimangono scolpiti nella mia mente e nel mio cuore, come tutti quei momenti trascorsi assieme in uno dei luoghi dell’anima, l’isola di Marettimo, dove nacque “Il colore dell’acqua” e dove facemmo “QUASI” il convegno delle tre parole che voglio ricordare con l’articolo che scrivemmo a quattro mani assieme a Maria, Giuseppe e Guido.

“QUASI” Il convegno delle tre parole

L’esperienza del convegno può essere raccontata solo a più voci, per questo ne abbiamo “connesse” alcune, che la raccontano da diverse prospettive. Immaginate quattro persone diverse per storia, formazione, percorsi che, dopo un tempo comune, condividono il loro sentire:

Francesco:

Sabato 9 aprile di quest’anno siamo a Cervia; è appena terminato il convegno di primavera “Verso il nuovo miracolo italiano” organizzato da UP e AIDP, siamo ai saluti finali di questa bella esperienza. Prima domanda ad Enzo Spaltro: Se esiste un convegno di primavera, prima o poi qualcuno dovrà pensare ad un convegno d’estate? E mi candido assieme a lui per organizzarlo, chiaramente Enzo Spaltro mi dice “si può fare”. Seconda domanda: perché non lo organizziamo a Marettimo che mi sembra un posto ideale per un convegno d’estate? “Mi sembra perfetto, da lunedì iniziamo a pensare come costruirlo“ risponde Enzo.

Dalla nascita dell’idea alla sua realizzazione passano poco più di due mesi, infatti, dopo qualche mail e qualche telefonata con Enzo la vera co-costruzione del convegno avviene il 10 di giugno, quando io e la mia famiglia assieme ad Enzo e Milena scendiamo dall’aliscafo e mettiamo piede a Marettimo; un’isola al di fuori dello spazio e del tempo, posto ideale per far correre i pensieri in libertà. Così nasce “QUASI”, il convegno delle tre parole: Generatività, Contaminazione e Connettività.

Il convegno non può che iniziare il 20 giugno: il giorno più lungo dell’anno, il giorno del solstizio d’estate. Qualche settimana prima avevamo mandato, a un po’ di amici, una lettera d’invito che riporto fedelmente:

“Scriviamo per spedirvi delle parole impreviste. Impreviste parole per improvvisazioni paroliere. Allo scopo di migliorare il nostro benessere. Cioè per creare un insieme benestante. Le parole sono importanti per il nostro benessere comune. Perciò occorre dare loro più attenzione. Specie a quelle che ci sembrano meno comprensibili. E poi trovarsi in un qualche luogo imprevisto a parlarne. Magari senza alcun risultato, nel giorno più lungo dell'anno, il solstizio d'estate, il 20/21 giugno a Marettimo, isola delle Egadi al largo di Trapani. Nelle Egadi i romani sconfissero la flotta cartaginese: anche loro in modo imprevisto, con i rostri contro la flotta punica molto più potente della loro. I cartaginesi non se lo aspettavano, ma neppure i romani.

In questo posto imprevisto sorge un'isola dolomitica, in un arcipelago del tutto vulcanico. Isola quindi del tutto imprevista. E qui v’invitiamo a venire a discutere di tre parole anche loro del tutto impreviste, ma con molti significati possibili. Con l'idea che questo ci farà stare bene insieme. Questa discussione durerà tutta la giornata. Le tre parole che vi proponiamo, sono:

GENERATIVITA', CONTAMINAZIONE e CONNETTIVITA' parole contorte, ma per questo discutibili, sia singolarmente sia a coppie sia tutte e tre assieme.

L'appuntamento è al porto di Marettimo il 20 giugno al pomeriggio quando arriva l'aliscafo e staremo assieme fino alla sera del 21 giugno quando terminerà il convegno.

Questo lo chiameremo il convegno delle tre parole. L'idea viene da una vecchia canzone che dice "sono tre parole, ti voglio bene". Noi la possiamo cambiare un poco cantando "sono tre parole, vi vogliamo bene". Così tutto, da singolare, diventa plurale, le tre parole si riempiono di significati nuovi e vediamo che succede. Vi aspettiamo e vi salutiamo con questo imprevisto pensiero”.

