Andando a caccia di storie, capita che qualcuna resti impigliata nel mio retino coma una farfalla ed aspetti pazientemente di essere liberata. Non sempre ricordo con esattezza come e quando l’ho catturata, ma ad un certo punto l’urgenza di volare tra le dita della tastiera si fa impellente ed ecco che la storia prende vita e si fa parola scritta, come questa che adesso vi racconto.
C’era una volta un giovane uomo che il giorno del suo matrimonio invocò in Signore e gli chiese di esaudire un solo desiderio: “Signuruzzu beddu, ti prego e ti invoco. Mandami tutti i figli che vuoi, quanti ne vuoi, li accoglierò e li crescerò tutti. Ma ti prego, ti supplico, non farmi sopravvivere ad alcuno di essi, Fammi morire prima.”.
Si vede che quel giorno le porte del Cielo erano aperte perché Dio mandò a quell’uomo ed alla sua giovane sposa undici figli, nove maschi e due femmine. Tutti i figli maschi andarono in guerra e tutti tornarono, chi dopo un periodo di prigionia, chi dopo essere stato disperso per qualche tempo, chi ferito nel corpo o nell’anima, ma tutti tornarono. E le figlie femmine crebbero e attraversarono la vita, fatta anche di malattie, di dolori, di preoccupazioni, ma anche loro crebbero e si sposarono ed ebbero figli e figlie.
Quando Sorella Morte si sedette ai piedi del letto di quel giovane uomo, ormai vecchio e canuto, lui volse lo sguardo attorno alla sua camera da letto, cercò e trovò undici paia di occhi lucidi che lo guardavano con amore, si accorse che le sue mani erano intrecciate a quelle della sua sposa, anch’ella ormai vecchia e canuta, e disse semplicemente: “Signuruzzu beddu, ti ringrazio”.
di Antonella MARASCIA
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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