Lo scorso 3 novembre la Città di Mazara del Vallo ha reso omaggio ad uno dei suoi figli più illustri, una vera eccellenza, con l’intitolazione all'architetto e docente universitario Michele Argentino (venuto a mancare il 27 settembre 2012 all'età di 64 anni) dello slargo nella parte retrostante il prospetto del Teatro Garibaldi che si affaccia sull'omonima Villa. Alla presenza del sindaco Salvatore Quinci, dell'architetto Mariella La Guidara, moglie del prof. Argentino, dei familiari, amici e collaboratori del compianto professionista mazarese, in una cerimonia “officiata” dall’arch. Mario Tumbiolo è stata scoperta la targa; presenti anche rappresenti dell’Ordine degli Architetti di Trapani (che a Michele Argentino ha dedicato la biblioteca) e la Facoltà di Architettura dell'Università di Palermo con il prof.
Francesco Monterosso, docente del Laboratorio di Design della Comunicazione. Un emozionante ricordo dell'uomo, docente, e appassionato di design è stato tracciato dall'architetto Vincenzo Cancemi (in foto da noi scattata lo scorso 3 novembre), che è stato prima allievo e poi tra i più stretti collaboratori del prof. Argentino. Questo il suo ricordo:
“A Michele, una targa collocata in bella vista…sulla facciata posteriore di un piccolo teatro. Simbolo di una cultura antica mai veramente tramontata. Un teatro del popolo fatto per raccontare storie così come dovrebbe fare ogni progetto. Michele era un po’ come questa targa, me lo ricordo spesso nelle retrovie come un paladino silenzioso a difesa di un mondo antico che non vuole e non deve essere dimenticato e che nel design può trovare un nuovo mezzo per essere raccontato. Cantastorie poliedrico sempre in primo piano, ma elegante e discreto, di storie e gesti che possono raccontare un modo differente di interpretare il futuro. Teorico di una cultura del design che vuole immaginare, creare, innovare e raccontare, senza dimenticare le proprie radici. Questo luogo mi ricorda un po’ Michele. E non posso non notare una serie di coincidenza e similitudini tratte, un po’ dalle storie ascoltate un po’ dai ricordi di episodi vissuti:
Primo. Una racconto. Un restauro, quello del Garibaldi, scaturito dalla collaborazione di forze in netto contrasto politico ma che lavorano insieme per una idea di città migliore, per restituire a Mazara il figlio del popolo. Così era l’attività didattica di Michele che spesso mediava posizioni distanti, pur di dare spazio agli studenti ed accendere un faro sul design siciliano.
Secondo. Un ricordo. Una targa posta di fronte una camminata. Perchè spesso a Michele piaceva fare una piccola passeggiata alla fine di una lezione o di una riunione. ‘Enzù accompagnami a prendere le sigarette’…era solo la scusa per chiacchierare e parlare di un modo di fare design tutto siciliano, un design che noi, alla periferia del mondo industrializzato, potevamo permetterci di fare. Così le camminate si trasformavamo in veri momenti di riflessione in cui imparare e crescere.
Terzo. Una similitudine. Un piccolissimo teatro semplice e discreto eppure con un bella storia, restaurato per tornare a raccontare. Un luogo dove il passato incontra il progetto contemporaneo. Michele era un po’ così, elegante ed interessante ma mai appariscente. Capace, nella sua semplicità, di suggerirti come ispirazione un progetto di sottopasso o il decoro del mantello di Federico II. Michele viveva così, insieme a Mariella e la sua famiglia, in un edificio storico con stanze dai soffitti affrescati che ospitavano tavoli in legno e mobili di design, progetti e prototipi di fianco a vecchie caffettiere. Libri su libri che spaziavano dalla filosofia alla politica, dalla tradizione alla cultura progettuale.
Quarto. Un’idea. ‘Mettici un quatratu’ amava spesso dire agli studenti per smorzare la tensione durante le revisioni in curi erano un po’ in palla. Per una pura casualità il decoro di questo lungomare e ricco di quadrati, un decoro che da oggi interpreterò come un invito involontarie di Michele a passeggiare con leggerezza lungo il litorale della città che amava, tutte le volte che il progetto si impalla.
Con questa targa, la città di Mazara rende omaggio ad un intellettuale, architetto e teorico del progetto sopraffino, innamorato della sua città e della sua Sicilia incluse le sue profonde contraddizioni e i suoi difetti. Un designer amico e collega di architetti e designer che la storia del design italiano ed europeo l’hanno fatta e sostenitore di quegli artigiani che custodivano storie e saperi capaci di dare linfa a quel design tutto siciliano che Michele sognava. Un mentore, per me e per molti, che non dimenticava mai di ricordare che il progetto senza etica, senza amore e senza storia non solo è un mero esercizio di stile, ma è anche un danno per la società…perchè in un’ultima analisi un accendino non è solo un accendino ma un gesto politico”.
Francesco Mezzapelle