Come tutti i convegni che si rispettino anche questo aveva bisogno di un programma, programma a onor del vero non tanto dettagliato, che abbiamo costruito domenica mattina 12 giugno io Enzo e Gaia ed anche questo riporto fedelmente:

20 Giugno 2016 Ore 20.00 Cena ( Al Carrubbo ) - Ore 21.00 Inizio tra luna piena e solstizio d’estate - Ore 22.00 Veglia alle stelle - Ore 24.00 Buona notte dolomitica di plenilunio:pensieri sparsi tra chi resiste.

21 Giugno 2016 Ore 11.00 Come gustare l’imprevisto - Ore 13.00 Imprevisto gastromarettimo - Ore 16.00Museo del mare imprevisto -Ore 20.00 Termine del convegno delle tre parole.

Domenica sera noi torniamo a casa e riprendiamo la routine della vita quotidiana mentre Enzo e Milena rimangono a Marettimo a continuare la costruzione del convegno con i marettimari (chiaramente ogni sera ci sentivamo per telefono per eventuali aggiornamenti e/o cambiamenti di traiettorie, il tutto nel rispetto del “quasi” o di come dirà Rino durante il convegno della “concretezza dell’imprevisto”). E così, come per magia, siamo arrivati a lunedì 20 giugno; quando nel pomeriggio io Gaia e Luca assieme a Enzo e Rosalia, Giuseppe e Carlotta, Giuseppe e Guido, Giuseppe e Rino prendiamo o riprendiamo l’aliscafo che fa rotta verso Marettimo, dove ci attendono oltre ad Enzo e Milena anche Maria e Mario, Giuseppe e Manuela e soprattutto i marettimari: Vito e sua moglie che hanno avuto il compito di accoglierci e ristorarci.

Poi la sera ci ha raggiunto Gioacchino che nel frattempo si era perso a Favignana e l’indomani l’equipaggio si completa con Nicoletta, Marilena e Pietro, Toni e Cesare.

Maria:

Per me la storia inizia quando sento possibile il viaggio, quando il tratto di

mare che separa la costa dell'Isola Grande da quella dell'isola piccola, appare

solcabile a bordo di Magalì ( so bene che dovrei dire “del” Magalì, ma questa

barca mi sembra persona e compagna di viaggio e non solo mezzo di trasporto) e

con un equipaggio formato da quattro psicologi che in quel momento condividono

il mare, le onde, il vento e le nuvole incerte .

Lì comincia il convegno, il cum-venire, lo stare insieme in un luogo che è

spazio fisico e insieme spazio mentale.

E Marettimo diventa luogo dei pensieri che creano Pensiero, luogo del

possibile che si apre all'impossibile, luogo di un tempo lento che si oppone al

tempo che tutto divora (tempus edax rerum).

Diventa spazio della compagnia ma anche della “solidarietà”, tempo della

parola e del silenzio, del mare e della montagna...diventa il simbolo

dell'incontro fra diversità (diverse storie, culture, estrazioni sociali,

ambizioni, motivazioni, percorsi) che si rispettano senza pretendere di

giungere ad un pensiero unico, ad un documento finale.

Marettimo diventa il luogo del divenire che si permette il lusso di non

arrivare a conclusioni e che fa del confronto l'obiettivo raggiungibile.

Tutto gravita intorno alla figura del grande vecchio Enzo Spaltro che ha il

merito di non imporre alcuna verità come assoluta e di aprirsi con

l'atteggiamento di chi resta giovane finché resta curioso, entusiasta e

innamorato delle cose e delle persone, e accoglie ogni piccola cosa come unica

e irripetibile.

L'esperienza di Marettimo, seppure breve, dimostra che “si può fare”, che

finché c'è qualcuno capace di pensare e confrontarsi ed aprirsi all'altrui

pensiero senza pregiudizio ma con senso critico , attenzione e partecipazione,

ci può essere ancora speranza.

Parola assai in disuso la speranza, e spesso affaticata e nostalgica, poiché

l'oggi che era speranza di ieri, troppo spesso si rivela disperante e

disperato.

Tuttavia, anche a Marettimo nel solstizio d'estate, al di là delle nuvole

inciampate nella cima del monte, era possibile scorgere la luna piena.

