Scuola e disabili: inclusione di fatto o a parole?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
28 Settembre 2020 13:00
Scuola e disabili: inclusione di fatto o a parole?

Dal 24 settembre sono aperte le porte della scuola, sia dell’infanzia, sia della primaria che della secondaria. Diverse centinaia di ragazzi hanno varcato la soglia della scuola, quest’anno in un modo del tutto “originale”. Di fatto il Covid ha dato all’istituzione Scuola l’occasione di essere nuova, di essere più presente e più attenta. Diciamolo, senza fronzoli. La scuola non è intoccabile, purtroppo, non è sempre maestra, anche la scuola sbaglia, cade e talvolta si rialza e altre no.

La scuola fatica. Anche quest’anno per carità, ma mai come ora sta lottando su un terreno delicato per garantire a tutti il diritto allo studio. Quando si scrive tutti si intende tutti, sia gli alunni normodotati che i diversamente abili. Si rischia oggi a scuola l’isolamento di alcuni bambini o si coltiva l’inclusione? Non date risposte affrettate, sono sbagliate di solito. La scuola nasce come quella comunità in cui è centrale il tema dell’uguaglianza, dentro la classe tutti i bimbi sono uguali non perché sono tutti identici ma sono uguali nella misura in cui a ciascuno viene dato un pacco di strumenti idonei per affrontare la scuola.

Un bambino che fatica a vedere la lavagna viene mandato da un oculista perché possa avere un paio di occhiali e possa vedere esattamente come gli altri che ci vedono bene e possa imparare. Perché impari oltre agli occhiali ha bisogno di un insegnante che lo stimoli, che accarezzi la sua autostima, che lo conforti, che gli stia accanto, ha bisogno di compagni a cui stringere la mano, ha bisogno di genitori che credono in lui e nelle sue possibilità. Gli occhiali, come tutto il resto, sono uno strumento idoneo ad aiutare quel bambino ad essere come tutti gli altri.

In sintesi serve una rete di persone e di cose. Questo in proporzione vale anche per tutte le altre problematicità dei bambini che vivono dentro la scuola. Bambini autistici, iperattivi, down, con la sindrome di Asperger, sindrome di Tourette, bambini sordi, sordomuti, dislessici, disgrafici e chi più ne ha più ne metta, sono bambini a cui servono strumenti. Sono bambini che hanno il sacrosanto diritto di studiare ed hanno il diritto di farlo con programmi personalizzati. Innanzitutto servono classi pronte ad accogliere.

La presenza di un bambino con certe problematicità è una ricchezza per la crescita di ogni bambino, non un limite. Miope il genitore che non riesce a comprenderlo veramente, limitato l’insegnante che non sposa questa visione di classe, di gruppo, di squadra. Una classe che accoglie e, quindi, un gruppo di insegnanti che accolgono, che sanno davvero includere sono occasione di confronto, di crescita e di maturità per tutti i componenti della classe, non solo per il bambino che ha bisogno di assistenza.

Se dentro la scuola un bambino diversamente abile o un bambino dislessico impara e cresce insieme ai suoi coetanei, senza sentirsi in colpa per il suo “difetto di fabbrica” o senza sentirsi in imbarazzo o a disagio allora la scuola, tutta nel suo complesso, ha fatto un serio passo avanti. Questa è la Scuola, quella Maestra, quella che ha davvero l’ambizione di formare uomini non solo dal punto di vista didattico ma anche e soprattutto umano. Una persona è tante cose, mi sembra l’abc.

Quindi perché un bambino si plasmi e diventi una persona ha bisogno di tante cose, di tanti stimoli, di tanta diversità. Non dimentichiamolo. Un bambino che da subito percepisce i vari colori della vita è un bambino che vedrà e disegnerà arcobaleni  con molti più colori del reale. Sfido chiunque a dire che non si è mai fermato stupito ad ammirare un arcobaleno nel cielo… Ecco forse la vera aspirazione è e deve essere quella di imparare di nuovo a vedere arcobaleni e colorarli con più colori.

Dietro quei bambini speciali ci sono famiglie che si massacrano sia in termini economici che in termini di impegni e tempo dietro specialisti. Ci sono famiglie stanche, provate, spesso lasciate sole, famiglie che lottano con le unghie e con i denti perché anche quel figlio abbia le occasioni che hanno gli altri. Quelle famiglie convivono con un grande punto interrogativo: “perché proprio a me?”. La scuola è e dovrebbe essere aiuto a sostenere quel punto interrogativo e magari anche ad alleggerirlo proprio dando a quei bimbi occasioni… O C C A S I O N I.

A fronte ai genitori stanchi ci sono anche genitori impauriti dall’altezza di quelle montagne scalate da famiglie con bambini speciali e talvolta l’ignoranza o la paura fanno partorire pregiudizio, paura, diffidenza e “razzismo”. E quelle occasioni di dimezzano a tal punto da sparire. Bambini non invitati ai compleanni, isolati a scuola, criticati perché non imparano, bambini lasciati soli con le loro zavorre, talvolta non adeguatamente assistiti o sostenuti. L’insegnante di sostegno o l’assistente di comunicazione diventano gli eroi di certe classi.

Talvolta, sono le croci. Le motivazioni posso essere molteplici, di certo non può essere occasione di discussione un articolo come questo. C’è il luogo comune che l’insegnante di sostengo o l’assistente di comunicazione di fatto non facciano nulla, prendono un stipendio per bere caffè con le colleghe e colleghi e grattarsi la testa in attesa che finisca la scuola. Davvero??? Pretendiamo per tutti una scuola con insegnanti di livello, con insegnanti di sostegno e assistenti alla comunicazione all’altezza del delicato ruolo, pretendiamo più professionalità, più capacità.

Pretendiamo più attenzione. D’altro canto rispettiamo quel ruolo, quell’insegnante. E collaboriamo. Non lasciamo tutto a loro. Gli insegnanti senza le famiglie lavorano a metà. Guardiamo anche chi ci sta accanto…non coltiviamo orticelli sempre più piccoli, che avvelenano alla fine. Cerchiamo di volere di più dalla nostra scuola, dalle nostre famiglie, da chi circonda i nostri figli. Non solo il conoscere l’alfabeto e i numeri, non solo il sapere che forma abbia la Sicilia o la Francia , non solo saper dire bye bye o good morning o sapere scrivere dentro uno quadrato o dentro un rigo.

Pretendiamo, e questo è il momento giusto per farlo, proprio ora che la Scuola procede con i piedi di piombo per garantire e mantenere la scuola in presenza e più presente, una scuola che insegni con l’esempio l’inclusione, l’accoglienza, il potere della condivisione e la responsabile meraviglia e della diversità. Gli alunni sono il futuro, ed anche gli alunni diversamente abili o gli alunni con problematicità dell’apprendimento sono alunni…ed in certi casi non solo apprendono come alunni ma sanno anche insegnare, più o meno inconsapevolmente.

Rileggo velocemente la riflessione che ho scritto nero su bianco e mi rendo conto che “…io sono diversa, io vengo da un altro pianete, io ancora vedo orizzonti dove tu vedi confini”. E voi da dove venite? Scegliete voi cosa vedere: se orizzonti o se solo confini… Maria Elena Bianco

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