Mazara, pericoli per i cittadini e lacune dei servizi manutentivi del Comune: il caso di Santa Veneranda.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
02 Ottobre 2014 07:37
Mazara, pericoli per i cittadini e lacune dei servizi manutentivi del Comune: il caso di Santa Veneranda.

Lunedì scorso intorno alle ore 20 sera in via Ponte Nuovo due vigili urbani sono intervenuti per chiudere al traffico quel tratto che conduce alla via Favara Scurto deviando così il traffico in via Diodoro Siculo. I due operatori della Polizia Municipale era stato chiamati d'urgenza a seguito della presenza di una grossa chiazza d'olio lasciata sull'asfalto da un mezzo, forse un auto, proprio davanti il bar Stadio. Così l'area è stata messa in sicurezza in attesa dell'arrivo di operai del Servizio tecnico manutentivo del Comune che dovevano eliminare con apposita procedura la chiazza d'olio per ripristinare la circolazione.

Purtroppo, come spesso accade, alla celerità dei vigili urbani non è seguita quella degli operai del Comune, così alle 22 transitando nuovamente in quella zona abbiamo notato ancora i due vigili urbani in attesa (vedi foto n.1) in evidente imbarazzo dopo due ore di snervante attesa. Non sappiamo a che siano arrivati gli operai del Comune per eliminare il pericolo ma certamente ciò fa riflettere sulla capacità d'intervento del Servizio, ciò è dimostrabile facendo un giro per le molte vie della città dove sono disseminate buche ed elementi pericolosi per pedoni ed automobilisti.

Un caso che ancora risulta irrisolto è quello della chiesa di Santa Veneranda che perde pericolosamente pezzi e che necessita di una sua adeguata messa in sicurezza. Lo scorso fine gennaio la chiesa di Santa Veneranda (vedi foto n.2), una delle più belle e significative del barocco siciliano, venne transennata in quanto vi era un pericolo, già però segnalato agli inizi del 2013, per l'incolumità di passanti e residenti attraverso una segnalazione arrivata al Comune dal locale Comando dei vigili urbani in quanto pezzi di tufo si erano staccati dal prospetto dell'edificio di culto.

A rilanciare la necessità di un intervento per la messa in sicurezza dell'area era stato, a maggio 2013, anche il Comando provinciale dei vigili del fuoco che inviò una nota al sindaco e dirigente comunale dei Lavori Pubblici di allora, Alberto Ditta. In quella nota il Comando provinciale dei vigili del fuoco chiese espressamente che venisse effettuato con massima urgenza un idoneo transennamento con strutture fisse sottostanti l'intera facciata della chiesa ad una distanza non inferiore di sei metri.

Ancora a fine luglio del 2013 sempre lo stesso Comando provinciale dei vigili del fuoco, dopo un ulteriore sopralluogo, inviò al Comune, alla Prefettura, alla Curia ed alla Soprintendenza ai Beni Culturali una nota nella quale si evidenziava che ancora l'intervento richiesto non era stato effettuato. Così nessuno intervento di messa in sicurezza fino ai primi giorni di quest'anno quando sono comparse le transenne che circondavano, non certamente a sei metri, forse appena tre, il prospetto della chiesa? Perché questi ritardi? E le transenne, spostate o fatte cadere, bastavano per evitare il pericolo?.

Il Comune doveva sistemare una recinzione metallica alta due metri e ad una certa distanza, ciò secondo le prescrizioni del Comando provinciale dei vigili del fuoco, cosa che finora non è stata però fatta in quanto l'area appare libera e cittadini sono ignari del pericolo che corrono transitando a piedi davanti la chiesa, ed anche quei turisti che vogliono ammirare la chiesa. Ricordiamo che davanti la chiesa vi è una scuola, lì giocano spesso ragazzi è vi è, adiacentemente alla chiesa, un centro di accoglienza immigrati.

Infine un po' di storia. La chiesa di Santa Veneranda, oggi non più utilizzata per il culto ma soltanto per manifestazioni culturali, è annoverata tra quelle di epoca normanna, è stata interamente ricostruita alla fine del XVII secolo e completata nel 1788 con l'aggiunta di due campanili a base quadrata con la loggia campanaria avente un arco a tutto sesto su ogni fronte, che terminano con una guglia a pagoda. La chiesa, annessa all'ex monastero benedettino, fu consacrata il 21 novembre 1716 dal Vescovo Castelli sotto l'abbadessato di suor Antonina Burgio.

Ha una pianta a croce greca e una cupola emisferica esternamente rivestita da un tiburio ottagonale. Il prospetto della facciata, di stile barocco, è caratterizzato da una balconata a petto d'oca in ferro battuto e da una trabeazione di coronamento.L'interno si presenta semplice con le sue nicchie, l'altare centrale in marmo e con un originale ringhiera in ferro battuto che chiude l'abside. All'interno è in oltre possibile ammirare la statua marmorea della santa attribuita a Vincenzo Gagini (1583).

Siamo pertanto in attesa che la Soprintendenza avvii un progetto per il restauro della Chiesa ad oggi sempre più pericolante.

Francesco Mezzapelle

02-10-2014 9,30

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