Cara Zohra, sono trascorsi alcuni giorni dalla sconvolgente notizia della tua morte. Non sapevo nulla di te e non potevo conoscere la tua storia e le tue condizioni di vita profondamente ingiuste. Sei vissuta in un paese dove non ci sono leggi che tutelano i bambini poveri, costretti a lavorare nelle case delle famiglie benestanti, dove nessun ente sociale ha il compito di controllare il modo in cui vengono trattati e questo ha fatto sì che i tuoi datori di lavoro, dei mostri dal volto umano, si accanissero contro di te, piccola e indifesa.
E’ profondamente sbagliato che una nazione non sia attrezzata in modo tale da proteggere i minori, ma per quello che ti hanno fatto non è solo alla legge che si deve rispondere. Al di sopra della legge c’è la nostra coscienza, la capacità di giudizio e di scelta che ci fa capire autonomamente ciò che è giusto. Non dovrebbe essere necessaria una legge per capire che non bisogna far del male ad un bambino. Ma purtroppo gli esseri umani hanno bisogno di norme specifiche per attuare un comportamento che dovrebbe essere naturale.
Per questo è inaccettabile che in molti paesi i bambini non siano difesi dallo stato e vengano dati in pasto a persone senza scrupoli che approfittano delle loro vite e sanno che nessuno li punirà per questo. I tuoi genitori hanno acconsentito per motivi economici a farti vivere al servizio di queste persone. All’età di otto anni dovevi occuparti della casa e accudire un bambino di un anno. Sei morta per le lesioni riportate su tutto il corpo, causate dalla violenza dei tuoi carnefici. Accusati, hanno dichiarato ufficialmente che il motivo che ha scatenato la loro furia è stato che tu, forse involontariamente , hai fatto volare due pappagallini in gabbia.
Mi rifiuto di pensare che questa sia la vera causa e la considero più che altro un pretesto per coprire le vera motivazione: la loro totale assenza di umanità. Ritengo che il loro comportamento non possa trovare nessuna giustificazione sociale o culturale e che riveli la propria origine nella più profonda alienazione mentale. Cara Zohra, non posso fare a meno di pensare ai tuoi genitori. La loro disperazione dev’essere assoluta. Non potranno più vederti , parlarti, pensare al tuo futuro.
Le persone che ti hanno portato via avevano promesso loro di darti un’istruzione, ma non lo hanno fatto. Era un inganno, un imbroglio, un modo per convincere dei poveri genitori ad allontanarsi dalla loro bambina per consentirle una vita migliore. Cara Zohra, mi sento impotente di fronte a situazioni come quella che hai vissuto tu e che colpisce purtroppo tanti, troppi bambini. Mi sento sommersa da tanto dolore e riesco solo a dire <Mi dispiace>. Mi dispiace perché non ho sentito la tua richiesta di aiuto, perché le mie giornate iniziano e finiscono senza che io pensi ai milioni di bambini sfruttati, affamati, maltrattati.
Ti chiedo scusa per tutte le volte in cui ho acquistato qualcosa senza chiedermi se nella realizzazione di quel capo di abbigliamento o di quell’accessorio ci fossero le mani di un bambino che non può giocare o studiare com’è suo diritto. Mi dispiace per tutto il tempo sprecato a leggere notizie inutili, invece di approfondire la conoscenza dello sfruttamento minorile e di esprimere la mia opinione in proposito. Ora e in futuro non si deve smettere di parlarne, non si deve dimenticare l’accaduto, per evitare che si ripeta ancora una volta.
Josepha Billardello