A noi è chiesto di andare oltre , non come illusi sognatori, ma come

consapevoli costruttori che lanciano frecce di idee oltre gli ostacoli della

vita.

Marettimo alle spalle, le scie delle barche segnano nuove rotte: alcune

percorrono sogni di bambini, altre si aprono a inesplorati orizzonti.

comunque sia, l'importante è ripartire.

Guido:

Una definizione d’estate? Secondo l’espressione raccolta da un giovane partecipante “Un isola siciliana in mezzo al mare!”

In questo senso Marettimo, a pieno titolo può rappresentare l’isola dell’estate, segnatamente nell’accezione di luogo dell’affinamento dei sensi, di “ristorazione”, di sosta o come si usa dire oggi in “tempi… elettrici” di ricarica delle batterie.

Ma anche luogo dell’ascolto di se stessi, degli altri e ancora di più, in particolare delle ore trascorse a Marettimo, dal 20 al 22 giugno di quest’anno, di Enzo Spaltro e delle belle persone che, richiamate dalla sua presenza e provenienti da luoghi diversi, come dice un’altra dei partecipanti Nicoletta, giovane avvocatessa proveniente da Bologna, sono sempre “magiche”.

Iniziando dalle varie declinazioni dell’insensatezza, dell’improbabile del non atteso, si è dialogato sul QUASI o sul ritorno di CONCRETEZZA restituito dall’IMPREVISTO: nell’Economia (cosa succederà alla fine del denaro? Forse e finalmente si passera dall’Economia monetaria a quella motivazionale?)…..nelle Relazioni tra Persone ( si riuscirà a traghettare dalla società delle guerre a quella delle connessioni?) ……nell’attualità ( riuscirà a riservare maggiore attenzione al futuro anziché al presente?)

Ci si è soffermati sull’importanza della Speranza rispetto alla Paura, sull’imponderabilità dell’immateriale, sull’Apprendimento come motore di un BENESSERE dove la FIDUCIA in se stessi, come oggetto d’amore, ne risulta la base.

BENESSERE segnatamente inteso come libertà, come possibilità, come capacità di esprimersi e di esprimere: benessere che diminuisce l’idea della Scoperta e aumenta quella dell’Invenzione.

Senza benessere non può esserci pace e ancora meno senza perdono. “Solo il perdono infatti, aumenta il benessere e può farlo diventare bellessere cioè fatto estetico”.

Ci si è naturalmente trovati INSIEME sul concetto fondante dello Spaltro-pensiero e cioè che “la SPERANZA di BENESSERE e già BENESSERE!”

E che la speranza di ritornare a Marettimo significa già in qualche modo VIVERCI !

Giuseppe:

La declinazione del “quasi”.

Un incontro “quasi” casuale quello di Marettimo, quasi perché il caso in questi avvenimenti non esiste, imprevedibile forse e proprio per questo bello nel senso più profondo dell’estetica.

“Quasi”, una parola che da forma alle speranze, che lascia aperto alla libertà, che costruisce uno spazio di incontro e di crescita comunitario. Una parola che connette alla visione, ovvero a quel processo nel quale un individuo ma ancor meglio una comunità riesce a far emergere la percezione di un presente a cui non si aderisce più e un non ancora che attende.

Quando parliamo di “visione” ci concentriamo sulla capacità e lungimiranza di intravedere un esito di un processo di cambiamento non scontato, un'azione, quella nel mezzo tra la fase di percezione e quella di realizzazione (tipica del project cycle management), che è il risultato creativo del senso del possibile messo al lavoro.

Quel desiderio di cambiamento che ci muove l’anima da dentro e ci fa dire “si può fare in un altro modo, costruiamo un altro orizzonte”.

Impollinazione incrociata.

Durante gli incontri, oltre alle parole previste – Generatività, Contaminazione e Connettività – ne sono uscite altre impreviste. Tra queste, due di particolare interesse sono state: bellezza e ibridazione. La prima un fatto estetico, la seconda un processo di contaminazione, entrambe motore e guida dei cambiamenti e del prendersi cura di qualcuno o di qualcosa.

Rivedo queste due parole, quasi plasticamente, nell’impollinazione incrociata ovvero il meccanismo che permette il trasporto del polline dalle antere allo stigma e costituisce il preludio necessario per la fecondazione e la produzione del seme.

