Provo umana compassione per quanti sostengono che le amicizie non rientrino fra gli affetti stabili. Penso che non abbiano mai letto di Achille e Patroclo, o dell’Amico Ritrovato o del Piccolo Principe e della volpe, che non abbiano mai sfogliato Cicerone, Tagore, Gibran, o Foscolo, Aristotele o Epicuro…temo che non abbiano mai ascoltato “That’s what friends are for” cantata dai più famosi cantanti o “Friend will be friends” dei Queen o “Fix you “ dei Coldplay : certo, presentano delle difficoltà perché in lingua inglese, ma posso credere che neanche una volta in macchina abbiano ascoltato per caso “Una donna per amico” di Battisti, “Amico” di Renato Zero, “ Ci vorrebbe un amico “ di Venditti, “Per un amico in più “ di Cocciante, ”Amici per sempre” dei Pooh, o addirittura “L’amico è” di Dario Baldan Bembo, ? O che non abbiano mai visto “Thelma e Louise”, o “Amici miei”, “E.T”, “Il bambino con il pigiama a righe”, “Jules e Jim”, “La strana coppia”… O che non abbiano mai sentito di due amici come Gesù di Nazareth e Lazzaro? E quanto lungo ancora potrebbe essere l’elenco! Ma la ragione per cui ne ho maggiore compassione, consiste nel convincimento che non abbiano mai sperimentato delle vere relazioni d’amicizia : non hanno mai conosciuto il conforto, la consolazione, la gioia di un amico.
Non si sono mai trovati in situazione di bisogno, e non sono mai stati pronti a soccorrere un amico; non hanno mai gioito per un suo successo, non hanno mai pianto per una sua sconfitta, né mai pregato per la sua guarigione, o imprecato per una sua disgrazia. Non si sono mai permessi la libertà di piangere senza pudore davanti ad un amico, di mostrarsi feriti, delusi; non hanno mai provato l’intimità e la sacralità di stringere la mano ad un amico morente, non lo hanno mai imboccato, vestito, lavato.
Non hanno mai avuto necessità di una parola, di un rimprovero, di una carezza. Non hanno sperimentato la follia di ridere fino a piegarsi in due, di trascorrere una notte insonne, di chiedere perdono e di riabbracciarsi, di sentirsi complici e al sicuro. Per tutto questo ne ho compassione. Ma da cittadina, nutro seria preoccupazione. Trovo inquietante che in nome della salute pubblica, un governo fatto da esperti, politici, burocrati…(poco mi importa) possa sdoganare l’amicizia declassandola al livello ad un affetto non stabile e dunque non importante.
Ci dicano piuttosto che non è prudente, che sono dispiaciuti e che, pur riconoscendone il valore, ancora non possiamo frequentare gli amici, che serve prima una App, che servono dei tamponi per limitare i rischi; ci raccontino che devono usare un criterio e che nella confusione questo è l’unico che hanno saputo trovare … ma non dicano che l’amicizia non è importante. Che ne sanno di quando noi leggevamo Tom Sawer, o il libro Cuore, o I tre moschettieri, di quando ci facevamo la croce sul petto per giurarci l’amicizia per sempre, o dei bravi maestri che ci esortavano ad essere buoni amici; che ne sanno di quando, scappando da relazioni stabili pluridecennali, le mogli con gli occhi neri si rifugiano da amici accoglienti, di quando disperati per un debito i mariti vanno a bussare alle porte di un amico per avere un aiuto per dare da mangiare ai figli, o di un regalo inatteso fatto per non calpestare la dignità… State attenti signori che vantate il diritto di decidere delle nostre sorti.
Non oltrepassate i limiti. Non pretendete, in nome dell’emergenza, di misurare gli affetti come si fa con la temperatura corporea. Non esiste un termo scanner per questo. Gradiremmo l’onestà delle parole, la enunciazione autentica dei propri limiti, l’ammissione delle difficoltà in un periodo che è oggettivamente complicato. Ne siamo consapevoli. Gradiremmo una prudente esortazione alla responsabilità condivisa, se è questa che serve. Ci piacerebbe una ragionevole programmazione , una pur rivedibile calendarizzazione, ma dopo averci (quasi) convinti che si può fare il digiuno dall’Eucarestia ( e quanto ci costa !) , che i bambini possono stare chiusi in casa, qualunque sia la loro condizione, più degli animali d’affezione, che stare a casa in una villa di 300 mq con un giardino di 3000 è come stare in una casa di 40mq in una palazzina popolare… non raccontateci anche che l’amicizia non conta, non fate lo sgambetto all’umanità, togliendole l’appoggio di uno dei suoi pilastri principali, non minate le sue fondamenta.
Non insegnate alle nuove generazioni, che l’amicizia non è un “affetto stabile” ,non insegnate loro che non vale la pena di coltivare affetti, di essere affidabili e generosi. Se volete, richiamateci al senso del dovere, del rispetto della comunità… trovate altre parole : lo sapete bene che le parole hanno un senso. O dovremmo davvero pensare che non sappiate cosa sia l’amicizia, che non l’abbiate davvero mai provata, quella amicizia vera, autentica, gratuita, che non vuole niente in cambio…perché se così fosse, io tremerei: preferisco essere governata da persone vere, capaci di veri sentimenti, che da tecnocrati e burocrati che non considerano come elemento importante del benessere dei cittadini, anche tutto quello che esula dalla mera cura del corpo e che invece, è importante lenimento e nutrimento dell’anima.
Noi continueremo ad essere osservanti delle norme, ad avere rispetto degli altri, a prendercene cura, stando alla giusta distanza. Saluteremo gli amici dagli schermi dei cellulari o dai balconi, nella speranza e nel desiderio di tornare a guardarci negli occhi e ad abbracciarci come il nostro cuore desidera, ma non faremo certo tutto questo perché consideriamo l’amicizia un “affetto non stabile”. Lo faremo, ancora una volta, per amore e per amicizia. Maria Lisma