Ultime della sera: “Mobilità a Bordeaux"

O della navigazione prestata all'agricoltura ed altre soluzioni dalla città del vino

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
16 Giugno 2022 18:40
Ultime della sera: “Mobilità a Bordeaux

Bordeaux, capoluogo dell'Aquitania, che sorge sulla riva sinistra della Garonna, fino al 1820 non disponeva di alcun ponte che permettesse di accedere al fertilissimo territorio collinare, tutto piantato a vigneto e per il quale è famoso nel mondo.

Vero è che la larghezza del fiume in quel fiume è di tutto rispetto, rasentando il mezzo chilometro, ragione per la quale quando ci si decise, o, meglio Napoleone decise, si dovette ricorrere a ben 17 arcate, ma lascia i riflettere che, in precedenza, non ci avessero pensato nemmeno i romani, il cui insediamento, Burdigala, pure piazzato sulla riva sinistra, appariva già di tutto rispetto, disponendo pure di un anfiteatro.

La mia guida, edita dall'autorevolissimo Touring club italiano, lo spiega con il 'totale disinteresse della città, che viveva di traffici oceanici, verso il territorio circostante'. In realtà, i traffici oceanici della città si basavano, soprattutto, sul prodotto del circostante territorio, ossia quel vino, famoso fin dal dominio inglese sull'Aquitania nel XV secolo, che della città porta lo stesso nome. Che, però, in città arrivava via fiume, a bordo delle gabarre, tipiche imbarcazioni a fondo piatto, rappresentando i fiumi sbarramenti o vie di comunicazioni, a seconda di come l'uomo vi si approcci.

La città di Bordeaux sembra esaltare questa riflessione non solo per la via d'acqua fluviale. Ai principi della ferrovia, infatti, la stazione di Bordeaux si trovava sulla riva destra, ovviamente in corrispondenza dell'ancor nuovo pont de Pierre. Successivamente si preferì accogliere i treni nel centro, opzione che rese necessario realizzare un ponte ferroviario, la cui struttura metallica a traliccio, se appare familiare, è solo perché in effetti lo è, essendo opera di Gustave Eiffel, cui la città ha dedicato un liceo.

Su questa stazione, detta di Saint Jean, non convergono però solo i binari ferroviari, ma anche quelli del nuovo tram cittadino che, articolato su una mezza dozzina di linee, percorse molto di frequente, rende di fatto superfluo il ricorso a qualunque altro mezzo di trasporto, a cominciare, ovviamente, dal veicolo privato, peraltro molto mal tollerato in città, salvo che in periferia. È vero, molte altre città dispongono di efficienti reti tranviarie, a cominciare dalla nostra Milano. Ma a Bordeaux la rete di inizio secolo scorso era stata smantellata, perché ritenuta d'intralcio. Re melius perpensa, un secolo dopo ci hanno ripensato, restituendo alla città, dal 2005, un sistema di trasporto rapido e confortevole.

La rete tranviaria, che non è separata da alcuna barriera fisica rispetto alle strade asfaltate che attraversa o di cui condivide il percorso, si è altresì rivelata un'opportunità, laddove segua un tracciato esclusivo, per incrementare il verde urbano, mediante trasformazione in prato del sedime ferroviario, salva l'emersione dei binari, soluzione che si sta diffondendo in tutta Europa.

Ma dove il conflitto tra varco e muro si esalta, racchiudendosi in un'unica opera, destinata a risolverlo, previo impegno di non comune genio non disgiunto da apprezzabile gusto estetico, è nel terzo ponte di Bordeaux, il più recente, quello di Jacques Chaban-Delmas, concepito per incrementare la viabilità urbana dei nuovi quartieri a nord di Bordeaux senza pregiudicare la possibilità di ricevere in pieno centro le grandi navi da crociera, che possono profittare di un fondale di ben 10 metri. Il problema è stato risolto con un ponte che possiamo definire 'alzatoio', costituito da due coppie di alte torri, accessibili con due rampe dalle opposte rive, e contenenti una campata centrale, lunga 117 metri, in grado di scorrere in altezza lungo le torri fino ad una elevazione di 53 metri, e di ridiscendere al piano stradale, costituito da sei corsie.

Questa meraviglia architettonica, inaugurata nel 2013, presidia un quartiere recente, ma di grande interesse per la città, dato che ospita la formidabile, in termini di robustezza, base dei sommergibili tedeschi della Seconda guerra mondiale, oggi riconvertita a museo digitale, e la Cite' du Vin, ospitata in una struttura avveniristica, ed adibita alla promozione del vino Bordeaux in tutti i suoi aspetti, anche con riguardo al territorio, oggi una delle maggiori attrattive eno-gastronomiche mondiali. Il maestoso complesso della Cite' du Vin è circondata dalle foto di famiglia di tutti i produttori della Regione. Lo segnalo perché la mia rinomatissima guida del TCI non ne fa cenno alcuno, come del resto del ponte.

Tutto questo, ed anche altro, mi è stato possibile visitare grazie a voli diretti low cost dalla Sicilia occidentale, altra terra di dolci colline formidabili produttrici di nettare di Bacco, come il bordolese (così si chiama il territorio) e come il bordolese pure scoperto dagli Inglesi, i quali "non potendo coltivare la vite, sono costretti a bere acqua calda, a meno di non importare il nostro vino" 'come dicono con malizia i francesi' , ma potremmo dire pure noi. Già noi. Cosa ci distingue, in fondo da loro? Quando lo chiedevano al sommo Pino Caruso, lui rispondeva: "La Sicilia ha tutto! Gli manca solo il resto...'

di Danilo MARINO

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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