In particolare l'impollinazione incrociata o impollinazione eterogama, si verifica quando il polline viene trasportato dall'antera di un fiore allo stigma del fiore di un individuo differente della stessa specie.

In questo processo naturale ritornano le tre parole del “quasi”: Generatività, Contaminazione e Connettività ed il cerchio si chiude.

A volte basta solo osservare la natura.

Francesco:

Mi assumo il compito di provare a concludere senza arrivare a conclusioni, chi ha partecipato al convegno, porta di quella esperienza qualcosa con sé, vorrei che qualcosa arrivasse anche a chi non c’era. Come chi partito per un viaggio, porta dal luogo che ha visitato, un oggetto, un’immagine, allo stesso modo porta in dono qualcosa a chi avrà avuto pazienza di leggere fino a qui.

E a proposito di dono vorrei lasciare alcune parole di Flavio Montanari ( amico comune a molti dei partecipanti al convegno ) e una poesia di Maria Lisma che dall’esperienza del convegno è nata.

Ogni tanto, quando occorre, per cambiare è necessario saper SOLCARE IL MARE ALL'INSAPUTA DEL CIELO (questa forse la frase più bella che l'umanità abbia mai pronunciato)

Frase dedicata al Castello dei Destini Incrociati:

"Ognuno deve fare i suoi percorsi in tutti i sensi nel caos e nella semplicità nell'adattamento e nelle aspettative nel fermarsi e nel cercare c'è un tempo per tutte le cose e per tutti gli incontri se uno cerca è perché vuole andarese uno è certo è perché vuole restareo si cerca la persistenza o si cerca il cambiamento c'è un tempo per l'una e per l'altra e uno non saprà mai se era meglio la persistenza o il cambiamento questa è la nostra libertà nel caosma noi siamo nel caospensare che siamo nella libertà è una idea che ci siamo fatti per fare tornare i conti.."

(Flavio nei primi giorni del 2000).

Lo spunto di questa manipolazione è stata dedotta dalle quattro regole della robotica di Asimov:

Fa' qualsiasi cosa che costringa gli altri ad aumentare la loro complessità;Fa' qualsiasi cosa che costringa un altro a fare un'altra cosa; Fa' qualsiasi cosa che costringa un altro a fare qualcosa che non ha mai fatto; Fa' qualsiasi cosa che, costringendo un altro a fare qualcosa che non ha mai fatto prima, costringa te a cambiare. Lo scienziato si domandava quale impatto avrebbe potuto avere sui sistemi sociali una teoria simile: Io credo che queste quattro regole siano un buon concetto di manipolazione aperta, cioè di creare occasioni di vita. "Umana era la musica naturale era la statica........""Se riesci a portare il vuoto tra le mani, allora ogni cosa diventa possibile" L'importante non è essere fortunatiL'importante è essere fortunati nelle cose importantiLa mia fortuna è che ho incontrato sempre belle persone.

Ed ecco un REGALO a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere queste mie riflessioni, a chi vorrà darmi dei suggerimenti, a chi vorrà capire: “Ti ho dato un vuoto,ti ho dato una pienezza,scartali con cura- l'uno è fragile come l'altro -e quando mi ringrazierai fingerai di non cogliere il dubbio nelle tue parole quando dirai che erano proprio ciò che desideravi. Mettili sul tavolino accanto al letto.Al mattino, al tuo risveglio,attraverso la porta del sonno saranno passati nella tua testa. Ovunque andrai verranno con te e ovunque sarai ti stupirai sorridendo per la pienezza che non puoi aumentare e per il vuoto che puoi riempire”.

Ed infine la poesia…

Per le tue dita fra i miei capelli

traccio sentieri nel vento,

e accendo lanterne sospese

ad ogni curva di cielo.

Fioriscono aspri gli arbusti

ove le pietre non lasciano terra.

In questo presente ti attendo

e altrove ti bagna la schiuma.

Ma incompiuta è l'attesa

e imperfetta si trucca speranza:

del dopo che avevo inventato,

nulla ubbidiente resta al suo posto.

Imprevista si increspa la luna

sul foglio incolore del mare:

arresa sorrido al nuovo che incede

in questo mio tempo che quasi ti amo.

di Francesco SCIACCHITANO

La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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