Passando da via Messina Marine, a Palermo, si vede una colombaia ormai in disuso. Diverse volte ho fantasticato pensando a come poteva essere. E quasi come una risposta ai miei pensieri è arrivato il film di Emma Dante. Emma Dante, regista palermitana, ha portato sul grande schermo Le sorelle Macaluso, già spettacolo teatrale. Presentato a settembre alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, viene proiettato in questi giorni nelle sale italiane. La regista tiene a chiarire che nella trasposizione dallo spettacolo teatrale al film, la storia subisce dei cambiamenti, soprattutto perché l’azione si sposta dentro una casa.
Il film racconta la storia di cinque sorelle, della loro casa e della colombaia che accompagna il corso della loro vita. “È la storia di una famiglia di donne”, dice la stessa regista, “che vivono insieme e non si separano mai.
La vita che va oltre la vita”. Gli uomini non sono presenti o hanno dei ruoli marginali, così come dei genitori non si sa nulla. Esistono solo le sorelle, che sanno fare tutto: sistemare la casa, guadagnare, preparare i panini per andare al mare, prendersi cura l’una dell’altra. Le sorelle Macaluso sono appunto cinque: Maria che ama la danza, Pinuccia bella e vanitosa , Lia ,”quella strana” che ama la lettura, Katia che organizza tutto e, Antonella la più piccolina. A fare da cornice la colombaia e soprattutto la casa, che hanno vita propria anche quando le sorelle non ci sono.
Emma Dante con le sue inquadrature dà vita agli oggetti, allo spazio occupato dai mobili, che, come lei stessa dice “ sono impregnati di vita e ci sopravvivono”, come il Pinocchio abbandonato su una sedia o la credenza vintage, dove c’è il servizio buono e ci sono le navi dipinte sulle ante centrali. Un evento drammatico segna le loro vite, cambiandole per sempre. “Era una giornata così bella”, dice Pinuccia, ricordando il momento più drammatico della loro storia familiare. Le ragazze avevano deciso di andare al Charleston a Mondello, un posto dove va solo chi ha la tessera o chi ha la faccia tosta di scavalcare.
Non hanno molti mezzi per vivere, le sorelle Macaluso, se non l’affitto delle colombe per i matrimoni, che dopo poche ore rientrano nella loro casa. Le ragazze, sono felici e spensierate: giocano, cantano, si buttano in acqua vestite. Poi l’imponderabile. La cosa assurda che non ti aspetti mai nella vita. Emma Dante è bravissima a non presentare mai la scena, ma a farla immaginare e riprenderla in vari momenti, nel corso della vita delle donne. Il tempo passa, la tragedia ha stravolto i loro destini.
“Te ne sei andata e mi hai lasciato un chiummo” dice Pinuccia a Katia, quando questa va trovarle periodicamente. Katia risponde che lei si è sposata e ha fatto un figlio. Ma Pinuccia le rinfaccia brutalmente di essersene “fottuta”. Quante volte nelle liti tra fratelli e sorelle ci si rinfacciano le cose. Quante volte ci siamo trovati tra il dovere di accudire i nostri cari e il diritto di andarcene, di fare la nostra vita, crearci una famiglia, cercare lavoro fuori, cercare una via di fuga per dimostrare di essere diversi, di essere altro, ma poi la vita ti riporta lì.
E sempre c’è qualcuno che rinfaccia qualcosa all’altro. Chi ha ragione? Chi ha torto? Nessuno, perché i fratelli e le sorelle sono come degli altri noi stessi, diverse combinazioni genetiche, quello che avremmo potuto essere di diverso se non fossimo stati noi: la sorella grassa, la folle, quella più bella. Nei rapporti tra fratelli si passa da sentimenti estremi di rivalità, di gelosia, persino pulsioni omicide e a volte addirittura l’abnegazione della propria vita a favore di un altro che ha più bisogno.
Come Pinuccia, costretta a chiudere fuori la sorella matta per poter stare in intimità col suo uomo. Ma subito dopo apre la finestra e trova Lia che le chiede: hai finito? Perché in fondo Lia è la parte “foddi” di Pinuccia. La vita è tutta lì, in quello scavare un buco per vedere cosa c’è dall’altra parte, una luce nuova, un nuovo panorama, una possibilità. Emma Dante cura i particolari, la ripetizione dei gesti nelle diverse età. Quei gesti che dividono, ma che uniscono anche, come quello del rossetto che unisce per sempre Antonella e Pinuccia.
Quanti gesti ci hanno unito inconsapevolmente con i nostri fratelli? La genetica non mente e a volte unisce i destini dei fratelli, anche se la vita sembra separarli. Bravissime tutte le attrici dalla conosciutissima Donatella Finocchiaro, a Ileana Rigano, attrice della compagnia di Turi Ferro, e già apprezzata nella parte di zia Pina nel film Picciridda (tratto dal libro di Catena Fiorello), purtroppo scomparsa di recente. Personalmente ho apprezzato tantissimo l’intensità di Simona Malato nella parte di Maria adulta.
Nel suo sguardo rivive tutta la sua vita, mentre danza vicino al fiume Oreto e ripensa alle occasioni mancate, all’unico momento nel quale è stata veramente se stessa, appena prima che tutto cambiasse. Ma la vita è beffarda. Il senso di colpa di Maria diventa il suo destino e si rivela nelle tre parole che dice dopo cena. “Lo sappiamo tutti che è stata colpa sua”. “Se mi davi retta sarebbe stato tutto diverso” Siamo bravi a rinfacciare quello che non ci piace. Ma se fossimo stati noi al suo posto? E poi siamo così sicuri che sarebbe andata diversamente? Nessuno potrà mai dirlo.
E allora? Inutile chiedersi come sarebbe stato se le nostre combinazioni genetiche fossero state mescolate diversamente. Inutile tormentarsi con rimpianti e rimorsi.L’unica cosa da fare è vivere nel presente e sognare, sognare come dice la canzone di Gerardina Trovato in una delle scene centrali del film. Splendide anche le altre canzoni come “Meravigliosa creatura” di Gianna Nannini che fa da colonna sonora ai pensieri delle sorelle, che volano via come i colombi. Commovente anche “Inverno” di Fabrizio De Andrè, cantata da Franco Battiato, che accompagna il lento scorrere della vita.
Niente rimane uguale, neanche la casa, tutto cambia. Alla fine, però, sopra ad ogni cosa, resta l’immagine delle sorelle che guardano, felici il mare. Saveria Albanese