Ultime della sera, “Abelardo e Eloisa: fede e bellezza”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
14 Dicembre 2020 17:52
Ultime della sera, “Abelardo e Eloisa: fede e bellezza”

 di Francesca RUSSO     Gli eventi esterni dell'intenso e sfortunato amore fra Abelardo e Eloisa sono noti ai più. Parigi, XII secolo; Eloisa, nipote del canonico parigino Fulberto, si innamora del suo maestro di logica e teologia il famoso e brillante Abelardo.

I due diventano ben presto amanti, dopo la nascita del figlio Astralabio si sposano segretamente; purtroppo Fulberto, ostile a questa unione, fa catturare il filosofo e, con la crudele intransigenza che spesso contraddistingue gli uomini di chiesa, lo fa evirare. In seguito a questa terribile esperienza, i coniugi decidono di prendere i voti e Abelardo promuove l'ordine femminile del Paracleto, di cui la nobile Eloisa diviene badessa. La loro liaison tuttavia non si interrompe ma cambia forma, nascerà un carteggio tra i più celebri e suggestivi di ogni tempo, destinati ad affascinare ininterrottamente numerosissimi studiosi e lettori.

Il rapporto tra Eloisa e Abelardo è stato interpretato come la manifestazione più vicina al modello di erotizzazione fra l'allieva e il maestro attraverso la mediazione filosofica. Il tema non era per nulla nuovo, l'identificazione fra amore e filosofia era già stato magnificamente trattato nel "Simposio" di Platone. In questo dialogo, la sacerdotessa Diotima insegna a Socrate l'amore spirituale ma ben presto compare il giovane Alcibiade che, ebbro e avvenente, scompiglierà le carte, dichiarando il suo amore carnale per Socrate.

Amore non è un semplice lògos ma è anche eros, da cui si viene turbati e sedotti e come tale non conosce convenienze né limiti di alcun genere. L'amore, quando è un dono che ha la fortuna di essere ricambiato, vede i due attori sullo stesso piano, nessuno dei due è protagonista assoluto, si crea uno scambio di ruoli in cui chi apparentemente è più forte viene notevolmente influenzato e soggiogato da chi, altrettanto apparentemente è più debole. In questa prospettiva, se si guarda ad Abelardo e a Eloisa, l'allieva non dev'essere più interpretata secondo i paradigmi ideologici del femminismo radicale, come una figura femminile stereotipata e secondaria appiattita e messa in ombra da un uomo geniale e coltissimo , bensì la donna intelligente e appassionata che, se subisce le maggiori esperienza e cultura del maestro, tuttavia, in quanto amante privilegiata da un'intesa erotica e intellettuale, diviene domina absoluta del suo dotto amante, che gioisce a sua volta della loro schiavitù d'amore.

Lo stesso Abelardo non ha alcuna remora ad ammetterlo, in una sua lettera scrive: <<più ero posseduto da questo incanto, meno potevo dedicarmi alla filosofia e all'insegnamento... Altrettanto duro, quando passavo le notti insonni nell'amore, il dedicarmi allo studio di giorno. A lezione poi divenni così trascurato e freddo che non dicevo più nulla di geniale, ma tutto mi usciva di bocca per abitudine>>. Abelardo era talmente preso da Eloisa che tale stato d'animo che <<la cosa era tanto chiara che ormai poteva ingannare ben pochi o meglio nessuno>>.

Eloisa, d'altronde, era dotata di ingegno e raffinata cultura, come testimonia Pietro il Venerabile, abate di Cluny, secondo cui era una donna dedita fortemente allo studio della letteratura e della sapienza mondana (la filosofia). Tale cultura è ampliamente confermata dalle sue lettere, che, a mio parere tuttavia, devono essere principalmente considerate per quello che sono: lettere d'amore. Rivelatori sono passi come i seguenti: <<come tutti sanno ti ho sempre amato di un amore senza limiti>>, <<Dio sa bene che in te non ho mai cercato altro che te solo; ho desiderato esclusivamente te e non le tue sostanze>>.

Lettere private di una donna che, nonostante la violenta separazione e i successivi voti, non riesce a dimenticare i minuti dolci della passione amorosa che, quando nasce e si accompagna al comune amore per lo studio, si trasforma in un'intesa a cui difficilmente si può rinunciare. Un amore pertanto che non è semplicemente sudditanza psicologica fra l'allieva e il maestro, né agápe fra due religiosi, bensì un amore concreto, fatto di sensi e di intelletto, avulso da opportunismi e convenzioni, come la stessa Eloisa dichiara al suo Abelardo con parole di sorprendente anticonformismo e che vale la pena di riportare.

<<Chiamo Dio a testimone che se Augusto stesso, imperatore dell'universo, mi avesse fatto l'onore di offrirmi il matrimonio e mi avesse assicurato il perpetuo possesso di tutto il mondo, mi sarebbe parso più caro e più degno essere la tua meretrice piuttosto che la sua imperatrice>>   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna. Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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